Marcia, grande Rigaudo, è quinta nei 20 chilometri
Adesso non è più solo una voce, supportata da qualche indizio: la marcia azzurra ha davvero trovato un’altra straordinaria protagonista, degna delle grandi interpreti che hanno lastricato di metalli nobili la strada della specialità. La conferma è arrivata a Naumburg, sede dei 20 chilometri della Coppa del Mondo, dove Elisa Rigaudo, 24 anni ancora da compiere, si è battuta alla pari con le migliori interpreti di questo nobilissimo gesto sportivo, chiudendo al quinto posto con in nuovo primato personale (e terza prestazione italiana di sempre), 1h27:49. L’oro è andato alla russa Yelena Nikolayeva, leggenda della marcia al femminile, che si è imposta in 1h27:34 (record della manifestazione), davanti alla 19enne cinese Jing Jang, 1h27:34, e alla spagnola Maria Vasco, finita due secondi più indietro. E’ stata una gara bellissima, probabilmente la più veloce di sempre (la quindicesima classificata ha chiuso sotto l’ora e trenta), nella quale i colpi di scena di sono succeduti a ritmo continuo. Solo il primo giro è stato condotto a velocità ridotta; dal secondo, la Nikolayeva ha impostato una cadenza proibitiva per tutte, prendendo la testa e lanciandosi a ritmi vertignosi. Il terzo giro (2500 metri in 10:42) è stato quello del break definitivo, con la russa davanti (10 chilometri in 43:29, seconda frazione di cinque in 21:24!) e le altre ad inseguire. La cuneese Rigaudo, già medaglia d’oro agli Europei Under 23 di Amsterdam (nel 2001), ha mantenuto la giusta freddezza, guidando la rimonta verso la cinese Song, in quel momento seconda, e chiudendo il gap intorno al 13esimo chilometro (passaggi della Rigaudo: 22:05, 43:52, 1h05:45 al 15esimo). Con l’azzurra argento virtuale, iniziava però la rimonta delle altre, guidate dalla scatenata Jang; a un giro dalla fine il gruppo era ricomposto, con la Nikolayeva a guidare indisturbata. Dopo qualche decina di metri, però, ci si è resi conto di quanto le inseguitrici stessero riguadagnando sulla leader, a tal punto che al passaggio all’ultima boa, la russa ha visto chiaramente la cinese a pochi metri da se. Il traguardo era però ormai a portata di mano, e Nikolayeva ha potuto imporsi (alla bella età di 38 anni) in una gara che non era mai riuscita a vincere prima d’oggi. Nella classifica a squadre, oro alla Cina, che ha sorprendentemente – ma solo fino a un certo punto – avuto ragione delle russe, campionesse uscenti, che hanno pagato la squalifica di una big, Tatyana Gudkova, e la cattiva forma della Fedoskina, solo 39esima. Bronzo per la Romania, Italia sesta, quattro piazze indietro rispetto a Torino 2002. All’assenza di Elisabetta Perrone (infortunatasi due settimane fa, e quindi assente a Naumburg), si è aggiunta infatti la cattiva condizione di Erica Alfridi, la vincitrice di Torino, costretta al ritiro all’ultimo giro, quando però navigava intorno al cinquantesimo posto, tecnicamente a dir poco irriconoscibile. Rossella Giordano, in ritardo di preparazione per una serie di problemi accusati nei mesi passati, ha disputato comunque una buona gara, chiudendo in 1h30:28 al 19esimo posto. Gisella Orsini è stata bravissima, 32esima al traguardo con il nuovo personale, portato a 1h32:19, e autrice di una prova regolarissima. Elisa Rigaudo è dunque il miglior regalo che arriva, per la marcia azzurra al femminile, da Naumburg. Allenata da Sandro Damilano (ma portata all’atletica da Mario Bianco), la piemontese ha fatto il vero salto di qualità quest’anno, vincendo le prime due tappe del Challenge mondiale, a Tijuana e Rio Maior, e limando il suo limite personale fino a 1h28:50 (ma aveva chiuso il 2003 con 1h29:54, tempo che aveva messo a segno ad Amsterdam, tre anni fa). Ora, il vero salto di qualità, l’ingresso nell’élite mondiale, con un quinto posto mondiale che fa sostanza, anche perché arricchito da un crono di assoluto rilievo (1h27:49). La partecipazione all’Olimpiade è ormai una certezza per la Rigaudo (ma in fondo non era mai stata in dubbio, dopo l’effervescente inizio di stagione), e potrebbe davvero diventare per lei il momento della definitiva consacrazione. Sperare può anche essere facile, oltre che piacevole, quando si ha a disposizione atlete di questa classe.
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