Mondiali indoor, parla Fiona, la regina azzurra
Serena, forse come mai prima d’ora. Madre, nel senso pieno del termine, con il carico di ansie, paure per il futuro dei figli, che ogni madre esprime nelle sue conversazioni. Ma decisa comunque a vendere cara la sua straordinaria pelle di atleta. E’ Fiona May, il felino del lungo mondiale, l’atleta tornata a quei livelli prestativi che nessuno, dopo la maternità, le aveva più riconosciuto. Sabato mattina sarà impegnata nelle qualificazioni del lungo, qui a Budapest, ai Mondiali indoor. A ventiquattr’ore dal via, riflette su sé stessa, sulla sua condizione di atleta e di donna. I capelli sono tornati cortissimi, come nei momenti felici dell’oro mondiale di Edmonton, per mano – racconta Fiona – di sua sorella Natasha. “Me li ha tagliati lei, prima di partire. E’ una furia (ride, ndr), ma anche la chiave di volta di un nuovo equilibrio nella mia vita quotidiana”. Perché, com’è la vita quotidiana di Fiona, oggi? “Difficile, certo, piena di mille appuntamenti, tra l’allenamento, Larissa, la famiglia, ma certamente molto più bilanciata di un anno fa. E' cominciato tutto dopo Parigi. Ho messo i miei familiari attorno ad un tavolo, a cominciare da Gianni, e ho detto loro chiaramente che c’erano troppe cose che non andavano. Così, abbiamo deciso alcune modifiche nel nostro modo di vivere: innanzi tutto, che sarei rimasta ad allenarmi a Firenze, vicino Larissa. Che lei avrebbe avuto una “tata”, Emanuela, che l’avrebbe accudita nelle ore del mattino, per poi, nel pomeriggio, tornare vicino alla sua mamma, giocare e vivere con lei. E che poi, mia sorella Natasha sarebbe venuta a vivere con noi, anche per “allargare” la famiglia”. Formula vincente, sembra. L’espressione del tuo viso è rilassata, serena. E i salti sono tornati – quasi – lunghi come quelli di una volta. “E’ vero, sono più tranquilla. Probabilmente perché sono madre, e guardo le cose, tutte le cose, in maniera diversa. Sono meno concentrata su me stessa, quando sono fuori dal campo, e questo mi aiuta a vivere meglio. Di riflesso, anche in pedana le misure sono tornate a crescere. Ma per la resa sportiva, in effetti, c’è anche un’altra spiegazione”. Quale? “Il fatto è che la maternità mi ha davvero distrutto! Altro che storie: tutti mi dicevano, vedrai Fiona, dopo la nascita della bambina tornerai forte, più forte di prima, con un fisico in grado di resistere a tutto…macché!!! La verità è che ho fatto una fatica tremenda anche solo per tornare a fare le cose che facevo…, e sono passati diciannove mesi! Solo ora, con il tempo, ho ripreso appieno le mie forme, la mia struttura fisica”. “Il problema – interviene Gianni Iapichino, il marito di Fiona e papà di Larissa – è che Fiona è rimasta completamente ferma per un anno, non facendo proprio nessuna attività fisica, per evitare rischi, così come le avevano prescritto i medici. Non è stato “solo” come tornare dopo una maternità, bensì come tornare dopo uno stop di un anno. C’è una bella differenza”. Sì, ma torniamo alla formula magica, quella della tranquillità. Come si svolge la giornata in casa Iapichino-May? “Al mattino, porto Larissa dalla tata, e poi mi dedico al lavoro atletico. Pista e palestra a Calenzano, lavoro al coperto a Modena, quando è stato necessario. Poi, riprendo Larissa, e scatta la vita familiare; spesa, cena, gioco in casa, nanna. Lei è speciale, simpaticissima. Le parliamo sia in italiano che in inglese, e si diverte anche a guardare la tv una volta in italiano, una volta in inglese. E’ contenta di me, mi riconosce alla tv, è addirittura orgogliosa della sua mamma, ed è bello per me constatare tutto questo. Mi da ancora più carica, maggiori motivazioni”. E l’atletica? “Per prima cosa, ripeto, ho recuperato buona parte delle mie qualità fisiche. Il resto, è tutto legato al lavoro tecnico svolto con Gianni. Questa pedana, qui a Budapest, mi piace, anche se devo studiarla, capirne le risposte, e quindi adattare a lei le mie caratteristiche. Ci vuole sensibilità, ma devo dire che mi ci sono trovata bene. Cosa farò? No, non lo so, non voglio dire nulla prima, fare pronostici. Voglio solo gareggiare, esprimere il meglio di me stessa, e vediamo cosa questo porterà. La misura di qualificazione, 6,62 è abbastanza impegnativa per il mattino, ma non mi preoccupa, se devo essere sincera. Ho fatto tre gare, in questo inverno, tutte vicine o superiori a questo limite. Sono abbastanza fiduciosa”. Il Mondiale comunque va inteso come passaggio per l’Olimpiade, o no? “Ogni gara ha una sua storia, un suo significato. E’ certo però che ad Atene conto di presentarmi in condizioni migliori. Sto ricostruendomi, ecco, questo è il senso del cammino che sto svolgendo”. E tua figlia, se te lo chiederà, farà atletica? “Non voglio. Farò di tutto perché non la faccia, anche se so che sarà difficile farle cambiare idea, se ha preso il carattere di Gianni come sembra. L’atletica è la regina degli sport, è vero, e mi ha dato tutto nella vita. Ma è stata dura, durissima. Io vorrei che Larissa non ripetesse le mie esperienze, in questo senso vorrei facesse altro. E non è detto che sia per forza lo sport”. Marco Sicari
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