Mondo: Yulimar Rojas vola sull'America
12 Agosto 2019La triplista venezuelana atterra a 15,11 ai Giochi Panamericani di Lima. La nuova mappa dell'Europa dopo la rassegna continentale a squadre.
di Marco Buccellato
La campionessa del mondo di salto triplo Yulimar Rojas ha prodotto il miglior risultato tecnico dei Giochi Panamericani disputati a Lima, in Perù, e conclusi ieri. Per la venezuelana dagli sterminati arti inferiori, un 15,11 che incrementa la propria world lead di 15,06 e il primato nazionale, collocandosi in 16esima posizione nelle graduatorie all-time della specialità. Un risultato tecnico, centrato al quarto turno, che poteva assumere contorni ancora più strabilianti per un successivo e incredibile salto nullo (circa tre centimetri oltre l'asse di battuta) dove la Rojas è atterrata ben oltre, attorno ai 15,40. La miglior gara dei Giochi continentali, illuminata anche dalla prestazione super della seconda, la giamaicana Shanieka Ricketts-Thomas, che ha prima eguagliato due volte il personale di 14,76, allungando in extremis a 14,77 dopo un altro gran salto a 14,70. Tasso tecnico assoluto, anche in assenza della principale avversaria della Rojas, l'olimpionica colombiana Ibargüen, infortunatasi nella finale del lungo e operata. Per lei, chiusura anticipata del 2019, addio Doha e Diamond League, e arrivederci al probabile ultimo palco, Tokyo 2020.
STATI UNITI PRIMI NEL MEDAGLIERE - Pur se con un team logicamente privo di quasi tutti i super-big, ad appena 10 giorni dalla conclusione dei Trials, la formazione degli Stati Uniti ha vinto il medagliere dell'atletica con 33 medaglie, 7 ori, 14 argenti e 12 bronzi, davanti al Brasile (6-6-4) e alla Giamaica (6-5-6), poi Canada, Cuba e l'ottimo Ecuador. Nel medagliere complessivo di tutte le discipline sportive in programma, lo strapotere statunitense si declina in un imponente 120-88-85 (un totale di ben 293 medaglie), con distacco abissale sul Brasile (55 ori). Dato significativo: tutti i sei ori della Giamaica sono riferiti all'atletica.
LUCI PANAMERICANE - Con una messe di record della manifestazione, citazione per la splendida e rocambolesca finale dei 400hs uomini, vinta con l'ennesimo primato sudamericano U20 dal brasiliano Alison Dos Santos in 48.45, con clamorosa caduta sull'ultimo ostacolo del dominicano Juander Santos, in testa e autore della miglior gara della carriera, fratello minore dell'argento olimpico dei 400 metri Luguelin Santos. Momenti "caldi" anche per la vittoria nell'alto del cubano Zayas, a più riprese oltre i suoi limiti con un best di 2,30 sotto gli occhi del primatista mondiale Javier Sotomayor, e nella gran sfida del triplo tra lo statunitense Craddock (17,42) e il cubano primatista mondiale U18 Diaz (17,38). Tra gli altri risultati, 22,07 di Darlan Romani nel peso, 1:44.25 del canadese Arop sugli 800, l'87,31 del giavellottista grenadino Peters, la celebratissima vittoria del quartetto del miglio della Colombia (3:01.41) di una manciata di centesimi sul team USA.
PRIMATI E ALTRI RISULTATI - Al femminile, sprint Giamaica con le numero uno Thompson (11.18) e Fraser-Pryce (22.43), il poco pronosticabile oro della costaricana Vargas sui 100hs sulle americane e sulle giamaicane, il 4,75 della ritrovata Silva nell'asta. Nei lanci, record nazionale della giamaicana Thomas-Dodd (19,55), vittoria meno facile del previsto della discobola cubana Perez (66,58), con primato del Sud America della seconda, la brasiliana De Morais (65,98), e record nazionale della marciatrice colombiana Arenas sui 20km (1h28:03), unica gara di marcia sfuggita all'Ecuador, che ha messo in fila tre ori con la 50km donne (Ordóñez) e due con gli uomini (Pintado e Villanueva).
L'EUROPA CHE SARA' - Con i verdetti di ieri, il Portogallo ha vinto la First League dell'Europeo a squadre a Sandnes (Norvegia), conquistando per la terza volta la promozione in Super League per la prossima edizione (2021), nuovamente a otto squadre come in passato. Una prestazione, quella portoghese, figlia di pochi acuti e di una lignea compattezza di team, con controprestazioni al lumicino. Seconda piazza della Bielorussia e terza del team di casa norvegese, pur vincente con Jakob e Filip Ingebrigtsen (1500 e 5000) e con il secondo posto di Henrik (3000). Disco rosso per Romania, Ungheria, Slovacchia e Lituania. In First League sale l'Estonia, prima nella sede della Second League (Varazdin), dove nel 2021 farà il suo ingresso l'Islanda, vincitrice della Third League di Skopje, alla fine di uno scontro senza respiro con la Serbia, preceduta di tre punti.
BINOCOLO SULLE ALTRE SEDI - I migliori riscontri tecnici dalle sedi di Sandnes, Varazdin e Skopje. In Norvegia, 14,28 della lituana Dovile Dzindzaletaite, ora signora Kilty, e gare della seconda giornata con pesante abbassamento termico: debutto con la divisa lusitana di Pedro Pichardo (suo il triplo con 16,98), disco al norvegese Isene con 64,80 (il migliore di tutta l'Euro-tornata). A Varazdin diversi acuti: una Sandra Perkovic finalmente all'altezza dei suoi standard (disco a 68,58), il doppio record nazionale della slovena Sutej nell'asta con 4,65 e 4,70, il 21,62 del pesista lussemburghese Bertemes (reduce dal primo over-22 di pochi giorni fa) sull'altrettanto bravo croato Mihaljevic (21,03). Nella sede macedone di Skopje, eccellente 9:25.80 della albanese Luiza Gega sui 3000 siepi, seguito dal primato nazionale sui 5000 (15:36.62).
RISING SALLY - Sally Pearson ha detto basta, chiamata a riposo da un corpo che non ne può più di infortunarsi. La grande ostacolista australiana, campionessa mondiale in carica, lascia l'attività a 32 anni, con un palmarès fantastico: il titolo olimpico di Londra, l'oro mondiale a Daegu e, sei anni dopo, quello quasi più bello ancora sulla pista di Londra, cui vanno aggiunti l'argento a cinque cerchi di Pechino (col cognome da nubile di McLellan), quello iridato a Mosca nel 2013, il titolo mondiale indoor sui 60hs a Istanbul 2012 e l'argento due anni dopo a Sopot. Con il formidabile 12.28 della finale di Daegu, fu lei a imporre il nuovo corso cronometrico della specialità, inculcando nelle top-hurdlers, Keni Harrison su tutte, la consapevolezza che lo stagionato mondiale della bulgara Donkova poteva essere battuto. Lascia con ben sedici titoli nazionali e crono che la collocano in sesta posizione all-time, sia sui 100hs outdoor (12.28) che sui 60hs indoor (7.73). L'ultimo rettilineo, prima dell'ennesimo crack muscolare, un 100 piani a giugno in 11.50. Ultimi ostacoli, un ottimo 12.70 a Osaka a metà maggio, battuta per millesimi dalla statunitense Nelvis. L'ultimo palco da prim'attrice, le World Relays di Yokohama, sesta con la 4x100 australiana con l'onore della prima frazione.
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