Livio Berruti, la festa è da campione

20 Maggio 2019

Tanti sportivi a Torino nella serata per gli 80 anni dell’oro olimpico dei 200 metri ai Giochi di Roma 1960: tra i presenti Filippo Tortu

di Giorgio Cimbrico

Voci, ricordi, parole, emozioni nella piovosa serata torinese per gli 80 anni di Livio Berruti: l’homenaje va in scena all’Isef che ha eletto a presidente onorario l’uomo del 3 settembre 1960, l’impresa che deve essere scritta a lettere maiuscole, tutte e sette.

Un salone e una maxi-tenda con colonna sonora di jazz caldo, con molti volti che hanno regalato o stanno per regalare momenti incandescenti: Giusy Leone dai capelli candidi (quel bronzo sui 100 andrebbe ben rilucidato), Sara Simeoni in una forma degna di trent’anni fa, Eddy Ottoz con una barba da maître à penser e il solito spirito acuminato, Maurizio Damilano per ricordare che il Piemonte sa essere fulmineo ma è anche fatica lunga e abnegazione, Pierin Gros che dal cancelletto balzava come una tigre, Erminio Azzaro che sta per compiere il mezzo secolo del suo grande euro-momento allo stadio del Pireo, Gianfranco Baraldi che gli aficionados ricordano per la sua corsa calligrafica, Filippo Tortu che rappresenta il futuro e si ritrova a perfetto agio con il passato, anche quello profondo.

Livio sceglie proprio il suo erede - qualcuno, osservando vecchi filmati che scorrono sul maxischermo, azzarda trattarsi di reincarnazione - per indicare che c’è “chi porta avanti una missione”. E Pippo, fibre veloci e dialettica in continuo progresso, risponde: “Lo sport è emozione e in Livio c’è l’amore per quello che è stato intrapreso, c’è il rispetto, c’è la cultura del gesto, c’è la semplicità, c’è l’ironia. È sempre stato il mio modello e continua a esserlo anche se è molto più giovane di me”. Già, vent’anni (moltiplicati per quattro) appena compiuti mentre Pippo dista meno di un mese dai 21, l’età di Berruti quando interpretò il suo pomeriggio dei pomeriggi.

“Un punto di riferimento per l’atletica e per lo sport italiano. Vedere Livio al fianco di Pippo non può che offrire gioia e spingere alla speranza”, sintetizza Alfio Giomi, che in momenti come questi veste i panni del suiveur più appassionato, vicino alla commozione.

“Ho avuto la fortuna di averlo come dirigente quando gareggiavo per la Fiat, ma il ricordo più coinvolgente è legato a quella bottiglia di Bonarda che mi portò a Brescia, il giorno del mio primo record del mondo. Mi tirò su il morale”: e qui la voce narrante è quella di Sara Simeoni e il flashback riporta al 4 agosto 1978. Quel doppio 2,01, che si materializzò in meno di quattro settimane, riporta al doppio 20.5 concepito in un paio d’ore.

Assedio a Livio che finisce con i crampi alla mano destra (strette, autografi) senza mai perdere il suo spirito leggero, riassunto nell’ultima “operina” di Gpo, Gian Paolo Ormezzano, un instant book a fumetti distribuito ai 500 radunati sotto il tendone. In una delle vignette, immancabile, l’episodio di Genova, quando Ormezzano e Livio, al ritorno da Roma ’60, vennero fermati da un agente. Quella 500 correva troppo, aveva le ali ai piedi.

SEGUICI SU: Instagram @atleticaitaliana | Twitter @atleticaitalia | Facebook www.facebook.com/fidal.it



Condividi con
Seguici su:

Pagine correlate