Luigi Beccali nella Walk of Fame
19 Dicembre 2017Ripercorriamo la carriera del mezzofondista azzurro, campione olimpico nel 1932 e primatista mondiale dei 1500 metri, che ha appena fatto il suo ingresso nella Walk of Fame dello sport italiano
di Giorgio Cimbrico
Se Jules Ladoumegue venne portato in trionfo dai tozzi giocatori di rugby del Racing, l’omaggio a Luigi Beccali per aver uguagliato in 3:49.2 il record del mondo del francese venne dai compagni della squadra universitaria cui era toccato, con i colleghi di un buon numero di paesi, dar vita ai Mondiali del ’33, in uno stadio torinese nuovo di zecca che avrebbe ospitato alcune partite del torneo iridato di calcio, vinto dall’Italia di Vittorio Pozzo, e la prima edizione degli Europei, un altro punto saldo e caldo nella vita di corsa del milanese purosangue dai capelli ordinatamente ravviati all’indietro con scriminatura centrale, dal campione che ha vestito il “royal blue” della Pro Patria. Quel 9 settembre 1933, alle sue spalle, a sei decimi, finì Jack Lovelock: il nome del neozelandese tornerà e ritornerà sino a formar quasi una vita parallela.
Luigi, per tutti Nini, aveva 26 anni, era campione olimpico dei 1500 e di lì a otto giorni, senza aver mai inteso interpretare il ruolo di cacciatore di record, realizzò, in pieno accordo con il mentore Dino Nai che il momento era giunto e l’occasione era offerta da un Italia-Inghilterra di fine stagione: all’Arena di Milano, che al tempo aveva un anello di 500 metri, passò gli 800 in 1:59.4, corse gli ultimi 300 in 42 secondi e scese di due decimi, sino a quel 3:49.0 che lo liberava della compagnia di Ladoumegue che, accusato di aver ricavato denaro da alcune sue esibizioni, non era sceso in pista al Coliseum, affiancandosi, nella lista dei grandi esclusi dai Giochi di Los Angeles, a Paavo Nurmi.
La scena si sposta fatalmente all’indietro, al 4 agosto 1932, a uno stadio dalle arcate classicheggianti gremito di 65.000 spettatori, a una finale che il canadese Philip Edwards e l’americano Glenn Cunningham interpretarono come un testa a testa, una questione privata. Non avevano fatto i conti con il britannico John Cornes e soprattutto con Nini. L’ultimo giro diventò una caccia all’uomo: Cunningham venne agganciato sull’ultima curva, Edwards quando il rettilineo finale era stato ormai imboccato. Con 3:51.2 il record olimpico del finlandese Harry Larva, firmato quattro anni prima a Amsterdam, venne demolito di due secondi spaccati. La mattina dopo, al Villaggio Olimpico, gli azzurri improvvisarono un tappeto rosso che venne solcato dai piedi magici di Beccali. L’acrobatico Douglas Fairbanks e Mary Pickford, fidanzata d’America, vollero incontrare l’italiano dal sorriso ribaldo e dal finale elettrico. Non è noto se abbiano fatto a Nini offerte per una sua apparizione sul grande schermo ma è certo invece che il suo amore per l’America ebbe inizio in quei giorni felici.
Tre anni dopo il record del mondo all’Arena, il 4 agosto 1936, Berlino olimpica mandò in scena quella che per trama, cast, svolgimento, risultati prodotti, viene considerata una delle più grandi gare di tutti i tempi. Al via, sei dei primi sette di Los Angeles, a cominciare da chi - Luigi - metteva in palio la corona, arricchita dai record mondiali del ’33. Lovelock, settimo quattro anni prima, era salito in quello stesso anno sulla cresta dell’onda vincendo, con il record del mondo in 4:07.6, il miglio dell’incontro universitario tra la selezione americana di Princeton/Cornell e quella britannica Oxford/Cambridge. Lovelock, studente di medicina a Oxford grazie a una borsa di studio Rhodes e campione ai British Empire Games del ’34, stava studiando su se stesso gli effetti di uno sforzo prolungato. Alla disfida berlinese mancavano soltanto William Bonthron che a Milwaukee aveva ritoccato il record di Beccali portandolo a 3:48.8 ma aveva fallito ai Trials, e il piccolo e occhialuto britannico Sydney Wooderson, che dopo la semifinale lamentò una frattura alla caviglia: avrebbe avuto il suo momento di gloria un anno dopo, a Londra, con il record mondiale del miglio portato a 4:06.4.
Cunningham prese la testa nel primo giro, per esser rilevato dallo svedese Ny che alla campana provò un attacco. Da dietro sbucò Lovelock che offrì un primo, forte cambio di velocità. Cunningham lo seguì e ai 300 finali notò un certo rallentamento da parte del neozelandese. Era solo una tattica ben pianificata: Jack ripartì violento e chiuse in 3:47.8 (42.4 gli ultimi 300, 27.2 i 200 finali), un secondo netto sotto il vecchio record trascinando Cunningham al secondo tempo di sempre, 3:48.4. Per la medaglia di bronzo Beccali regolò l’americano Archie San Romani e il canadese Philip Edwards esprimendosi in 3:49.2 ai suoi massimi livelli. “Ma avrei potuto far meglio se chi comandava non mi avesse costretto al riposo scombussolando il piano che io e Nai avevamo preparato per l’avvicinamento alla finale”. Certe vecchie teorie faticavano a finire nei ripostigli delle cose inutili o dannose. Nini raccontava che, prima di passar sotto le cure di Nai, aveva ricevuto l’ordine di bere pochissimo. “Ma lei cosa fa? Corre? E allora beva quanta acqua vuole”, si stupì un medico trovandolo vicino alla disidratazione.
Di quegli scontri memorabili rimane una magnifica foto, scattata poco prima della guerra in un ristorante di New York: Beccali, Lovelock e Cunningham sono eleganti e sorridono all’obiettivo. In quella città Lovelock sarebbe morto dieci anni dopo, cadendo tra i binari della stazione di Brooklyn, e Nini stava per iniziare una serie di attività che l’avrebbe portato più tardi nel campo dell’import-export, specie in campo vinicolo, e a ottenere, a metà degli anni Cinquanta, la cittadinanza americana senza mai dimenticare una parola di milanese. Era nato dalle parti del Redefossi e ne era orgoglioso.
LE STELLE DELL’ATLETICA - L’atletica ora ha 16 campioni nella Walk of Fame, il percorso lungo viale delle Olimpiadi, al Foro Italico di Roma, dedicato alle leggende dello sport italiano e inaugurato nel 2015, con una targa personalizzata per ognuno dei nomi celebrati. Le 16 stelle dell’atletica in ordine di data di nascita sono Dorando Pietri, Ugo Frigerio, Luigi Beccali, Ondina Valla, Adolfo Consolini, Giuseppe Dordoni, Abdon Pamich, Livio Berruti, Paola Pigni, Pietro Mennea, Sara Simeoni, Maurizio Damilano, Gabriella Dorio, Alberto Cova, Gelindo Bordin e Stefano Baldini.
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