Mondiali Allievi tra record e giovani stelle

20 Luglio 2015

L'Italia torna dalla Colombia con l'oro di Sottile nell'alto e il bronzo della Zenoni negli 800m. Il secondo miglior bottino azzurro dopo Bressanone 2009.

di Raul Leoni

Un primato mondiale allieve, il 22.43 di Candace Hill nei 200 metri, e sedici nuovi primati dei campionati distribuiti su 12 delle 38 gare del programma: i Campionati Mondiali Allievi di Cali (Cali) vanno in archivio con un bagaglio tecnico non indifferente. Le due doppiette nello sprint – evento che nelle prime otto edizioni iridate si era verificato solo una volta per settore (Harry Aikines-Aryeetey a Marrakech 2005 e Jodie Williams a Bressanone 2009) – hanno messo in mostra anche due personaggi carismatici come Abdel Hakim Sani Brown e, appunto, Candace Hill. Se il nippo-ghanese ha impressionato soprattutto per la sua normalità morfologica in un mondo inflazionato di muscoli già in questa fascia di età – e quindi per le sue prospettive di miglioramento - la neo-primatista mondiale dei 200m sembra già sul punto di entrare nel salotto buono dello sprint assoluto. E’ mancata di stretta misura invece una doppietta del tutto inedita - decathlon-giavellotto - da parte del tedesco Niklas Kaul, fermatosi all’argento in pedana dopo il titolo nella prova multipla.

Un nuovo primato nazionale ha fatto il giro del web: è quello sui 400m del giamaicano Christopher Taylor, che ha tolto dall’albo d’oro della sua federazione il nome di Usain Bolt (45.27, e prima ancora 45.30 in semifinale, a fronte del 45.35 della “folgore” prima maniera). Poi Sydney McLaughlin, dominatrice della più bella finale di sempre dei 400hs: con la nostra Ilaria Verderio “colpevole” solo di essere finita quarta in un contesto stellare come non mai.

Delle 24 medaglie a disposizione dei mezzofondisti, dagli 800m alle siepi, solo tre non portano il marchio di Kenya ed Etiopia: tutte sugli 800m, con la statunitense Samantha Watson (oro), quindi il brasiliano Luis Pires e la nostra Marta Zenoni (entrambi bronzo). Ma, a margine del solito duello tra le potenze degli altipiani, ha fatto sensazione soprattutto il bronzo della marciatrice etiope Ayalnesh Dejene: in altri tempi i kenyani avevano tentato l’approccio al santuario della specialità, venendone ignominiosamente respinti per immoralità tecnica.

Quanto a territori di caccia, la Svezia ha fatto uno-due nell’asta: in quella femminile con Elienor Werner, malgrado l’assenza della capolista stagionale Lisa Gunnarsson, mentre la miglior finale maschile di sempre è stata vinta da Armand Duplantis, che è però figlio dell’ex campione statunitense Greg emigrato in Scandinavia. Poi i salti in estensione nel regno di Cuba: le medaglie mondiali in totale sono diventate dieci (per la prima volta nella storia l’oro del lungo oltre gli otto metri, con Maykel Masso), mentre le romene – tra lungo e triplo allieve – ne hanno conquistate undici, ultima quella della triplista Georgiana Anitei. La debacle più incredibile, forse quella dei 100hs: l’americana Alexis Duncan, capace di correre in semifinale a 12.94 – un solo centesimo dalla MPN di Yanique Thompson – alla prova dei fatti ha lasciato il titolo all’ecuadoriana Maribel Caicedo per aver perso il ritmo sul terzo ostacolo.

Si esce dal “Pascual Guerrero” senza una medaglia dei padroni di casa: la Colombia ha trepidato soprattutto per Anthony Zambrano, venuto meno nella finale del giro di pista dopo un percorso esaltante.

E l’Italia? Il DT Stefano Baldini, rappresentato a Cali dal “secondo” Tonino Andreozzi, ha dato vita ad una spedizione molto selettiva: solo 36 convocati, a fronte dei 64 che gareggiarono due anni fa a Donetsk. Eppure il bilancio tecnico non ha risentito più di tanto del ridimensionamento numerico: Cali 2015 è seconda solo a Bressanone 2009 quanto al medagliere – il primo oro maschile di Stefano Sottile nell’alto e il bronzo di Marta Zenoni negli 800m – tra l’altro rinunciando per forza di cose all’apporto di Filippo Tortu, possibile protagonista nello sprint. Quanto a finalisti classici (otto piazzamenti negli otto) e ai punti in classifica (29), solo a Donetsk 2013 si era fatto meglio. Lo storico record italiano under 18 di Ilaria Verderio – 57.75 nei 400hs, 22 anni dopo Virna De Angeli – e un carniere di 15 nuovi personali, arricchiscono il bilancio tecnico degli azzurrini: che hanno impressionato soprattutto sul piano della compattezza. Nelle corse 15 su 18 hanno superato almeno il primo turno, nei concorsi 6 su 13 hanno meritato l’ammissione alle finali a dodici: sono numeri di una consistenza importante, alla quale non eravamo poi troppo abituati su un palcoscenico di livello mondiale.

Clicca QUI per il resoconto completo dei risultati e dei piazzamenti dei azzurrini ai Mondiali Allievi - Cali 2015.

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Stefano Sottile (Getty Images/IAAF)


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