Mondiali: Fraser saetta, Lavillenie di bronzo
24 Agosto 2015A Pechino la giamaicana conquista il quinto oro nei 100 metri in una rassegna globale. All'astista francese sfugge ancora il titolo iridato. Poker mondiale di Kemboi nei 3000 siepi.
di Alessio Giovannini
La terza giornata dei Mondiali di Pechino brilla ancora per le scintille dello sprint. L’oro dei 100 metri femminili è nuovamente targato Giamaica e porta sempre il nome di Shelly-Ann Fraser-Pryce protagonista di un folgorante 10.76 (-0.3). La giamaicana, considerati anche i due ori olimpici, tocca la vertiginosa cifra di cinque titoli in manifestazioni globali, impresa mai realizzata da nessun'altra velocista nella storia dell'atletica. Anche il Vecchio Continente - dopo 12 anni - sale sul podio grazie all’olandese Dafne Schippers, argento con 10.81, quarta prestazione europea all-time a otto centesimi dal record di Christine Arron. Niente da fare, invece, per il recordman mondiale dell'asta Renaud Lavillenie che esce per l'ennesima volta sconfitto dall’arena iridata: il francese deve accontentarsi del bronzo con 5,80 nella gara vinta dal canadese Barber (5,90). Chi, invece, incrementa a quota quattro la sua preziosa collezione di ori mondiali è l’eterno keniano Ezekiel Kemboi nei 3000 siepi (8:11.28). Tris di successi anche per la triplista colombiana Caterine Ibarguen (14,90/+0.1), mentre la keniana Vivian Cheruiyot si aggiudica i 10000 metri (31:41.31) come a Daegu nel 2011.
Treccine verdi fino alla schiena, una coroncina di piccoli girasoli in testa e il terzo oro mondiale di una carriera che ne ha fatto la regina dei 100 metri: Shelly-Ann Fraser-Pryce. Sempre a Pechino, come nel 2008 quando su questo manto rosso c’era in palio l’oro olimpico. Dopo il fulmine Bolt, la Giamaica scaglia la sua saetta sul rettilineo del Bird’s Nest in un travolgente 10.76 (-0.3), preannunciato dal 10.82 (+0.5) della semifinale. La notizia del giorno, però, è anche l’argento dell’olandese Dafne Schippers che migliora il record nazionale a 10.81 (due ore prima in semifinale lo aveva già portato a 10.83) e fa irrompere prepotentemente l’Europa sul podio della rassegna iridata davanti alla statunitense Tori Bowie (10.86).
Primatista mondiale senza mai essere stato campione del mondo. E’ una vera e propria maledizione quella che perseguita Renaud Lavillenie.
Il francese inizia la sua finale con un 5,80 che sembra un gioco da ragazzi. A 5,90 per lui si alza un muro invalicabile: un errore dopo l’altro e al collo una metallo (ex aequo con il polacco Wojciechowski) che più del bronzo ha il colore dell’incompiuta. Oro (e quarta medaglia canadese a Pechino 2015) per il rosso 21enne Shawnacy Barber con 5,90 superato alla prima (come tutte le quote precedenti). Stessa misura, ma alla terza prova, per l’ex iridato tedesco Raphael Holzdeppe che stavolta resta un gradino più in basso.
Se c’è invece un atleta che dal 2009 ad oggi non ha mai perso un Mondiale è Ezekiel Kemboi. Anche in Cina, il 33enne keniano mette il turbo nel finale e si prende la vittoria nei 3000 siepi in 8:11.28. Dopo il traguardo scatta puntualmente il suo giocoso siparietto fatto di balletti e divertenti smorfie alle telecamere. Con un palmarès di quattro ori mondiali e due olimpici può permettersi eccome di fare la superstar. Solo Kenya sul podio completato dalla coppia di Kipruto: secondo Conseslus (8:12.38) e terzo Brimin (8:12.54) seguiti dal connazionale Birech (8:12.62). Niente da fare per la rivelazione Evan Jager: lo statunitense resta lontano dalle medaglie, sesto in 8:15.47.
Vivian Cheruiyot replica il successo di quattro anni fa a Daegu. La 32enne keniana si fa largo nel gruppo nei due giri finali dei 10.000 metri. Solo Gelete Burka prova a tenerle testa, ma in dirittura d’arrivo la Cheruiyot piazza il decisivo allungo verso la vittoria (31:41.31) sulla rivale etiope (31:41.77). Il bronzo è una questione tutta USA e premia con la medaglia Emily Infeld (31:43.49) davanti alla compagna di squadra Molly Huddle (31:43.58), beffata sul traguardo per colpa di un'esultanza forse troppo precoce.
Guai a provare a mettere il naso davanti a Caterine Ibarguen. La possente zampata della pantera colombiana non perdona e, come a Mosca 2013, tramuta in oro la sabbia del triplo con 14,90 (+0.1). La 31enne triplista, ininterrottamente sul podio delle rassegne globali dal 2011 ad oggi, aveva svolto le ultime settimane di allenamento in Italia presso il Centro Sportivo Fiamme Gialle di Castelporziano (Roma). Argento con record nazionale israeliano (14,78/-0.1) all’ex ucraina Hanna Knyazyeva-Minenko, balzata in testa alla gara al secondo turno di salti.
Un centimetro in meno (14,77/+0.1) vale, invece, il bronzo per la kazaka Olga Rypakova.
Potrà succedere di tutto dopodomani in finale nei 400 metri degli uomini. Intanto il primatista africano Isaac Makwala con una gara tutta da frontman chiusa in 44.11 si rivela il più veloce delle semifinali. Al traguardo il 28enne del Botswana si esibisce pure in una serie di piegamenti sulle braccia come a dire: “Guardate un po’ quanta energia ho ancora in corpo”. Messaggio, nemmeno troppo in codice, per gli altri cacciatori di medaglie sull’anello: Kirani James (44.16), Luguelin Santos (44.26) e un disinvolto Wayde Van Niekerk che precede 44.31 a 44.34 LaShawn Merritt. E poi c’è il saudita Masrahi (44.40) che i muscoli li aveva già mostrati ieri in batteria con un formidabile 43.93 da primato continentale. Su un altro giro di pista, quello con le barriere, l’iridata Zuzana Hejnova non nasconde le proprie ambizioni di riconferma. E’ suo il miglior crono del turno intermedio dei 400hs, 54.24 in grande scioltezza. Attenzione, però, all’animo rampante di Cassandra Tate (54.33) e Sara Petersen (54.34), leader delle altre due semifinali. Ultimo tempo utile per accedere al roun decisivo di dopodomani è il 54.86 della statunitense Shamier Little. Per finire la qualificazione del giavellotto maschile con sette atleti oltre gli 83 metri richiesti per il passaggio diretto in finale: la spallata del giorno, però, è quella del tedesco Andreas Hofmann 86,14 sul giapponese Arai (84,66) e il keniano Yego (84,46).
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