La Torre: ''Italia compatta da Chorzow ai Giochi''

03 Maggio 2021

Il DT traccia un bilancio della rassegna mondiale di staffette, terminata con due vittorie, l'en-plein di finalisti e la vittoria della classifica a punti.

L'Italia dello sprint è rientrata oggi dalla Polonia dopo due vittorie, un secondo, un quarto e un quinto posto alle World Relays di Chorzow. Un bottino che decreta il primo posto nel medagliere e l'en-plein di ammissioni (cinque staffette promosse su cinque) sia ai Giochi Olimpici di Tokyo, sia ai Mondiali di Eugene 2022. 

DT La Torre, con che spirito si torna in Italia? “Con un plauso incondizionato per il gruppo velocità per come ha lavorato in questi anni, in modo coeso e affiatato e costruendo un grande spirito di squadra. Più del medagliere parla la classifica a punti delle cinque gare olimpiche: siamo primi con 32 punti davanti ai Paesi Bassi (20) e al Giappone (18). È un risultato storico”.

L’Italia s’è desta? “È stata una bella prova di consistenza, ma non ci illudiamo: Tokyo non sarà una passeggiata. Non siamo diventati gli Stati Uniti dell’atletica leggera. Valutiamo la rassegna con equilibrio: da una parte siamo consapevoli che non tutte le nazioni hanno dato priorità all’evento, dall’altra abbiamo dimostrato un grande valore tecnico e agonistico; aggiungo che l’ubriacatura di sabato, che ha sugellato il nostro “5 su 5” olimpico, poteva essere pericolosa. Invece nessuno si è accontentato”. 

In call room, prima di entrare in pista per la mista, i fratelli Borlée ripetevano "Attention à l'Italie, attention à l'Italie’’. “All’estero ci guardano con grande rispetto, ma dobbiamo tenere gli occhi sulla linea del traguardo”.

Questo momento felice ha delle parole chiave? “Preparazione. Il cinque su cinque di Chorzow non è arrivato per caso. Gli atleti e lo staff tecnico federale lavorano a questo appuntamento da due anni. Abbiamo costruito un rapporto stretto e trasparente con i tecnici personali, a parliamo agli atleti con estrema chiarezza. All’annuncio delle formazioni non ci sono mai state polemiche. Chi è rimasto deluso si è subito rimboccato le maniche per guadagnarsi sul campo il posto da titolare. Grazie al lavoro certosino dello staff tecnico, capace di leggere con esattezza le reali condizioni degli atleti”.

“Un’altra parola chiave è inclusione, perché il valore di questo gruppo si è visto anche da come ha saputo accogliere, guidare e incoraggiare i nuovi arrivati. Faccio un esempio su tutti: tra batterie e finali abbiamo cambiato la formazione della 4x100 donne, spostando Irene Siragusa in prima e facendo spazio in quarta frazione a una giovane talentuosa come Vittoria Fontana; così Johanelis Herrera, dopo aver contribuito a conquistare la finale, ha visto la vittoria delle compagne dagli spalti. Eppure la prima tifosa di Vittoria, in tribuna, è stata proprio lei”. Continua: “All’interno del gruppo le rivalità sono accese e nessuno è disposto a cedere un centimetro. D’altro canto, questa capacità inclusiva è la chiave per inserire linfa nuova nella squadra senza perdere di solidità”.

“Infine aggiungerei ispirazione. Risultati storici come questo, e sull’onda di un presidente entusiasta e partecipe come Stefano Mei, possono fare da traino per gli altri settori e per l’intero movimento, attirando più ragazze e ragazzi verso l’atletica. È un momento felice che va colto. Lo stesso Sebastian Coe si è complimentato più volte con noi”.

Passiamo in rassegna le cinque staffette che hanno portato l’Italia in cima al medagliere, cominciando dalla 4x100 donne. “Un capolavoro. Nessuna di queste ragazze è nella top 50 mondiale, eppure hanno un mix di valori tecnici, umani e ferocemente agonistici che le ha portate in cima al podio. Queste ragazze hanno capito da tempo che se aggiungi valore al gruppo, questo te lo restituisce, e si sono messe a lavorare a testa bassa. Seguendo alla lettera il mantra del professor Filippo Di Mulo: il testimone va portato al traguardo”.

La 4x400 mista: “Era il nostro obiettivo dichiarato. In questi mesi ci abbiamo lavorato con cura maniacale. Davide Re, il capitano, l’aveva detto: ‘vinciamo noi’. Lui è una certezza, come lo è diventato Edoardo Scotti a 21 anni da compiere. Gia Trevisan è un concentrato di agonismo, Alice Mangione un talento nuovo che ha dimostrato di saper combattere”.

La 4x100 uomini. “Abbiamo fatto degli errori evidenti e siamo saliti lo stesso sul podio. Fa più rumore il mancato oro degli uomini della vittoria delle donne; questo perchè sono cambiate le aspettative e trascinati da individualità importanti non possiamo più nasconderci. Vedi la straordinaria frazione di Jacobs in finale, o il rettilineo di Tortu contro Simbine in batteria, senza dimenticare un Desalu sulla pista di decollo. Siamo stati aiutati dalle squalifiche di Ghana e Brasile, eppure ha vinto il Sudafrica, che in batteria ci eravamo messi dietro”.

Le due 4x400. “Vladimir Aceti torna da questa rassegna ingigantito: ha corso la frazione più veloce di tutte. Abbiamo finalmente ritrovato Alessandro Sibilio. La 4x400 donne ha saputo farsi valere nonostante il quartetto stravolto e l’assenza di due carichi da novanta come Borga e Chigbolu”

Come prosegue il cammino olimpico dell’Italia? “Con una serie di appuntamenti chiave, a partire dalla Coppa Europa di lanci, aspettando Leonardo Fabbri. E poi Savona dove rivedremo in pista Tortu e Jacobs, l’uno contro l’altro in una rivalità che fa bene a tutta l’atletica. La Coppa Europa di marcia dove schieriamo tre big come Palmisano, Giorgi e Stano per ribadire il ruolo chiave della marcia italiana in Europa. Nel percorso verso ii Giochi saranno fondamentali l’Europeo a squadre, sempre a Chorzow, il Golden Gala e infine gli assoluti. Ci aspettano 60 giorni di fuoco per approcciare Tokyo nel modo giusto: lavorando a testa bassa”.

a.c.s.

LE FOTO (di Giancarlo Colombo/FIDAL) - WORLD RELAYS, LE BIO DEI 28 AZZURRI - RISULTATI/Results – TUTTE LE NOTIZIE 

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