Le stelle azzurre dell'anno
30 Dicembre 2014di Giorgio Cimbrico
Seconda parte del ranking azzurro del 2014. Dopo gli uomini oggi in primo piano ci sono le donne dell'atletica italiana. Tra medaglie e primati, cinque storie e cinque protagoniste indiscusse dell'ultima stagione.
Libania GRENOT
Più libellula che panterita a Rovereto, quando ha pensato – e confessato – di sognare la magia del 49”99, ha ripiegato le ali e snudato gli artigli al Letzigrund realizzando di dover recitare la parte più scomoda, quella della favorita, per forza di tempi e di campo delle partecipanti. Non era mai accaduto che un’azzurra diventasse campionessa europea dei 400 e il titolo vale il vertice del ranking all’allieva di Loren Seagrave, alla ragazza che da qualche giorno può lasciare le coste della Florida e approdare nella Cuba natia, una delle isole nella corrente che all’atletica hanno dato molto. All’Italia hanno dato questa felina dalla muscolatura eccezionale (il parere è di Seagrave) che, prossima puntata, vuole un posto nella finale al Nido d’Uccello pechinese. E non per onor di firma, come si diceva una volta.
Valeria STRANEO
Nel derby tra le attempate, la francese Christelle Daunay (40 anni ad inizio del mese) ha la meglio sulla donnina dagli occhi color del fiordaliso, che ad aprile ne aveva fatti 38, capitana della squadra che porta a casa la Coppa Europa, un team molto maturo e molto leggero. Se le schede personali rispondono al vero, chilo più, chilo meno, 260. Seconda come a Mosca mondiale, pagando nel finale il durissimo percorso zurighese, ma domandolo in 2h25’27” che, trasportato su rettilinei filanti, permette l’asportazione virtuale di un paio di minuti. A New York deve affrontare per la seconda volta vento impetuoso e temperature basse, si stacca sull’interminabile e micidiale First Avenue, ma riesce a chiudere dentro le prime dieci. Ora, focus su Rio. Il suo ultimo urrah?
Eleonora GIORGI
Tra lo spirare dell’inverno e l’inizio della primavera, la bocconiana fa… a bocconi le tavolette dei record italiani: quello indoor dei 3000, quello assoluto della 20km, quello dei 5 km che, portato a 20’01”, è anche limite mondiale. Sulla distanza che conta, marciata in 1h27’05”, è quinta al mondo, la stessa posizione che conquista in Coppa del Mondo a Taicang, nella gara che scandisce le posizioni nelle liste mondiali dell’anno. Qualche problema fisico le impedisce di puntare al podio europeo, inseguito nel frenetico su e giù lungo il Limmat. Ancora quinta, ma se quello cinese era stato salutato con gioia, questo è all’insegna del rammarico.
Federica DEL BUONO
Quarant’anni dopo Paolo Pigni, un’altra ragazzina che agli amanti dell’arte non può non ricordare certe ballerine dipinte o modellate da Edgar Degas. Fisico delicato, ma gambe lunghe e baricentro alto (fosse ancora tra noi, Gianni Brera ne sarebbe compiaciuto), sta ripercorrendo il cammino della mamma del mezzofondo italiano. Aspettando che il tempo detti nuove strategie (nel suo futuro i 5000?), non resta che continuare a portare avanti questo tentativo di vite parallele tra Paola, che ha una imponente panoplia di record personali che partono dai 400 per chiudersi con la maratona, e Federica. La progenitrice fu terza agli Europei ateniesi del ‘69, l’erede è finita quinta a quelli zurighesi di qualche mese fa, il suo esordio sul palcoscenico importante. Sui 1500 e sui 3000 Paola tiene per il momento vantaggio su Federica: 4’02”85 a 4’05”32, 8”56”6 a 9’01”38. Sugli 800 il sorpasso è già avvenuto: Pigni ha chiuso la carriera con 2’01’95, Federica l’ha cominciata con il 2’00”58 reatino. E’ l’Attesa. Con la maiuscola.
Antonella PALMISANO
Nona a Taicang, in 1h27’51” (quinta italiana di sempre a livello cronometrico), nona nelle liste mondiali dell’anno. E settima a Zurigo, offrendo un assetto tecnico, o quel che più semplicemente può essere etichettato “stile”, che alcune delle quali che le finiscono davanti non possono che invidiare alla tarantina. Sbocciata nella Don Milani di Tommaso Gentile, Antonella ora marcia sulla strada della piena maturità sotto la guida di Patrizio Parcesepe a Castelporziano.
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