Mondiali Indoor: le stelle sotto il tetto

27 Febbraio 2018

A Birmingham, Lasitskene-Kuchina cerca l'ennesima corona nell'alto. Fari puntati sul rettilineo dei 60hs dove trema il record del mondo. Asta ad alta quota e Dibaba per un oro da collezione.

di Marco Buccellato

Nel 2016 a Portland, le ragazze statunitensi non misero le mani sul podio solo in tre gare, 1500 metri, triplo e pentathlon, conquistando ben sette titoli mondiali. In questa stagione, almeno cinque ori sono alla loro portata per corroborare il bilancio di una rassegna iridata che vede l'atletica a stelle e strisce ancora in primo piano. Veterane e novità al femminile si mixano nell'edizione 2018 dei Campionati Mondiali Indoor a Birmingham, per la conferma dei grandi successi ottenuti due anni fa.

SPRINT, QUESTIONE AMERICANA? - La logica dice Elaine Thompson, la giamaicana dei cinque cerchi di Rio, ma la stagione indica nella coppia ivoriana Ta Lou-Ahouré la fanteria veloce più prossima a un successo che sarebbe storico: mai nessuna velocista africana ha vinto un titolo mondiale, sia in sala che all'aperto. Dafne Schippers non ha fatto cose mostruose, l'elvetica Kambundji e la tedesca Pinto giocano la carta della sorpresa. Dagli USA la novità Oliver, la più veloce dell'anno, alla prima vetrina globale dopo un buon semestre fuori gioco per infortunio. In passato altre outsider USA hanno messo al collo l'oro dei 60, come Me'Lisa Barber, Angela Williams e, per ultima, Barbara Pierre. Sudafrica con la bianca Horn, pronta a graffiare per un podio All-Africa mai visto.

400, USA IN POLE POSITION - Le statunitensi vogliono rimediare al successo mancato di Portland, presentando le migliori tra le iscritte: la Wimbley e la Okolo. L'Europa è ben rappresentata da un'altra svizzera, Lea Sprunger, che ha le carte in regola per andare lontano. Britanniche con Doyle atleta-guida. Staffetta: USA senza rivali sulla carta, con il Regno Unito in odor di ritorno sul podio iridato e il baricentro forte delle polacche a cercare un altro argento pesante dopo quello di due anni fa in Oregon.

800, RISCHIO REPLAY - Una delle più belle finali dell'edizione di Portland potrebbe trovare una replica assai simile a Birmingham: la burundese Niyonsaba, la statunitense Wilson e la keniana Wambui (più a suo agio su anelli di 400 metri) sono ancora qui a darsi battaglia, con l'etiope Alemu quarta incomoda e la britannica Oskan-Clarke, sospinta dal pubblico e dalla propria scaltrezza tattica, a cercare spazio di vertice.

DIBABA PER BIS, POKER E POKERISSIMO - In possesso di tre ori iridati indoor, gli ultimi due sui 3000 e il terzultimo sui 1500, Genzebe Dibaba è iscritta sulle due distanze con il chiaro proposito di arricchire un palmarès già straordinario ed eguagliare la doppietta realizzata da Gabriela Szabo nel 1999. Compito non facile, vista la qualità della concorrenza di quest'edizione dei campionati. La presenza della filiforme tedesca Klosterhalfen, dell'idolo di casa Laura Muir e dell'olandese Hassan (tutte iscritte sulle due distanze), delle keniane Chepkoech (neoprimatista nazionale dei 1500) e Obiri (già iridata a Istanbul sui 3000) e dell'altra etiope Seyaum, mettono il pepe a due gare che si annunciano di grande interesse e foriere di emozioni.

OSTACOLI, OCCHIO AL RECORD - Il primato del mondo mai arrivato a Portland potrebbe staccare il biglietto a Birmingham, nella specialità in cui le ragazze USA si sono maggiormente avvicinate in questa stagione. Kendra Harrison prima e Sharika Nelvis poi hanno accarezzato il record mondiale dei 60 hs, proponendosi per il successo iridato, e poi chissà. Al team USA è stata aggregata anche la Manning, fulmine a Glasgow nell'ultima uscita. Per l'Europa due agoniste con le qualità per sovvertire i pronostici, la tedesca Roleder e la bielorussa Talay.

ALTO, MARIYA E LE ALTRE - Padrona della specialità, Mariya Lasitskene-Kuchina è la favoritissima per il titolo mondiale dell'alto, già vinto a Sopot nel 2014. Non perde fuori dalla Russia da due anni e mezzo, vanta 31 gare in carriera oltre i 2 metri ed è imbattuta da 37, qualificazioni escluse. Assente la polacca Licwinko (prossima alla maternità), le rivali più accreditate sono le due giovani Yuliya Levchenko (Ucraina) e Vashti Cunningham, che a Portland vinse l'oro più giovane dei Mondiali.

ASTA DA VERTIGINI - Grande stagione e grandi misure. E' probabile un mix del podio dell'ultima edizione. Jenn Suhr, iridata in carica e (a suo dire) in aria di fine carriera, potrebbe regalarsi l'ultimo sogno ma dovrà fare i conti con l'imbattibile greca Stefanidi (diciannove gare senza sconfitte) e con Sandi Morris, la donna d'argento: seconda a Portland, a Rio e a Londra. Non solo outsider, ma con ambizioni importanti: l'altra americana Nageotte, la russa (in pedana da atleta neutrale) Sidorova, la cubana Silva al rientro e, perché no, il duo verticale dell'Oceania Kennedy-McCartney.

LUNGO A NUMERO CHIUSO? - Brittney Reese si gioca il quarto titolo iridato indoor, Ivana Spanovic il primo oro mondiale. L'americana guida gli scontri diretti per 13 a 8, la serba è in piena rincorsa dopo il bronzo di Sopot e l'argento di Portland. Il ventaglio delle candidate all'oro sembra chiudersi attorno ai loro nomi. I progressi della svedese Sagnia cercano una conferma in zona podio. Ritorna la francese Lesueur, campionessa del mondo nel 2014.

ROJAS, BIS NEL MIRINO - Arrivata da poche ore la conferma della partecipazione di Yulimar Rojas, venezuelana dagli arti smisurati e capace di qualsiasi misura. Dopo l'oro di Portland e quello di Londra, ritrova la pedana per la prima volta dalla Diamond League a Zurigo. Ultima vittoria a Londra, finale mondiale. Pronostico apertissimo per il podio, con la statunitense Orji e la greca Papahristou che si fanno preferire alle altre.

PESO, UN SUONO DI GONG - La cinese iridata a Londra Gong Lijiao non si è vista quest'anno ma è iscritta è può mettere fuori portata la questione sulla medaglia d'oro. La sua presenza limita le chance di titolo dell'ungherese Anita Marton, seconda a Londra dietro la Gong. Podio: probabile un nome nuovo, come la polacca Guba o addirittura una giamaicana, Danniel Thomas-Dodd. Per gli USA (Carter regina di Portland assente), in pedana andranno la Stevens e la Bunch-Hill.

ORO INEDITO NEL PENTATHLON - Nessuna delle partecipanti ha già vinto il titolo mondiale e nemmeno conquistato il podio iridato: i favori del pronostico vanno alla starlette di casa Katarina Johnson-Thompson (5000 punti a Praga 2015) e all'austriaca Ivona Dadic. La campionessa USA Erica Bougard vanta la seconda prestazione nazionale all-time. Est Europa sull'asse Repubblica Ceca-Ungheria con Klucinova e Krizsan. L'assenza dell'atleta IAAF del 2017, Nafi Thiam, toglierà un valore aggiunto alle prove multiple.

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