Mondiali, Italia al buio
22 Agosto 2015Tutti eliminati gli azzurri in gara all'interno dello stadio nella prima giornata. Ai cinque KO della mattina, si aggiungono anche quelli di La Mantia e Riparelli.
Prosegue nel pomeriggio il momento-no della formazione italiana al Mondiale di Pechino: eliminati anche Simona La Mantia e Jacques Riparelli, per un en-plein in negativo che contrasta con l'ottimo risultato colto da Pertile e Meucci in maratona. Lo sprinter veneto non fa meglio di 10.41, mentre la saltatrice palermitana è fuori dalla finale del triplo per soli sette centimetri (13,77, quattordicesima). Primi due titoli dello stadio alla tedesca Schwanitz (peso, 20,37) e al britannico Mo Farah (10000m, 27:01.13).
CRONACA DELLE GARE
100m uomini - batterie
Jacques Riparelli corre nella prima delle sette batterie dei 100m, piatto forte del pomeriggio al Bird's Nest. L'avvio dell'azzurro non è da disprezzare (con un tempo di reazione di 0.150), ma con il passare dei metri vengono fuori i limiti attuali dello sprinter veneto. Il crono finale (10.41, v. -0.1) non è pessimo, ma a questi livelli ormai serve decisamente altro, anche solo per competere. Con Riparelli c'è Asafa Powell, che si impone con 9.95. Ma in tanti, nelle batterie a seguire, corrono subito al di sotto dei 10 secondi. Il qatariano Femi Ogunode (9.99, con -0.3); lo statunitense Trayvon Brommel (9.91, +0.5); il francese Jimmy Vicaut (9.92, +0.3). E poi, i duellanti. Justin Gatlin impressiona: dopo la fase di accelerazione, dalla sua nona corsia, comincia a voltarsi, e a guardare gli avversari: malgrado lo show, ferma il cronometro a 9.83, seppure con una bava di vento oltre il limite (+2.1). Usain Bolt rinuncia allo show prima del via, e poi, in parte, anche a quello in pista: non si spreme – apparentemente – più di tanto, soprattutto nella fase lanciata, il suo punto di forza, e termina in 9.96 (-0.2); ad un solo centesimo, gli finisce lo statunitense Mike Rodgers (9.97), certo con un altro tipo di impegno. Domani è il giorno della verità.
Triplo donne - qualificazione
Ancora una bocciatura per gli azzurri, e ancora un disco rosso per una questione di centimetri. Simona La Mantia è fuori dalla finale, quattordicesima, con un 13,77 (vento nullo; serie: N; 13,49; 13,77) che non basta per accedere alla prova decisiva. Certo, il risultato della palermitana non autorizzava sogni; anzi, in altri momenti della disciplina, non avrebbe lasciato spazio ad alcun tipo di speranza. Ma alla fine, sarebbe bastato fare un centimetro in più di quanto ottenuto dalla colombiana Urrutia, 13,84, per centrare l'obiettivo. Va anncora peggio alla finalndese Makela, prima delle escluse, appunto, per un solo centimetro. le migliori ci sono tutte, dalla colombiana Caterine Ibarguen (14,42), all'ucraina Olha Saladukha (14,34), con il miglior risultato realizzato dala bulgara Petrova, 14,44.
LE FINALI
Peso donne
La prima medaglia all'interno dello stadio va alla Germania: la vince Cristina Schwanitz, oro nel getto del peso con una bordata oltre i 20 metri (20,37) facilmente pronosticabile alla vigilia. Per la neocampionessa del mondo (già oro europeo lo scorso anno a Zurigo e argento iridato a Mosca due anni fai), però, le cose sono state tutt'altro che semplici: i suoi tre lanci oltre i 20 metri sono stati pareggiati, almeno da un punto di vista della frequenza, dalla cinese Lijiao Gong, seconda con il 20,30 ottenuto nel tentativo d'apertura. Bronzo alla statunitense Michelle Carter (19,71); non è bastato il primato nazionale, all'ungherese Anita Marton (19,48), per salire sul podio.
10000m uomini
L'imbattibilità nel mezzofondo odierno ha i connotati di Mo Farah. Del resto, quando si è in grado di correre in 2:28 l'ultimo chilometro di un 10.000 da 27 minuti netti, agli altri rimane davvero ben poco da fare o dire. Farah conferma l'oro di Mosca 2013 con la consueta, impareggiabile progressione, terminando in 27:01.13. Argento e bronzo ai due keniani Kamworor e Tanui, finiti in scia, ma, come accaduto a tanti loro colleghi, inesorabilmente battuti. Gara di grande livello tecnico: in cinque, fino allo statunitense Galen Rupp (27:08.91) corrono in meno di 27:10. Che per una prova di campionato, significa davvero molto.
m.s.
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