Mondiali: tre ori agli USA, le siepi a Kemboi
Sesta giornata dei XIII Campionati del Mondo di Daegu, con sei finali e ancora colpi di scena in zona medaglia. Gli Stati Uniti allungano decisamente nel medagliere collezionando altre tre medaglie d'oro nella serata coreana, due con atleti considerati nel lotto dei favoriti nelle rispettive specialità (Jesse Williams nel salto in alto e LaShinda Demus nei 400 ostacoli) e uno assolutamente sorprendente con Jenny Barringer-Simpson nei 1500 metri, capace di vincere una finale-lotteria e di portare di nuovo gli USA al successo iridato dopo l'oro di Mary Decker nell'edizione inaugurale di Helsinki '83. Con i successi di oggi, gi Stati Uniti salgono a sette ori e dodici medaglie complessive (tante ne ha anche la Russia, ma con quattro ori, come il Kenya, dieci medaglie complessive). Nel salto triplo femminile, uscita prematuramente di scena la favorita Savigne per infortunio, l'oro è andato all'ucraina Saladuha grazie a un primo salto di 14,94. Nei 3000 siepi vittoria scontata ad un atleta del Kenya, ma non a Brimin Kipruto, recentemente a un centesimo dal record del mondo, ma a quell'Ezekiel Kemboi già campione del mondo due anni fa e campione olimpico a Atene. Nell'ultima finale in programma, i 400 ostacoli maschili, primo oro mondiale per la Gran Bretagna grazie al campione europeo David Greene che ha battuto il portoricano Culson e il sudafricano Van Zyl. Con gli USA festa anche in casa britannica, un oro e un argento in meno di un'ora (la England nei 1500), e la Colombia, alla seconda medaglia di questa edizione mondiale grazie alla triplista Ibarguen.
ALTO uomini (finale) - E' stato il giorno di Jesse Williams (2,35), il bianco che ha dato agli USA la seconda medaglia d'oro iridata nella specialità, conquistata con cinque soli salti perfetti, come Rybakov due anni fa a Berlino (la progressione di Williams: 2,20 - 2,25 - 2,29 - 2,32 - 2,35). Il solo russo Aleksey Dmitrik è stato capace di superare la stessa misura, ma al secodo tentativo, e con un percorso meno immacolato di Williams. A 2,37 tre errori per Williams e Dmitrik, ma il terzo dell'americano non è andato lontano dalla riuscita, che avrebbe eguagliato il proprio mondiale stagionale. Usciti di scena con 2,29 Shustov e con 2.32 Ukhov, la medaglia di bronzo è andata a Trevor Barry, il meno quotato dei due bahamensi presenti in finale (l'altro era l'ex-campione del mondo Thomas, undicesimo), che ha compiuto il capolavoro giungendo in soli tre salti a superare 2,32, quota rivelatasi sufficiente per salire sul podio. Ancora con 2,32, quarto il ceko Baba, quinti il greco Hondrokoukis (personale eguagliato) e Ukhov, sesto il fenomenale Barshim (Qatar), che rappresenta il futuro e che ha sfiorato per due volte i 2,35. A 2,37
TRIPLO donne (finale) - Il salto di apertura dell'ucraina Olha Saladuha (14,94) ha messo l'ipoteca sul podio, e a conti fatti anche sulla medaglia d'oro. La detentrice del titolo mondiale, la cubana Savigne, dopo un primo salto di 14,43 ha effettuato due salti nulli, condizionata da un infortunio alla coscia che l'ha costretta ad abbandonare la finale. La Saladuha non è riuscita ad avvicinare, nei restanti cinque salti, la misura d'apertura, mentre la colombiana Ibarguen (alle prese in alcuni salti con problemi di esecuzione tecnica) e la kazaka Rypakova si sono avvicinate, pur non riuscendo a raggiungere il primo posto. La Rypakova ha conquistato l'argento al quinto salto (14,89), lasciando il bronzo alla colombiana, che si era portata a 14,81 prima e 14,84 poi. Quarta l'altra cubana Mabel Gay, al primato personale on 14,67, quinta la veterana Yamilé Aldama, ex-cubana con un passato da atleta sudanese prima e da britannica ora, con 14,50.
3000 SIEPI uomini (finale) - La sorpresa delle batterie, il sudafricano Ramolefi, ha fatto l'andatura, ma il quartetto di kenyani in gara non gli ha permesso di fare la gara che voleva. Il ritmo non è stato forsennato (secondo chilometro in 5'33"), e la lotta per le medaglie si è decisa negli ultimi 250 metri, con otto atleti in pochi metri e Ezekiel Kemboi autore di un implacabile cambio secco, che gli ha garantito un vantaggio di cinque metri all'ultima riviera. Solo Brimin Kipruto ha cercato di mantenere in termini non abissali il distacco inflitto da Kemboi, giunto al traguardo già festante, allargatosi quasi sulla corsia più esterna e arrivato quasi camminando (!) in 8'14"85. Esito-thrilling per l'argento, con Kipruto (8'16"05) preso d'assalto dal disperato ritorno del francese Mekhissi-Benhabbad, che si è dovuto accontentare della medaglia di bronzo per soli quattro centesimi di secondo. Kemboi è uno spettacolo: festeggia in modo colorito, balla in pantaloncini, raccoglie l'ovazione dello stadio con la bandiera del Kenya cinta dalla vita in giù. Anche al passaggio televisivo delle interviste è uno spasso, l'immagine del buonumore e della contentezza.
1500 METRI donne (finale) - Visto l'esito delle semifinali (con diverse favorite uscite di scena) ci si aspettava l'acuto di qualche nome nuovo, ed è andata proprio così. La favorita Jamal e la compagna di nazionale Belete (Bahrain) hanno fatto l'andatura in avvio, con in scia la kenyana Obiri, alla prima stagione importante (primo giro in 58"). La corsa di atlete tutte a distanza ravvicinata ha provocato la caduta della statunitense Uceny e proprio della Obiri, tagliate fuori dalla lotta. A un giro dal termine la campionessa del mondo Jamal, vistasi chiusa in una gabbia, ha scartato verso l'esterno rimediando un involontario calcio dalla turca Karakaya, proseguendo dopo essere ripartita quasi da ferma, ma la sua gara è finita lì. E' stata la spagnola Natalia Rodríguez a dare l'avvio alla volata, inseguita per cento metri dall'etiope Gezahegne, poi spentasi nel finale. Dal mucchio è uscita la figura leggera di Jennifer Barringer-Simpson, siepista cooptata con successo sui 1500 metri, che ha superato la spagnola negli ultimi venti metri regalando agli USA, in 4'05"40, il secondo successo mondiale nella specialità. Per la Rodríguez (4'05"87) solo il bronzo, risucchiata in extremis anche dalla lunga sagoma della britannica Hannah England (4'05"68), argento per l'Union Jack come quello di Lisa Dobriskey due anni orsono. Quarta la marocchina Lakhouad in 4'06"18, solo quinta la ventenne Gezahegne, ottimo sesto posto per la norvegese Ingvill Måkestad Bovim.
400 METRI OSTACOLI donne (finale) - La terza gioia statunitense della serata, con LaShinda Demus autrice di un bellissimo duello contro la campionessa olimpica e mondiale uscente Melaine Walker. La spunta la Demus, la specialista più regolare della stagione, prima al traguardo in un eccezionale 52"47, a tredicimi centesimi dal primato del mondo terza prestazione di tutti i tempi, davanti a una Walker strepitosa (è stata sul punto di rinunciare per infortunio, e partiva in ottava corsia), argento in 52"73. Terza, con un grande recupero nel finale, la russa campionessa d'Europa Natalya Antyukh (53"85), che ha soffiato dal collo della giamaicana Kaliese Spencer la medaglia di bronzo (54"01). Quinta l'ucraina Rabchenyuk, sesta l'ex-campionessa d'Europa Stambolova, solo settima la ceka Hejnova, ottava la russa Churakova.
400 METRI OSTACOLI uomini (finale) - Il primo oro mondiale della Gran Bretagna, per merito del campione europeo David Greene, il più bravo a distribuire lo sforzo e a lasciarsi guidare dalle frequenze. In avvio dell'ultima finale in programma oggi, il due volte olimpionico Angelo Taylor si è reso autore di una partenza sparata (in prima corsia), ma si è spento prima dell'ingresso nel rettilineo finale. Dalla terza corsia, è stato il portoricano Javier Culson ad affacciarsi sulla retta finale in vantaggio, ma è stato recuperato da Greene, medaglia d'oro in 48"26. Argento a Culson in 48"44, bronzo al leader mondiale stagionale Van Zyl in 48"80. Fuori dalle medaglie gli USA, con Jackson mai protagonista (sesto) e Taylor crollato dopo l'avvio sconsiderato (settimo). Sensazionale quarto posto del 34enne Felix Sánchez, due volte campione del mondo e una volta d'argento, capace di arrivare a soli sette centesimi dalla medaglia di bronzo.
Qualificazioni e semifinali
GIAVELLOTTO uomini (qualificazione) - Il limite di qualificazione. fissato a 82,50, è stato superato solo dal cubano Martinez (83,77) e dal giovane russo Tarabin (82,92). Tutti gli altri finalisti, compreso il campionissimo Thorkildsen (81,83) hanno fatto ricorso alle misure dei ripescaggi per comporre il quadro della finale. Avanzano anche il veterano Makarov e il tedesco De Zordo, restano fuori i due lettoni Vasilevskis e Sirmais, gli alllievi di Jan Zelezny (i ceki Frydrych e Vadlejch) e soprattutto il finlandese Tero Pitkämäki (79,46). Ultima misura utile per la disputa della finale: 81,03.
200 METRI donne (semifinali) - tre semifinali in cui la velocista che ha destato la miglior impressione è stata la vincitrice dei 100 metri, la statunitense Carmelita Jeter. Curva efficace, lanciato armonioso, 22"47 e pratica archiviata. Nelle altre due semifinali successi dell'altra americana Solomon (22"46) e di Veronica Campbell-Brown (22"53), che batte nettamente Allyson Felix, apparsa affaticata dopo i tre turni di 400 metri già disputati, e le batterie dei 200 di appena qualche ora prima. Passano anche le giamaicane Stewart e Simpson, l'ucraina Stuy (unica europea) e la veterana delle Bahamas Debbie Ferguson. Prima delle escluse la formidabile junior olandese Schippers con 22"92.
1500 METRI uomini (semifinali) - Prima serie a ritmo lentissimo, con bagarre finale che castiga il campione del mondo Kamel e un irriconoscibile Laalou (tra i favoriti per la conquista del titolo) e lancia in finale lo statunitense Centrowitz, l'etiope Gebremedhin, il favorito kenyano Silas Kiplagat, il francese Baala (ammesso dopo la caduta delle batterie) e il marocchino Iguider. Seconda semifinale di dieci secondi più veloce della prima, dove passano Asbel Kiprop (primo), l'algerino Boukensa e due sorprese come il venezuelano Villanueva e l'irlandese O'Lionaird. Per soli cinque centesimi arriva alla finale il neozelandese Willis, uno dei favoriti della vigilia. Dentro anche lo spagnolo Olmedo e l'altro marocchino Moustaoui.
Nella foto in alto, LaShinda Demus; sotto, David Greene (Giancarlo Colombo/FIDAL)
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