Mondo: Keira D'Amato 2h19:12 a Houston

16 Gennaio 2022

Impresa della maratoneta 37enne. Indoor USA con il bahamense Jones freccia sui 60 (6.45). Esordi 2022 per Mu, Camacho-Quinn, Harrison, Gardiner, Coleman.
di Marco Buccellato

La domenica porta sotto i riflettori la maratoneta statunitense Keira D'Amato, che a Houston ha vinto la 42,195 km texana in 2h19:12, nuovo record nazionale (precedente 2h19:36 di Deena Kastor-Drossin, Londra 2006), 22esima prestazione all-time sulla distanza, 44esima donna a infrangere la barriera delle due ore e venti minuti. Un'impresa di grande spessore, ottenuta con un transito a metà gara di 1h09:40 e con negative split di 1h09:32 nella seconda parte. Al passaggio della mezza, guidava già con venti secondi di margine sull'etiope Biruktayit Degefa Eshetu, poi ritirata. Al traguardo, quasi dieci minuti di margine sulla britannica seconda, Alice Wright (2h29:08). 

Una storia sui generis, ma non così insolita per le maratonete che mietono successi in età matura, quella di Keira D'Amato, nata Carlstrom, 37 anni compiuti e maratoneta da quattro anni. Una carriera iniziata nel 2004, durata un lustro, prima di un break di oltre otto anni. Il ritorno all'attività nel 2017, con la prima maratona corsa, parole sue, per perdere peso dopo due gravidanze. Gara dopo gara, i primi risultati di livello internazionale arrivano dopo un biennio, con la partecipazione alla Berlin Marathon 2019 (2h34:55, 17esima), e soprattutto i crono di 1h10:01 nella mezza di Houston, il record nazionale sulle dieci miglia in 51:23 a Washington e una 42 km dicembrina in Arizona in un sontuoso 2h22:56, sconfitta solo da Sara Hall (2h20:32). La scorsa stagione, la perla del quarto posto a Chicago (2h28:22), poco più di un minuto alle spalle della stessa Hall.

Proprio Sara Hall, moglie dell'ex-maratoneta Ryan Hall, anche lei madre e quasi coetanea (38 anni), festeggia ancora assieme alla D'Amato, per il record USA di mezza maratona ottenuto nel festival di oggi a Houston in 1h07:15, togliendo dieci secondi al limite nazionale di Molly Huddle, ancora a Houston quattro anni fa, oggi sconfitta solo dalla keniana Vicoty Chepngeno (1h05:03, undicesima performer di sempre con un progresso di oltre due minuti sul recente personale di 1h07:22 di due mesi fa a Philadelphia). Tra gli uomini, successi del keniano James Ngandu in 2h11:03 sui 42 km e dell'etiope Milkesa Mengesha Tolosa in 1h00:24 nella mezza.

INDOOR USA. La prima metà di gennaio si chiude con i primi eccellenti risultati indoor dagli Stati Uniti. Tanti i meeting in programma, con picchi di rilevanza assoluta qua e là. Sprint, prima di tutto, con la sorpresa dell'appena 20enne velocista bahamense Terrance Jones, che nel Corky Classic di Lubbock ha fermato il cronometro sui 60 metri prima a 6.53 (primo 60 della carriera) poi in finale a 6.45, record nazionale e primato universitario eguagliato (affiancando Leonard Myles-Mills e Christian Coleman), nonché nona prestazione di sempre. L'atleta delle Bahamas, finora noto come duecentista da 20.36 ma dal rendimento altalenante, ha enormi mezzi fisici: muscolatura normale, elastica, sorprenderà ancora. Nel meeting anche l'ottimo 14,76 nel triplo della saltatrice nigeriana 24enne Ruth Usoro, campionessa NCAA, che ha abbattuto il limite universitario e quello nazionale indoor, 26 centimetri oltre il primato all'aperto.

Nelle altre sedi, un nuovo precoce "meno-6.50" dal Cougar Classic di Spokane a firma Micah Williams, quinto ai Trials olimpici della scorsa estate e appena due mesi più giovane di Jones: in 6.48 ha limato un centesimo al personale correndo praticamente da solo (quasi tre metri davanti al secondo classificato). 

QUI CLEMSON. Per chiudere, altra partenza sparata per Don’drea Swint (6.53) nel Clemson Invitational, un decimo secco sottratto al personale. Swint vanta un terzo posto negli NCAA della scorsa stagione con la 4x100 di Florida State. Proprio a Clemson l'esordio stagionale di Kendra Harrison, iridata indoor e primatista del 100hs, che ha aperto la stagione in 7.81, la doppia affermazione del prodigio bianco Matt Boling, che nella due giorni in South Carolina ha largamente migliorato il personale nel lungo (8,25, McCarter secondo con 8,10) e piazzato subito un gran 200 da 20.49, e altre cose interessanti: l'esordio di Randolph Ross (45.37 sui 400), il favoloso 300 di Jacory Patterson che in 31.99 ha centrato la settima prestazione di sempre, strappando nel giro di 24 ore la leadership mondiale 2022 al campione olimpico dei 400 Steven Gardiner (32.06 in Alabama venerdì, primato nazionale). e l'1:15.27 di Kameron Jones sui 600, undicesima prestazione all-time al coperto. Nelle altre gare, 7.57 di Trey Cunningham sui 60hs, 36.37 di Talitha Diggs sui 300, prima anche sui 60 in 7.26. Sulla distanza spuria ha preceduto la 19enne irlandese doppio oro europeo U20 Rhasidat Adeleke (36.87). 

ALTRI RISULTATI DAGLI USA. Ancora dai 300 un nome-top, quello della portoricana oro di Tokyo sui 100hs Jasmine Camacho-Quinn, apertura in 36.63 in Alabama e primato nazionale. Dal fronte femminile, ottimo 3000 metri nel Ted Nelson Invitational di College Station con vincitrice la tedesca Konstanze Klosterhalfen in 8:39.36, appena quaranta minuti dopo essersi imposta sugli 800 in un 2:07.47 da jogging, davanti alla neo-primatista d'Australia (ma non d'Oceania) Jessica Hull, seconda in 8:39.79, nella scia della filiforme tedesca. Altre note: 7.10 di Aleia Hobbs sui 60 metri a Baton Rouge, due gare in 24 ore per l'astista Zach Bradford (5,67 e 5,65), l'esordio dell'olimpionica degli 800 metri Athing Mu (4:37.99 nel miglio a College Station). Infine, 22.53 sui 200 per la campionessa NCAA in carica Abigail Steiner, ma sulla pista di Lexington (quella del Kentucky) che sviluppa 291 metri, dove ha esordito dopo la sospensione anche il campione del mondo dei 100 metri di Doha Christian Coleman: per lui, prima apparizione sui 300 (33.20), sconfitto da Kennedy Lightner (32.76).

FIGLI D'ARTE. Dal peso il 21,33 di Turner Washington in Arizona: è il figlio del discobolo iridato nel 1999 Anthony Washington. Ancora, un 300 donne dove non si può non citare Shawnti Jackson, figlia di un altro campione del mondo (Bershawn Jackson), che a soli 16 anni si è espressa in 36.95 e ha ancora quasi tre anni interi per abbattere il limite mondiale U20 sulla distanza. A proposito di giovanissimi, annotiamo il nome di Miles Brown, classe 2003, un 600 corso in Michigan in 1:16.98, a soli sei centesimi dal primato USA U20 di Casimir Loxsom. 

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