Mei: “Direzione giusta per Parigi e Los Angeles”
27 Agosto 2023Quattro medaglie (1 oro, 2 argenti, 1 bronzo), come non accadeva da Edmonton 2001 (1-1-2). Già undici finalisti che potrebbero diventare ufficialmente tredici al termine delle staffette 4x400 di questa sera nell’ultima sessione mondiale: si pareggerebbe il risultato di Siviglia ’99 in quanto a piazzamenti tra i primi otto. In sintesi: per l’Italia è un Mondiale che non si vedeva da oltre vent’anni. “Siamo nella direzione giusta non soltanto per Parigi 2024 ma anche per Los Angeles 2028”, sottolinea il presidente della FIDAL Stefano Mei nella conferenza stampa finale a Casa Italia, a Budapest, esprimendo soddisfazione per i risultati ottenuti dagli azzurri nella rassegna iridata, all’indomani dello strepitoso argento della 4x100 che ha arricchito il medagliere italiano nel quale già brillavano l’oro di Gianmarco Tamberi nell’alto, l’argento di Leonardo Fabbri nel peso, il bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia.
"CIRCOLO VIRTUOSO" - “Abbiamo negli occhi queste giornate fantastiche e fortunatamente non è ancora finita, con le staffette 4x400 in gara questa sera - aggiunge il presidente - Con il passare del tempo, mese dopo mese, gli atleti hanno percepito la possibilità di fare molto bene. Da due anni e mezzo siamo valutati in modo diverso: vinciamo e portiamo avanti giovani che spingono chi vince, in un circolo virtuoso che non è ancorato a singoli risultati e deve diventare un ciclo continuo. Spero che queste vittorie servano a riportare l’atletica nella scuola, il suo ruolo naturale. Stiamo investendo sul settore tecnico, ma anche sulle società di base, con progetti destinati a tecnici meritevoli che escono da una graduatoria con criteri oggettivi: hanno in mano lo sviluppo del talento e saranno nostri osservatori sul territorio, una mancanza finora sempre lamentata”.
"VERSO ROMA E PARIGI. E GLI ASCOLTI TV VOLANO" - Il percorso delle ultime tre stagioni è la migliore premessa verso gli appuntamenti del prossimo anno: “Siamo arrivati alla vigilia degli Europei di Roma e delle Olimpiadi di Parigi a suon di risultati. Gli atleti si meritano tutto quello che stiamo facendo per loro. Tutta la squadra dimostra che la Coppa Europa non è stata un caso, in un’atletica con tantissime nazioni che possono vincere medaglie e avere finalisti. Abbiamo raccolto più di Eugene che era stata comunque una delle migliori edizioni, con un ricambio che potrà fare da proselitismo, come dimostrano i dati di ascolto in tv”. Oltre 2,3 milioni ieri sera su Rai 2, con uno share superiore al 17% e il successo nella serata televisiva.
"LA STAGIONE DEL SORRISO" - C’è un metodo Italia dietro a questi risultati? “Credo di aver inaugurato la stagione del sorriso - afferma il presidente Mei, che ha anche ringraziato il CONI per la continua e fondamentale vicinanza - Quando vedo atleti arrabbiati per la gara andata male, dico di pensare ai compagni che sono rimasti a casa, l’arrabbiatura deve passare presto ed è un’esperienza per migliorare, so cosa succede nella testa di uno che va male. Spostare risorse da altre aree e destinarle al settore tecnico è una rivoluzione, credendo nel binomio tecnico-atleta e nel settore tecnico. Il presidente deve mettere lo staff in condizione di dare il meglio, ci possono essere divergenze di opinione ma ne abbiamo parlato già prima delle scorse elezioni. Se è andata bene, non c’è bisogno di cambiare”.
"TAMBERI NEL GOTHA" - L’oro di Gimbo resterà una delle istantanee più esaltanti di questa edizione: “Tamberi è nel gotha, tra i più grandi di sempre dell’atletica italiana, anche perché è un trascinatore assoluto anche quando non vince, come ai Mondiali di Eugene dove era stato quarto nonostante le difficoltà”.
PARLA IL DT LA TORRE - Altri dati li snocciola il DT Antonio La Torre, allargando l’analisi agli ultimi tre grandi eventi globali, ovvero Olimpiadi di Tokyo, Mondiali di Eugene, Mondiali di Budapest: 31 finalisti totali (potenziali 33 con le staffette di stasera) da parte di 22 atleti (o staffette) diversi. È proprio questa la base, lo zoccolo duro, auspicabilmente ancora allargabile, con cui l’Italia si presenterà alle Olimpiadi del prossimo anno: “Adesso la strada per Parigi è un po’ più chiara - osserva La Torre - Non ci siamo persi in nessuna delle tre manifestazioni, usciamo in piedi anche da Budapest”. C’è un altro dato che definisce il salto di qualità complessivo rispetto al passato: se alle Olimpiadi di Rio del 2016 aveva superato il primo turno il 30% degli azzurri, a Budapest questa percentuale è salita al 70%.
"AUTONOMIA DELLE SCELTE" - Il DT plaude alla “totale autonomia di scelta e l’estrema serenità” che ha permesso di raggiungere risultati di cui andare orgogliosi: “Se ci sono stati errori è quindi colpa nostra e non del presidente”. Rimarca il valore dei “quattro record italiani tutti al femminile, delle 4 staffette in finale come mai accaduto in passato ai Mondiali e della medaglia nei lanci”. Sui fondi al settore tecnico duetta con il presidente Mei rivelando che “ne ho chiesti ancora di più…”. Ma al contempo non nega alcuni “scricchiolii importanti nella marcia, che impongono riflessioni, e qualcosa che non va nel mezzofondo prolungato”.
"JACOBS DIFENDERÀ CON I DENTI IL TITOLO OLIMPICO A PARIGI" - Tra i tanti temi, la velocità è quello che prende lo scena, anche alla luce dell’argento di ieri sera e delle valutazioni su Jacobs e Tortu: “Dopo la staffetta di Budapest usciamo con la certificazione che Jacobs difenderà il suo titolo olimpico dei 100 metri con i denti. È stata anche la squadra a far ritrovare l’ispirazione al talento mai perduto di Marcell e di Filippo Tortu, autentico promotore di questo gruppo che ha una compattezza d’acciaio. L’ultima frazione di Tortu ci ha detto che non era campato per aria il pensiero di vederlo in finale nei 200 metri, nella videoanalisi si nota che non perde da Lyles. Non può esserci una frazione lanciata di questo livello se non si è uno sprinter di altissimo livello mondiale sui 200 metri. Il suo è un rebus che dovremo risolvere”.
"METODO DI MULO" - “In generale - prosegue La Torre - il metodo Di Mulo inizia a fare scuola: pensiamo ad esempio ai differenziali delle 4x100 tra somma dei primati stagionali e crono delle staffette, superiori ai tre secondi, che non sono figli del caso. Hanno cercato di portarcelo via, c’era stata un’offerta del Giappone, ma ha detto di no e sono questi i valori che rivendico del nostro lavoro. Ora gli ho lanciato una nuova sfida, un’altra Italia da 38 secondi per le World Relays delle Bahamas senza Jacobs e Tortu…”
"PROGETTARE IL FUTURO" - “Con il presidente ho già iniziato a parlare di Los Angeles 2028 e persino di Brisbane 2032. È da queste situazioni favorevoli che si inizia a progettare il futuro, non c’era mai stato un bando pubblico per selezionare 100 tecnici. Possiamo guardare al futuro grazie ai giovani: Mattia Furlani qui ha imparato tantissimo, pensate a com’era andata l’anno scorso a Larissa Iapichino. Per il 2024 potrebbe esserci una doppia programmazione per Roma e Parigi, come quest’anno per Coppa Europa e Mondiali, e la squadra per gli Europei non sarà l’esatta fotocopia di quella per le Olimpiadi”.
"TAMBERI ISPIRAZIONE CHE VA OLTRE L'ATLETICA" - Chiusura, meritata, sul capitano: “Tamberi? Va molto oltre l’atletica, è giusto affiancarlo a campioni come Alberto Tomba e Valentino Rossi. Per le nuove generazioni rappresenta un’ispirazione. Ciotti? Sapevamo che era una sfida, l’abbiamo vinta tutti insieme”.
GOLDEN GALA - Al termine della conferenza stampa, anche una domanda sulla mancata partecipazione di Gianmarco Tamberi all’ultima edizione del Golden Gala. “È stata una decisione sofferta, credo da entrambe le parti - le parole di Marco Sicari, meeting director del Golden Gala - Lo avremmo voluto fortemente. Purtroppo a volte ci sono scelte obbligate, che fanno anche stare male, come mi ha fatto stare male personalmente questa scelta che poi alla fine è stata condivisa anche con la presidenza federale. Tornassi indietro certamente farei qualche cosa in più, a livello personale, perché si deve anche riconoscere che non dimostra intelligenza chi non ammette di aver sbagliato in qualche occasione”.
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