Lalli: ''Fate atletica con il sorriso''

24 Marzo 2019

Il finanziere campione europeo del cross 2012 incontra i ragazzi della scuola di Tivoli: "Anni difficili per gli infortuni, mi sento come un leone in gabbia. Ma non mi fermo"

Prosegue con successo l'iniziativa "A scuola con gli azzurri": i ragazzi della scuola di Tivoli, allo stadio Olindo Galli, hanno avuto l'opportunità di conoscere Andrea Lalli (Fiamme Gialle) campione europeo del cross nel 2012. In questa intervista il racconto della sua carriera e dei momenti più emozionanti.

Chi è Andrea Lalli e che hobby ha?

Sono un atleta mezzofondista: ho iniziato da ragazzo con il mezzofondo veloce poi ho continuato con le distanze un po’ più lunghe e adesso mi sto spostando sulla maratona. Di hobby ce ne sono tanti, ultimamente mi piace andare in bicicletta.

Come è stato fare lezione ai giovani delle Scuole di Atletica?

È stato bello, mi sono divertito tantissimo! A me piace veramente tanto stare a contatto con i ragazzi e spero di diventare anche io allenatore un giorno.

Quale è stato il tuo percorso da atleta?

Io giocavo a calcio ed ero stato notato anche da squadre importanti, a me correre non piaceva proprio. Mia madre però diceva di vedere in me una dote, le piaceva il mio stile di corsa che aveva potuto osservare in alcune gare a cui avevo partecipato con la scuola e secondo lei ero più bravo a correre che a giocare a calcio quindi mi ha “obbligato” a fare atletica. Questo successe proprio quando avrei dovuto firmare il cartellino per una squadra abbastanza famosa perciò scappai addirittura di casa ma poi grazie anche alla pazienza del mio allenatore mi sono avvicinato gradualmente all’atletica fino ad arrivare a dove sono ora.

Sei stato campione europeo di cross da junior, da under23 e da assoluto: quale è stata la tua campestre più bella e l’emozione che hai provato nel vincerla?

Sicuramente quando ho vinto il primo campionato europeo. Il campionato era in Italia ed io ero giovane, categoria juniores. È stato bellissimo, anche se mi ero preparato bene è stato inaspettato. Vincere una medaglia a livello internazionale, salire sul primo gradino del podio e cantare l’inno davanti a tutti i compagni e alla Nazione è stata un’emozione grandissima e irripetibile.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere la strada della maratona?

Come atleta sono più portato per le distanze lunghe quindi ho pensato che sarebbe stato giusto puntare sul mio lato di forza. Con la maratona poi è sicuramente più semplice aspirare a medaglie internazionali anche se ad oggi, dopo averne fatte cinque, non sono ancora riuscito a esprimere il mio valore perché negli ultimi anni ho avuto dei problemi ai tendini d’Achille, sono stato sfortunato.

Il momento più complicato della tua carriera?

Sono questi gli anni che mi stanno mettendo più a dura prova, vengo da quattro anni di infortunio e una serie di operazioni ai tendini quindi mi sento un po’ come un leone in gabbia che vorrebbe fare tanto ma non può. Cerco comunque di restare motivato e di non fermarmi mai.

Il tuo allenamento più bello, quello che ti ha dato la convinzione e la sicurezza di poterti esprimere al meglio in gara?

Uno degli allenamenti più forti lo feci quando la federazione mi chiese di partecipare ai Campionati Europei Assoluti anche se io ero ancora under 23. L’allenamento fu veramente bello, forse il più forte della mia carriera ma in un giorno troppo vicino alla gara infatti poi non riuscii a dare il massimo durante quei campionati.

L’importanza del tuo allenatore nella tua crescita come uomo e come persona?

L’allenatore per un atleta è come un secondo padre, si passa molto tempo insieme quindi è importante avere una grande fiducia e una grande stima del proprio tecnico. Io sono stato fortunato, il mio primo allenatore era un ex velocista e metteva molta passione nel lavoro che faceva con me, credeva nelle mie potenzialità e questo mi ha permesso di appassionarmi molto a questo sport, è stato bravo nel crearmi una società di atletica e nel trovarmi un gruppetto di ragazzi con cui farmi allenare perché comunque l’atletica è uno sport duro e farlo in compagnia è molto d’aiuto. In seguito ho cambiato allenatore, mi sono affidato ad un tecnico che pur non avendo grande esperienza come allenatore era stato un grande atleta e anche questo mi è servito tanto nel mio percorso.

Il tuo atleta preferito, chi hai avuto come modello a cui ti ispiravi?

Quando ero piccolo guardavo sempre con grandissima ammirazione gli atleti keniani, non avevo un modello in particolare.. mi ricordo Kenenisa Bekele un etiope che batteva tutti i record del mondo quindi prendevo un po’ lui come esempio.

Obiettivi per il 2019?

Il mio obiettivo principale al momento è quello di dare costanza all’allenamento, cosa che non ho potuto fare ultimamente per i vari infortuni, dopodiché potrò iniziare a programmare la stagione. Il mio sogno più grande è di partecipare alle Olimpiadi visto che finora non mi è stato possibile, infatti proprio in occasione di ognuna delle ultime quattro edizioni ho subito un operazione.

La tua seduta di allenamento preferita?

I miei allenamenti preferiti sono le variazioni di ritmo, i fartlek. Ho sempre patito correre in pista e vedere il cronometro che a volte segnava un tempo più alto di quello che mi ero prefissato, preferisco correre in libertà, a sensazione.

Andrea ci racconti un aneddoto divertente di qualche trasferta di gare?

Sinceramente non ne ho, non è mai stato divertente.. (ride).

In gara ho sempre sentito una forte tensione che ovviamente negli anni ho imparato a gestire, in particolare mi ricordo un episodio: ero al primo anno da cadetto e avevo una paura terribile di gareggiare, io a scuola non volevo mai andare ma proprio il giorno in cui dovevo partire per il Criterium Cadetti me ne scappai a scuola pur di non andare a fare questi campionati. L’autobus con tutta la rappresentativa mi venne a prendere a scuola e il preside mi fece chiamare in classe dicendomi “Ma cosa stai facendo?Devi andare a rappresentare il Molise!”.

Cosa consiglieresti ai ragazzi che si avvicinano adesso all’atletica leggera?

Di affrontare sempre tutto con il sorriso sulle labbra, l’atletica è sacrificio e fatica ma se si affronta con lo spirito giusto diventa tutto più semplice. Credo che bisogna divertirsi e vivere allenamento e gare con serenità, se fai un buon allenamento è matematico che porterai buoni risultati.

di Beatrice Pisani 


Andrea Lalli con i ragazzi della scuola di Tivoli


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