Mosca, vademecum mondiale
05 Agosto 2013Mosca, ritorno in Europa
Il Campionato del Mondo torna nel vecchio continente dopo l'edizione coreana di Daegu 2011, a quattro anni dall'entusiasmante kermesse di Berlino 2009, passata alla storia dell'atletica soprattutto per aver riscritto, a firma di Usain Bolt, i primati delle gare maschili più veloci (100 e 200 metri). Il Mondiale, da Helsinki 2005, assegna agli Stati Uniti il primo posto nel medagliere e nella classifica a punti, davanti alla Russia. Per i padroni di casa, chiamati a raccolta davanti al proprio pubblico, l'auspicio di invertire la tendenza e il risultato.
Velocità maschile (100-200-400-staffette)
Usain Bolt è già a Mosca. Il giamaicano pluricampione del mondo e pluriprimatista esordità sabato 10 agosto nelle batterie dei 100 metri. Per varie ragioni saranno molti i nomi di primo piano del settore sprint che non gareggeranno a Mosca. Se gli statunitensi dovranno fare forzatamente a meno di Tyson Gay, i giamaicani non potranno schierare il campione del mondo uscente (Yohan Blake) e l'ex-recordman Asafa Powell. Bolt dovrà guardarsi soprattutto da Justin Gatlin, che ha già battuto il giamaicano a Roma. Altri protagonisti in grado di puntare a un piazzamento importante sono gli altri giamaicani Bailey-Cole e Ashmeade (Giamaica), gli americani Rodgers e Silmon, e gli europei Dasaolu e Vicaut. Il britannico, dopo il lampo delle semifinali nei campionati nazionali (9.91), ha preferito non stuzzicare le sue delicate fibre muscolari. Vicaut ha regolato con autorità Lemaître ai capionati francesi. Quest'ultimo cerca spazio più sui 200 che nella distanza breve.
Nei 200 Bolt è ancora il favorito, Weir il connazionale più regolare della stagione, e l'oggetto misterioso Livermore la sorpresa, al primo anno ad altissimo livello. Americani con Isiah Young nome di punta. Sui 400 si profila uno dei duelli più entusiasmanti delle gare iridate, tra il campione mondiale e olimpico Kirani James e lo statunitense LaShawn Merritt, tornato ai rendimenti che ne fecero il numero uno prima dell'avvento del giovanissimo grenadino. Staffette: al netto della pesante tara dei cambi, i favoriti della 4x100 sono sempre loro, i giamaicani, usciti dai Giochi di Londra con un record del mondo fantascientifico. A osteggiarli gli USA, ottimi nella gara di Montecarlo, e più indietro diverse formazioni europee (britannici, francesi e i tedeschi reduci da un clamoroso 38.13 pochi giorni fa). 4x400: dopo quattro successi USA, Bahamas può ripetere lo scherzo di Londra, la Giamaica presenta un quartetto "verde", il Belgio rappresenta l'Europa con tre fratelli nel quartetto, russi e britannici ambiscono a un piazzamento importante.
Velocità femminile (100-200-400-staffette)
Se nei 400 il pronostico può restringersi soprattutto attorno al nome della campionessa del mondo in carica Amantle Montsho (Botswana), nella velocità pura, soprattutto nei 100, la situazione è ben più fluida. Grazie al doppio record africano nella tappa londinese della Diamond League, la nigeriana Okagbare ha rimescolato le carte e si candida al successo al pari della numero uno Shelly-Ann Fraser-Pryce, sorpresa proprio a Londra dalla partenza a razzo (la sua miglior dote) delle avversarie. Ambiscono alla finale anche la americane Anderson, Freeman e Gardner, la trinidegna Baptiste, l'ivoriana Ahoure. L'iridata uscente Jeter è alle prese con acciacchi fisici, e la sua presenza non è ancora certa.
Sui 200 ancora la Fraser-Pryce, ma soprattutto il duo USA Kimberlyn Duncan-Allyson Felix, con la prima all'esame iridato e la seconda abituata ai successi nel contesto mondiale. Dai caraibi occhio alla giovanissima bahamense Miller. Dall'Africa la Ahoure e ancora lei, la Okagbare, iscritta in tutte le gare di sprint e nel lungo. 4x100: gli USA visti a Montecarlo mettono tutte d'accordo, le giamaicane hanno provato poco e con troppi elementi, la bagarre domina per il terzo posto del podio: la nuova generazione di britanniche, le tedesche, le russe, le ucarine e le francesi propongono il vecchio continente a fronte delle ambizioni di brasiliane, trinidegne e nigeriane. 4x400: USA, Gran bretagna, Russia e Giamaica sono i quartetti con il miglior potenziale per giocarsi le tre medaglie.
Uomini: mezzofondo e lunghe distanze (800-1500-5000-1000-siepi-maratona)
Occhi puntati su Mo Farah, il re del nuovo mondo britannico, che dopo il doppio oro olimpico cerca l'uno-due anche a Mosca. E' il più forte, è in forma, e dovrà difendersi dallle solite ombre kenyane, etiopi e aggiungeremmo americane, grazie a Galen Rupp e Bernard Lagat. A Daegu Farah vinse su Lagat sui 5000 ma dovette cedere all'etiope Jeylan nei 10000. I kenyani presentano uomini esperti come Soi e Longosiwa nei 5000, e il 20enne Isiah Koech, il più forte dei tre, ma appaiono meno competttivi nei 10000. Gli etiopi non presentano punti deboli, se non nelle siepi, dove il kenyano campione uscente Ezekiel Kemboi mira al Grande Slam, dopo i successi consecutivi di Berlino, Daegu e Londra. Attesissimi Paul Kipsiele Koech, che ritrova la selezione dopo un abbondante decennio, e il giovanissimo Kipruto, il più continuo della stagione. Il francese Mekhissi-Benhabbad mira al bersaglio grosso, forte del recente record europeo.
Negli 800 privi dell'intero podio londinese (Rudisha infortunato, Kitum battuto nei trials, Amos assente dell'ultima ora), i kenyani selezionati (Chemut, Mutai, la novità Rotich Cheruiyot) dovranno fare i conti con Solomon e Symmonds, gli americani migliori, e con l'etiope Aman. Per l'Europa, il francese Bosse presenta le migliori credenziali. Pronostico apertissimo, anche a sorprese. Nei 1500 il Kenya presenta la squadra dei sogni, con Kiprop e Kiplagat, e dovrà guardarsi soprattutto dai marocchini, pur privi di Makhloufi, e dai migliori miler USA.
Maratona: c'è il campione olimpico Stephen Kiprotich, ma i kenyani proveranno a raccogliere la doppia eredità iridata di Abel Kirui, assente a Mosca.
Donne: mezzofondo e lunghe distanze (800-1500-5000-1000-siepi-maratona)
Fuori gioco la Jelimo e la Semenya, le africane protagoniste da Pechino in poi, la gara degli 800 sembra fatta su misura per la russa Mariya Savinova. La burundiana Niyonsaba, le marocchine e le statunitensi, oltre all'etiope Magiso, sono gli altri nomi in lizza per le medaglie. Concorrenza stellare nei 1500, dove le russe dovranno riabilitare l'edizione di Daegu (nessuna finalista), ma i nomi della svedese ex-etiope Aregawi, di Genzebe Dibaba e delle kenyane Obiri e Kipyegon sembrano, sulla carta, inavvicinabili. Daegu però insegna: la medaglia d'oro più inaspettata arrivò proprio qui, a firma di Jenny Simpson, miler a stelle e strisce.
Senza Vivian Cheruiyot (maternità), Sally Kipyego e Linet Masai, il Kenya perde molto del suo potenziale nell'arco 5000-10000, mentre l'Etiopia sembra intenzionata ad assecondare Tirunesh Dibaba e Meseret Defar, alla ricerca dell'oro su entrambe le distanze. I due paesi ambiscono al successo anche nelle siepi (soprattutto la kenyana Chemos), dove però c'è l'opposizione della russa Zaripova, campionessa uscente. L'assenza della fortissima tunisina Ghribi, argento a Daegu, apre un varco in zona podio. Maratona: dopo la tripletta di Daegu, le kenyane cercano lo storico bis con Edna Kiplagat (oro due anni fa), e le varie Kabuu, Barsosio e Jepkirui.
Ostacoli (110hs-100hs-400hs)
Il podio di Daegu rischia l'estinzione a Mosca. Assenti il cinese Liu Xiang e il britannico Turner, l'oro uscente Richardson è stato tra i meno brillanti, quest'anno, tra i migliori. A fronteggiare il poker americano (appunto Richardson, poi il campione olimpico Aries Merritt, Oliver e il campione USA Wilson), il cubano Ortega (reintegrato in extremis in squadra), il duo giamaicano Parchment-Riley e, a nostro avviso, il campione di Berlino 2009, Brathwaite, quest'anno più regolare che in passato. Gli ospiti russi presentano uno degli atleti di punta, Shubenkov. Per i francesi, i fratelli Martinot-Lagarde. Dopo un avvio cauto, sono salite le quotazioni anche del britannico Sharman. 400 ostacoli: assente il campione uscente Greene, il lotto dei pretendenti alla corona si restringe, carte in mano, ai nomi di Mike Tinsley (USA), Javier Culson (Porto Rico, dal 2009 sempre sul podio che conta), e Jehue Gordon (Trinidad). Tra gli americani, due specialisti che hanno già vinto un mondiale, Bershawn Jackson e Kerron Clement. Per Cuba, Cisneros. L'olimpionico Sanchez, abituato a riemergere, è in progresso ma potrebbe non bastare per inserirsi ancora in zona-medaglia.
Donne: il doppio leit-motiv è arcinoto. Nella gara breve l'olimpionica e iridata in carica Sally Pearson sarà alle prese con un nugolo di avversarie che hanno ridotto il gap che le separava dall'australiana. Tra queste, l'incredibile universitaria Brianna Rollins, che cromonetricamente ha fatto addirittura due centesimi meglio dello spettacolare 12.28 della Pearson a Daegu. L'altro canovaccio riguarda i 400 ostacoli, dove la ceca Hejnova parte da favorita, dopo i primati a ripetizione della parte centrale della stagione, e quelli ottenuti sulla distanza intermedia dei 300 ostacoli, l'ultimo pochi giorni fa.
Salti maschili
Tra i piatti più prelibati dell'intero programma: nell'alto maschile, nell'immaginario collettivo degli appassionati, al nome del campione olimpico Ukhov si sono aggiunti quelli del qatariano Barshim (2.40 e recentemente a riposo), e poi quelli del fantastico duo Bondarenko-Kynard. L'ucraino ha vinto due gare-chiave con 2.41 e 2.38, l'americano è salito a 2.37 e come determinazione e spavalderia (Londra insegna) ha qualcosa in più degli altri. E' a rischio perlomeno il primato dei campionati (2.40 di Sotomayor, 20 anni orsono). Quarto incomodo, già abituato a stupire, il canadese Drouin. Dopo il 6.02 di Londra in Diamond League, il campione olimpico di salto con l'asta Lavillenie punta al primo titolo mondiale all'aperto, dopo i bronzi di Berlino e Daegu. Dietro, i pretendenti al podio sono tanti: Otto, Holzdeppe, Filippidis, Borges, i due giovani brasiliani de Oliveira e da Silva.
Nel lungo, probabilmente recuperato l'olimpionico Rutherford, si presenta con poche chances l'iridato uscente Phillips. Le nuove leve, dal russo Menkov allo spagnolo Caceres, dal messicano Rivera al brasiliano da Silva (già iridato indoor), saltano lontano e con continuità. Mancherà l'australiano Watt, mentre il sudafricano Mokoena e il greco Tsatoumas hanno ritrovato cofidenza ben oltre gli 8 metri. Triplo: con i nostri occhi più che interessati per la presenza del bronzo olimpico Fabrizio Donato, del campione europei indoor Daniele Greco e del terzo azzurro Fabrizio Schembri, è una delle gare obiettivamente più appassionanti, sulla carta. Christian Taylor ha vinto gli ultimi due round globali (Daegu e Londra) ma c'è il ritorno del primatista mondiale indoor Tamgho, il cui potenziale va ben oltre ciò fin qui dimostrato, se tecnicamente incanalato. Primo mondiale per l'oro junior di Barcellona, il cubano Pichardo, leader della stagione.
Salti femminili
Alto: col forfait di Blanka Vlasic, la russa Chicherova e la statunitense Barrett (oro e argento a Londra) si dividono i favori del pronostico. Il contingente delle altre specialiste in grado di ben fugurare compende le russe Shkolina e Gordeyeva, la svedese Green-Tregaro, l'azzurra Trost, campionessa europea under 23.
La polacca Stepaniuk (1.99) ha mostrato i numeri giusti vincendo le Universiadi. Asta: all'ultima (?) recita Yelena Isinbayeva, sulla pedana che le è familiare. A Daegu vinse la brasiliana Murer, a Londra la statunitense Suhr, entrambe presenti a Mosca. L'altra atleta in grado di stupire è la cubana Silva.
Lungo: ha vinto tutto e vuole continuare, forte del 7.25 ottenuto ad inizio stagione. E' Brittney Reese, che viene da un ultimo periodo poco brillante. La più in forma del momento appare ancora la nigeriana Okagbare. Il club dei 7 metri ha aperto solo pochi giorni fa anche alla tedesca Moguenara. Per le russe ambizioni-top, con Klishina e Sokolova. Triplo: sempre loro, la colombiana Ibarguen e l'ucraina Saladuha, a dividersi le maggiori chances di medaglia d'oro. Le russe ripongono le maggiori possibilità nella campionessa mondiale universitaria Koneva.
Lanci maschili
Ben quattro pesisti USA (Whiting e Hoffa soprattutto) alle prese con David Storl, iridato in carica e vice-olimpionico, e Tomasz Majewski, il polacco due volte oro olimpico ma quest'anno fermo sotto i 21 metri. Chances di ben figurare anche per i canadesi Armstrong e Rodhe, e per gli europei Prasil e Ivanov. I russi presentano Sidorov, il sudamerica il finalista mondiale indoor e olimpico Lauro. Disco: a Robert Harting, campione di tutto, si è aggiunto il fratello Christoph, in ascesa. Per l'Harting più famoso c'è la possibilità di un ulteriore trionfo dopo il trittico Berlino-Daegu-Londra, ma deve riuscire a superare ancora una volta la concorrenza del polacco Malachowski, autore di un favoloso 71.84 a Hengelo. Sul podio, a Daegu e Londra, anche l'estone Kanter e l'iraniano Hadadi.
Nel lancio del martello sono ancora l'ungherese Pars e lo sloveno Kozmus i favoriti per il titolo. Tra i russi, aria frizzante intorno a Litvinov, che intende raccogliere l'eredità familiare (il padre vinse a Helsinki e a Roma nelle prime due edizioni del mondiale). Presente il campione uscente Murofushi, quest'anno visto solo ai campionati nazionali. Giavellotto: una delle belle storie che potrebbero avverarsi al mondiale: in lizza per il titolo c'è il capofila mondiale Tarabin, un giovane russo che ha sposato la pretendente al titolo mondiale femminile della specialità, Mariya Abakumova. In ripresa Thorkildsen, superati gli ultimi test d'efficienza Pitkämäki, costante il ceco Vesely, il gradino più alto del podio potrebbe tornare verosimilmente in Europa dopo il clamoroso trionfo olimpico del trinidegno Walcott.
Lanci femminili
Se c'è un nome sicuro su cui puntare, è quello della plurimedagliata Valerie Adams. La neozelandese ha vinto mondiali e Olimpiadi, e anche quest'anno si presenta con le carte da favorita. Cercano spazio sul podio la russa Kolodko, la statunitense Carter, la cinese Gong Lijiao, la tedesca Schwanitz. Disco: situazione quasi identica tra le discobole, dove la croata Sandra Perkovic assicura per sé la quasi totalità dei pronostici. La cubana Barrios e la tedesca Nadine Müller sono le rivali meno "distanti" dall'olimpionica Perkovic. L'iridata di Berlino, l'australiana Samuels, è in ripresa.
Martello: ai campionati russi Tatyana Lysenko ha realizzato una misura di grande valore (78.15) e ridestato interesse intorno alla sua figura di iridata e olimpionica in carica. A contrastarla le solite Betty Heidler e Anita Wlodarczyk, le altre russe Kondratyeva e Bulgakova, la cubana Moreno e l'americana Bingson, che ha scoperto la specialità da pochi anni ed è già arrivata sulla soglia dei 76 metri. C'è anche l'olimpionica di Pechino Miankova, per la Bielorussia. Giavellotto: assente per maternità la primatista Spotakova, le principali candidate all'oro sono la russa Mariya Abakumova (un oro sensazionale a Daegu ma sconcertante decima a Londra) e la tedesca Christina Obergföll. Outsiders, l'altra tedesca Stahl, che più di una volta ha sorpreso positivamente in finali importanti, la sudafricana Viljoen e la terza tedesca Molitor, quinta a Daegu e sesta a Londra, alla ricerca di un varco tra le prime del mondo.
Prove multiple
Due gare, quelle delle specialità multiple, con prospettive completamente differenti: se nel decathlon Ashton Eaton è alla ricerca del primo oro iridato dopo quello olimpico di Mosca, nell'eptathlon l'elenco delle favorite si è via via assottigliato, con le rinunce di Jessica Ennis (forma da ritrovare) e Tatyana Chernova (infortunata ai campionati russi). Assenti altri nomi illustri come quello del francese Barras, nel decathlon c'è l'iridato uscente Hardee e il tre volte medagliato (tra mondiali e Olimpiadi) Suarez, specialista cubano. Si presentano con ottime chances i tedeschi, sia nel decathlon che nell'eptathlon. Tra le eptatlete, un altro sogno di famiglia è inseguito dalla canadese Theisen, da circa un mese signora Eaton, moglie del primatista mondiale e campione olimpico di decathlon.
Marcia
I russi giocano in casa, presentando i migliori specialisti, con la volontà di riprendere il filo dell'en plein interrotto a Londra dal successo del cinese Chen Ding nella 20 km. Ancora Russia e Cina quindi, con in agguato i marciatori dell'area centro e sudamericana (sempre sul podio iridato dal 2003), del francese Diniz e dei polacchi, cresciuti cronometricamente sui 50 chilometri, e della scuola australiana. Tra le donne, il plebiscito dei pronostici è in favore delle russe, che vincono il titolo mondiale della 20 km ininterrottamente da Edmonton 2001. Per cercare di rompere l'egemonia delle marciatrici di casa, le cinesi, e alcune delle europee più accreditate del panorama continentale, tra cui l'azzurra Rigaudo e le specialiste dell'area dell'Europa Occidentale, portoghesi in testa, uscite con ottimi risultati dagli ultimi test.
Marco Buccellato
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