La costanza di Kipchoge

28 Settembre 2015

Il keniano, vincitore a Berlino, in carriera ha corso 5 maratone su 6 ad una media di 2h04:30

di Giorgio Cimbrico

Nella sua seconda vita, passata sull’asfalto e non più sulla gomma della pista, Eliud Kipchoge non sbaglia un colpo, anche quando ha che fare con solette ribelli. “Le scarpe le avevo provate in Kenya e andavano benissimo, ma qui ho avuto problemi sin dal primo chilometro”. Dal 16esimo, poi, i problemi sono diventati imbarazzanti e fastidiosi: appendici facevano capolino dalle scarpe giallo-brillante e andavano a schiaffeggiare le caviglie. “Puntavo al record del mondo, non è venuto. Tornerò a Berlino tra un anno e vedremo”.

La vittoria con un record personale e un mondiale stagionale, 2h04’00” (a 1” da Gebrselassie) che lo conferma e lo rafforza al sesto posto tra i migliori performer di tutti i tempi, è la quinta in sei maratone corse a una media attorno alle 2h04’30”. Unica sconfitta, nel 2013, quando sempre nella capitale tedesca, alla seconda esperienza sulla distanza, finì in 2h04’05” alle spalle di uno Wilson Kipsang da record del mondo portato a 2h03’23”.

A questo punto, è lecito aprire una parentesi sul percorso della maratona settembrina che gli organizzatori hanno ribattezzato “la più veloce pista al mondo”. E’ quella di 42 chilometri e 195 metri che termina poco oltre la Porta di Brandeburgo anche se, a dire il vero, berlinese è anche la pista più veloce del mondo in senso classico, quella all’interno dell’Olympiastadion: 9”58 e 19”19 sono stati concepiti lì dal più fulmineo Usain Bolt della storia. E’ un fatto solido che i primi sette della storia abbiano firmato a Berlino i loro vertici cronometrici e sette volte siano stati annotati progressi del record del mondo, con caduta delle barriere delle 2h05’,delle 2h04’ e delle 2h03”.

Kipchoge, che viene dal distretto Nandi, una delle zone più prolifiche, non ha ancora raggiunto i 31 anni ma ha alle spalle una carriera lunga e importante, aperta dodici anni fa allo Stade France di St Denis quando, da junior, in fondo a un finale emozionante, si concesse il lusso di piegare Hicham El Guerrouj e Kenenisa Bekele e diventare campione del mondo dei 5000. La distanza gli ha dato anche il bronzo olimpico ad Atene (dietro i due che aveva sconfitto a Parigi) e l’argento a Pechino, alle spalle del’etiope. Con 12’46”53 è il quarto di sempre.

Dopo assaggi stradaioli nel 2012, l’esordio in maratona è dell’anno successivo, con vittoria ad Amburgo in 2h05’30”. Non male da matricola. Pochi mesi dopo, l’unica sconfitta, quella ad opera di Kipsang e così da considerare assai onorevole. A seguire, quattro impegni e quattro vittorie: Rotterdam 2014 in 2h05’00”, Chicago 2014 in 2h04’11”, Londra 2015 in 2h04’42”, Berlino 2015 in 2h04’00”, ottenuto dopo passaggi in 29’19” ai 10000, 58’39” ai 20km e 1h01’53” a metà gara. Dopo 32 chilometri Eliud è andato in avanscoperta e ha rifilato un minuto abbondante a Eliud Kiptanui, 2h05’22”.

L’insieme dei risultati raccolti in queste tre stagioni assegna a Eliud, che ha una certa somiglianza con Ray Sugar Leonard, il titolo non ufficiale di campione mondiale di costanza a livelli elevatissimi. Uno degli adagi dell’atletica sostiene che chi è capace di costruire un telaio di risultati così formidabili, sia pronto a un grande acuto. Nel caso di Kipchoge, è molto probabile. Scarpe permettendo. Il Bikila del 1960 non ebbe questi problemi.

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