Mondiali Mosca Rigaudo quinta
13 Agosto 2013Una gara coraggiosa non basta ad Elisa Rigaudo per salire sul podio mondiale. L’azzurra, protagonista fin dal via, è quinta al traguardo dei 20km di marcia, terminati in 1h28:41. L’oro e l’argento restano in Russia, e vanno al collo di Elena Lashmanova (la campionessa olimpica di Londra, che si conferma così numero uno della specialità, 1h27.08) ed Anisya Kirdiapkyna (1h27:11); il terzo posto è della cinese Hong Liu (1h28:10), che beneficia della (sacrosanta) squalifica della terza russa, Irina Sokolova, avvenuta all’interno dello stadio. Ottimo il comportamento delle altre due italiane in gara, Eleonora Anna Giorgi ed Antonella Palmisano, finite rispettivamente al decimo (1h30:01) e al tredicesimo posto (1h30:50, primato personale). Nelle altre gare del mattino con azzurri impegnati, eliminati Silvano Chesani nell'alto (2,26) e Simona La Mantia nel triplo (13,80).
La cronaca [Le dichiarazioni degli azzurri]
Elisa Rigaudo sceglie di andare in testa a dettare il ritmo fin dal via, anche perché appare subito chiaro che nessuno abbia intenzione di cercare prestazioni di rilievo. Dopo qualche chilometro la piemontese si trova sola con la ceca Aneszka Drahotova, la campionessa europea juniores di Rieti (quella dell’incredibile accoppiata marcia-siepi): insieme accumulano un piccolo vantaggio (fino a15 secondi) figlio più della moderazione delle altre, che del ritmo delle battistrada (23:16 ai 5km). Le russe si muovono al nono chilometro, con l’obiettivo, chiaro, di agganciare nel giro di qualche tornata l’azzurra e la ceca. Ai dieci chilometri (45:20, parziale sui 5 chilometri di 22.04) il gap non è stato ancora colmato; questione di poco, però, Lashmanova (campionessa olimpica e primatista del mondo) e Kirdyapkina (bronzo mondiale a Daegu) si incollano alle prime due intorno all’undicesimo. Drahotova, una che evidentemente non ha paura di bruciare le tappe, si mette ancora davanti, a dettare il ritmo, incurante dei 19 anni appena compiuti.
Dietro il quartetto di testa, scelgono di rompere gli indugi anche le cinesi Hong Liu (argento a Daegu e quarta ai Giochi di Londra) e Huanhuan Sun, che riescono a guadagnare qualche metro (8 secondi di ritardo al 14esimo).
E’ più o meno qui che Kirdyapkina, probabilmente avvisata del tentativo di rientro delle asiatiche, si porta al comando, allungando il gruppetto. La Rigaudo è in difficoltà, e nel giro di pochi secondi si stacca, insieme alla Drahotova. Le due russe quindi, come da copione, si ritrovano sole al comando. Ai quindici (1h06:52, 21:32 nei 5km) la situazione è definita: Lashamnova e Kirdyapkina sole al comando, e dietro di loro, a poco meno di dieci secondi, un quartetto, perché le cinesi riagganciano la Rigaudo e la Drahotova. Finita qui? Nemmeno per sogno. Perché praticamente dal nulla, e con andatura abbastanza discutibile, riappare anche la russa Sokolova, che aggancia le inseguitrici e riparte subito all’attacco, trascinando con sé le cinesi e staccando la Rigaudo e la Drahotova. Mancano a questo punto tre chilometri, ovvero un giro sul circuito ed il raccordo verso lo stadio. Il vantaggio delle due di testa sale a 30 secondi, e ad un chilometro e mezzo dall’arrivo, la campionessa olimpica Elena Lashmanova decide di andare a prendersi l’oro. Dietro, Elisa Rigaudo reagisce, staccando prima Drahotova, e poi andando a prendere la Sun per il quinto posto.
Nello stadio, come per completare una prova a dir poco rocambolesca, succede – quasi – di tutto. Lashmanova non capisce di dover percorrere un giro intero di pista dopo il primo passaggio sul traguardo, e si ferma, ma poi riprende su sollecitazione dei giudici: alla fine vincerà comunque, seppure con soli tre secondi sulla Kirdyapkina. Sokolova entra nello stadio, ma viene fermata (giustamente, anche se in maniera tardiva) dai giudici, e quindi Hong Liu prende il bronzo. L’azzurro è quinta (1h28:41), perché subisce la risalita della cinese Sun.
Bravissime le altre due azzurre in gara: Eleonora Giorgi è decima (1h30:01), mentre Antonella Palmisano, oltre ad un eccellente tredicesimo posto, coglie anche il primato personale (1h30.50).
LE ALTRE GARE CON AZZURRI DELLA GIORNATA
Alto uomini
Silvano Chesani non riesce a tener fede alla regola prima della qualificazione dell’alto (e dell’asta): supera sempre l’asticella alla prima prova. Battute (amare) a parte, purtroppo al trentino costano cari gli errori a 2,17 e a 2,26, quote poi superate al secondo tentativo. Nel suo gruppo, passa Ingraham (Bahamas), che come lui salta 2,26, ma con un percorso privo di errori. E fanno lo stesso (ovvero, qualificarsi con i 2,26 di Chesani) anche altri tre atleti. L’azzurro in realtà è bravo nei tentativi riusciti, ma questo suo “sporcare” le gare di qualificazione diventa un problema nelle grandi manifestazioni. A 2,29 manca il passaggio di poco in almeno due occasioni, soprattutto al secondo salto. I big sono tutti in finale. L’ucraino Bondarenko si concede due soli salti, ovviamente riusciti, a 2,22 e 2,29.
Triplo donne
La qualificazione risulta fatale a Simona La Mantia. La palermitana non entra nelle prima dodici, finendo il turno al quattordicesimo posto, con un 13,80 (-0.2 m/s) che la lascia fuori dalla prova conclusiva per soli otto centimetri (sarebbe bastato un 13,88). Dopo un 13,57 d’apertura, per l’azzurra un nullo e poi il 13,80 conclusivo, onestamente troppo poco per sperare in una qualificazione, anche se, a conti fatti, e come dimostrato dai risultati, passare era tutt’altro che impossibile. Peccato. In testa, le due pronosticate della vigilia: l’ucraina Olha Saladuha (14,69), e Catherine Ibarguen (14,52).
m.s.
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