Mondiali: Dallavalle quarto, Ihemeje quinto
24 Luglio 2022Triplisti azzurri a un passo dal podio nella nona giornata dei Mondiali di Eugene: Andrea Dallavalle è quarto con 17,25 (-0.2) al primo salto, a soli sei centimetri dal bronzo conquistato dal cinese Zhu Yaming (17,31/-0.8), Emmanuel Ihemeje è quinto con 17,17 (+2.6) all’ultimo turno, nella gara dominata dal portoghese Pedro Pablo Pichardo medaglia d’oro con un fantastico 17,95 (+0.3). L’Italia chiude all’ottavo posto con la staffetta 4x100 femminile, all’indomani del record italiano di 42.71: oggi Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana si esprimono in 42.92. Oro agli Stati Uniti (41.14), beffati invece al maschile dal Canada di De Grasse (37.48). Gioia azzurra per la finale della staffetta 4x400 raggiunta da Anna Polinari, Ayomide Folorunso, Virginia Troiani e Alice Mangione con 3:28.72 (turno decisivo nella notte italiana tra domenica e lunedì alle 4.50), eliminati invece gli uomini (Lorenzo Benati, Vladimir Aceti, Brayan Lopez, Edoardo Scotti) fuori per tre decimi con 3:03.43. Nelle altri finali del giorno, titolo degli 800 per il keniano Emmanuel Korir (1:43.71), dei 5000 per l’etiope Gudaf Tsegay (14:46.29) e del giavellotto per il grenadino Anderson Peters (90,54). Nell’ultima giornata mondiale (domenica) spazio a Massimo Stano e Andrea Agrusti nella 35 km di marcia alle 15.15 italiane (le 6.15 di Eugene) e, come detto, alla finale della staffetta 4x400 femminile.
TRIPLO - Il podio, e poi gli azzurri. Uno dopo l’altro, quarto e quinto. Il bronzo mondiale non è lontano per Andrea Dallavalle, quarto al mondo con 17,25 (-0.2), a sei centimetri dal terzo posto del cinese Zhu Yaming (17,31/-0.8). C’è invece il quinto posto per Emmanuel Ihemeje in grado di saltare 17,17 all’ultimo turno, spinto da +2.6 di vento alle spalle, e quindi di scavalcare lo statunitense Donald Scott (17,14/+0.9). Nel complesso è una prova corale estremamente positiva per il triplo azzurro a dieci anni dal bronzo olimpico di Fabrizio Donato a Londra e il quarto posto di Daniele Greco. Mai un italiano si era classificato quarto ai Mondiali: al massimo, prima di oggi, la quinta piazza di Paolo Camossi a Siviglia con l’allora record italiano di 17,29. Pur con l’inevitabile dispiacere per una medaglia mai così vicina, Dallavalle sbarca a tutti gli effetti tra i big mondiali dell’hop-step-jump avanzando con decisione rispetto al nono posto delle Olimpiadi di Tokyo: “L’obiettivo era migliorare il piazzamento dei Giochi - le sue parole - è stata una gara molto consistente, mi mangio soltanto un po’ le mani per il secondo salto: lo sentivo molto buono e invece mi sono sbilanciato”. Il salto più lungo è il primo, il 17,25 che lo proietta al bronzo virtuale, un’ebbrezza che dura appena qualche minuto, fino al 17,31 di Zhu che rimarrà la cifra del terzo posto. Nel frattempo, il portoghese Pedro Pablo Pichardo aveva già azzannato la finale con un sontuoso 17,95 (+0.3), migliore prestazione mondiale del 2022, quaranta centimetri in più del 17,55 di Fabrice Hugues Zango (+1.4) valido per l’argento direzione Burkina Faso. Di fatto, la situazione è cristallizzata fino al termine, con il piacentino allenato da Ennio Buttò che lascia sulla sabbia anche un 17,16, rinuncia al terzo salto, prosegue con 17,12 e chiude con due nulli. Da applausi anche l’idolo di casa Ihemeje, bergamasco, studente all’Università dell’Oregon, che guadagna i tre salti di finale con il 17,03 (+0.5) del secondo turno e poi incrementa all’ultima prova: “Ci ho messo un paio di salti per trovare il ritmo - racconta - Ora testa bassa, continuare a lavorare, e crederci fino in fondo”.
STAFFETTA 4x100 DONNE - La finale offre meno gioie della batteria. Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana non riescono a replicare, o migliorare, il tempo di ieri (42.71 record italiano) e terminano all’ottavo posto con un crono appesantito di un paio di decimi abbondanti (42.92). Il testimone passa di mano piuttosto velocemente; il terzo cambio, ieri lungo, stavolta è più preciso, ma sono i parziali odierni ad essere meno efficaci, specialmente nelle prime due frazioni (Dosso rilevata in 11.57 dal cronometraggio ufficiale, Kaddari 10.36 dopo aver perso un appoggio nella fase di messa in moto) mentre a Bongiorni è assegnato un parziale più veloce della batteria con 10.63 e Fontana è in linea (10.36) nel giorno del suo 22esimo compleanno. Resta la stupenda prestazione del primo turno, e la prova comunque significativa in finale, che è carburante per gli Europei di Monaco e dimostrazione dell’ottimo lavoro di gruppo svolto nel corso degli anni. La fenomenale Giamaica (41.18 con Thompson-Herah, Fraser-Pryce e Jackson insieme a Kemba Nelson) cede lo scettro agli Stati Uniti (41.14), alla decima medaglia d’oro di un Mondiale stratosferico nel giardino di casa: titolo per Melissa Jefferson, Abby Steiner, Jenna Prandini, Twanisha Terry. Per la Germania è invece il primo metallo della spedizione: bronzo con 42.03.
STAFFETTA 4x400 DONNE - L’atteggiamento giusto. La voglia di graffiare questa batteria e prendersi la finale a tutti i costi. È lo spirito che caratterizza la 4x400 femminile ai Mondiali di Eugene, una squadra compatta, equilibrata, senza stelle, ma con la fame che serve e che è richiesta quando si indossa la maglia azzurra. Tutto questo c’è, e si vede, a partire dalla prima frazione, quella di Anna Polinari, riserva a Tokyo, oggi alla “prima” in una grande rassegna con il testimone tra le mani. Ha atteso il proprio momento e ha ripagato il team con un primo quattrocento da 53.18, scattando dalla quarta corsia, senza le Bahamas all’esterno (dns), con la Polonia e la Giamaica in settima e ottava. Polinari lancia Ayomide Folorunso (al quinto turno di gara a Eugene dopo i due della mista e i due nei 400hs) che sfoggia la consueta travolgente energia, moltiplicata quando gareggia nel quartetto (51.59) e schierata nella seconda frazione che richiede innate capacità di lottare nel traffico: sul rettilineo opposto Ayo recupera una posizione scalzando la frazionista del Canada mentre in testa veleggiava la Giamaica. Virginia Troiani (52.30) riceve il bastoncino da terza, si fa infilare dal Canada ma tiene alla grande sulla retta finale e innesca Alice Mangione. Qui un brivido: la finalista della mista deve proteggersi con le braccia per non scontrarsi con la frazionista canadese che cedeva il testimone. È solo un flash, il pericolo dura un attimo, perché Mangione la dribbla e si lancia all’inseguimento delle avversarie dalla quinta piazza. È agli ottanta metri dalla fine che intuisce lo spazio lasciato all’interno dall’ultima frazionista polacca (Holub-Kowalik) e si butta dentro per assicurarsi la quarta posizione che vale il primo tempo di ripescaggio (3:28.72), nonché l’eliminazione a sorpresa delle polacche. Nella prima batteria, voce grossa degli Stati Uniti (3:23.38) con la divina Allyson Felix richiamata in extremis per la batteria, e della Gran Bretagna (3:23.92), squalificata invece l’Olanda che era stata trascinata dal settimo al terzo posto da una strabiliante ultima frazione della scatenata Femke Bol. L’Italia torna in finale a nove anni da Mosca 2013 (sesto posto e poi squalifica), mentre i migliori piazzamenti azzurri restano gli ottavi posti di Atene 1997 e Siviglia 1999. Appuntamento nella notte italiana tra domenica e lunedì, alle 4.50, nella gara che conclude il programma iridato di Hayward Field.
STAFFETTA 4x400 UOMINI - Le difficoltà nell’avvicinamento all’evento, tra Covid e infortuni, non hanno giocato a favore della 4x400 maschile. Il quartetto azzurro, con due dei quattro finalisti dei Giochi e primatisti italiani (Aceti e Scotti) è quinto nella seconda batteria, complessivamente decimo (3:03.43), fuori dalla finale di domani. Comincia Lorenzo Benati, già settimo con la mista, qui cronometrato in 46.64. Vladimir Aceti è in coda nella sua seconda frazione e si mantiene sulla scia degli avversari (45.75). Un paio di posizioni le scala Brayan Lopez (45.73), a sua volta già impegnato nella mista, capace di consegnare il testimone a Edoardo Scotti in quinta piazza. “Edo” come di consueto non esagera nella prima metà, superato dalla Germania, poi si riprende la posizione nel rettilineo finale, tradizionalmente il suo terreno (45.31) ma stavolta non a sufficienza per passare il turno, un obiettivo che resta lontanto trenta centesimi (Francia 3:03.13). Il 3:01.96 del Belgio, leader della seconda batteria, è solo il quarto tempo totale, considerato il 2:58.96 degli Stati Uniti, il 3:01.53 del Giappone e il 3:01.59 della Giamaica, tutti crono usciti dalla prima batteria.
LE FINALI - Negli 800 riemerge da una stagione sottotono e colpisce nel momento che conta: trionfa ancora il campione olimpico Emmanuel Korir (1:43.71), nella gara che vive delle scorribande del canadese Marco Arop (52.04 il passaggio ai 400, 1:44.28 sul traguardo) risucchiato dal keniano in uscita dall’ultima curva e superato anche dall’algerino Djamel Sedjati argento in 1:44.14. Nei 5000 metri è la ditta etiope Gidey-Tsegay a guidare le danze, in un prova sostanzialmente tattica (3:14.20 al mille, 6:07.56 ai 2000, 9:02.79 ai 3000) e in un gioco di squadra che prevede anche un fitto dialogo tra le due. È sulla campana che inizia un meraviglioso ultimo giro: sembra averne l’oro olimpico Sifan Hassan, finalmente nelle posizioni calde per accendere la miccia della lunga volata, per la quale all’esterno si propone la keniana Chebet, ma è impossibile piegare Gudaf Tsegay, di nuovo sul podio, e sul gradino più alto, dopo l’argento dei 1500 metri. Tsegay 14:46.29, Chebet 14:46.75, bronzo all’altra etiope Dawit Seyaum con 14:47.36, un terzetto che lascia fuori dalla zona-medaglie la keniana Kipkemboi (14:47.71), l’etiope oro dei 10.000 Gidey (14:47.98) e l’olandese Hassan (14:48.12). Come a Doha, è l’inno di Grenada a suonare in Oregon per la finale del giavellotto: i 90 metri sono ormai pane quotidiano per Anderson Peters che conferma l’oro mondiale con uno strabiliante 90,54 dopo aver inanellato anche 90,21 e 90,46 nei primi due lanci. In quattro centimetri le altre due medaglie: l’argento è dell’indiano campione olimpico Neeraj Chopra (88,13), la tradizione europea è difesa dal bronzo di Jakub Vadlejch (88,09). Agli Stati Uniti sfugge l’oro della 4x100 maschile, per mano del super Canada orchestrato da Andre De Grasse in ultima frazione: il campione olimpico dei 200, assente nella sua gara per concentrarsi sulla staffetta, vola in 8.79 e strappa il titolo agli americani, “colpevoli” di un terzo cambio fin troppo al limite: 37.48 per il Canada (con Aaron Brown, Jerome Blake, Brendon Rodney e appunto De Grasse), 37.55 per gli Usa che schieravano Coleman, Lyles, Hall e Bracy, di bronzo la Gran Bretagna (37.83).
naz.orl.
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