Olimpiade staffette niente finale

10 Agosto 2012

A Londra il 38.58 della 4x100 maschile e il 3:29.01 della 4x400 femminile non bastano per la qualificazione. Romagnolo quindicesima nei 5000.

Le due staffette azzurre non riescono a superare il difficile scoglio della qualificazione. Stasera, ottava giornata di atletica ai Giochi Olimpici di Londra, inizia la 4x400 femminile. Ai blocchi di partenza della nona corsia c'è Chiara Bazzoni che porta il testimone per terza (crono 52.7), dietro a Germania e Ucraina, a Maria Enrica Spacca. Alla forestale, tricolore assoluta del giro di pista, tocca la frazione di rientro dalla corsia. Resta in coda e poi prova a rimontare fino al cambio (52.20) con Elena Bonfanti. La lombarda fa, proprio all'Olimpiade, il suo esordio da titolare nel quartetto azzurro, tentando di recuperare un paio di avversarie (52.17), ma il passaggio di testimone con Libania Grenot sembra avere un piccolo intoppo. La primatista nazionale del giro di pista, nei primi 200 metri, cerca di inseguire ed agganciare il treno delle rivali. Nell'ultima parte del rettilineo finale, però, la sua azione di corsa si spegne (52.13). Prima Giamaica (3:25.13) su Ucraina (3:25.90) e Francia (3:25.94), Italia settima in 3:29.01. E' il miglior crono delle azzurre nel 2012, ma le lascia, purtroppo, lontane dalla finale che stasera avrebbero potuto raggiungere solo a tempo di record italiano (3:25.71 a Barcellona 2010). "Ci aspettavamo di meglio - le parole della Spacca - volevamo fare il record italiano, ma purtroppo qualcosa non ha funzionato. Siamo molto rammaricate perchè ci credevamo". "Correndo vicine al nostro primato - prosegue la Bazzoni - non sarebbe stato impossibile accedere alla finale". "Come tutte - il commento della Bonfanti - c'ho messo tutta l'anima anche perchè per me era il mio debutto in Nazionale.

Peccato per quell'impiccio nel cambio con Libania, non ci siamo trovate subito con le mani". "Mi dispiace - il commento finale della Grenot - Il mio futuro sui 200? E' ancora tutto da vedere". Ancora più veloce al seconda semifinale conquistata dagli USA che tengono a riposo la neo campionessa olimpica Sanya Richards Ross e avvalendosi di Baker, McCorory, Dixon e Trotter, fermano il cronometro a 3:22.09.

Subito dopo è il turno della 4x100 maschile, anch'essa schierata in una non certo comoda nona corsia con la formazione composta nell'ordine da Simone Collio, Jacques Riparelli, Davide Manenti e Fabio Cerutti. Gli azzurri, con un paio di imprecisioni al primo e al terzo cambio, chiudono la semifinale all'ottavo posto in 38.58. Un piazzamento che li vedrà poi avanzare al settimo alla luce delle squalifica della Gran Bretagna, out per l'ultimo cambio fuori settore. La prestazione di stasera, pur migliorando lo stagionale di 38.76 realizzato il 20 luglio a Montecarlo, non consente ai nostri quattro velocisti di coltivare speranze di finale. "Un dato positivo - dichiara Collio in sintonia con il resto degli azzurri - è aver fatto stagionale, ma qui siamo all'Olimpiade e, come confermano i risultati, il livello della concorrenza non può che essere altissimo. Per la finale serviva qualche decina di centesimi in meno". L'ultimo tempo di recupero è il 38.17 dell'Australia, stesso crono del record italiano che a Barcellona 2010 era valso alla staffetta azzurra l'argento europeo. Anche in questo caso velocissima la Giamaica, 37.39 con Carter, Frater, Blake e Bailey-Cole.

Domani in finale i caraibici con Bolt dovranno vedersela contro gli Stati Uniti che, oggi pur rinunciando a Tyson Gay, schierano Demps-Patton-Kimmons-Gatlin e rispondono nella seconda semifinale con un 37.38 da primato nazionale. Con queste premesse, il record del mondo (37.04 della Giamaica a Daegu 2011) potrebbe avere le ore e i centesimi contati.

Sul trono dei 5000 metri, infine, torna a sedersi, come ad Atene 2004, l'etiope Meseret Defar (15:04.25) che supera in volata l'iridata keniana Vivian Cheruiyot (15:04.73) e la connazionale Tirunesh Dibaba (15:05.15) che a Londra non riesce, quindi, a doppiare l'oro dei 10.000 e bissare il successo sulla mezza distanza di Pechino 2008. L'azzurra Elena Romagnolo per oltre metà gara si alterna con la britannica Pavey nel ruolo di battistrada (passaggi: 3:07.58/1000m, 6:17.35/2000m, 9:27.75/3000m). Quando, su impulso delle africane, il ritmo inevitabilmente comincia a salire, la piemontese dell'Esercito viene riassorbita nel gruppo e scivola nelle retrovie. Termina quindicesima in 15:35.69, dopo che in semifinale aveva portato il primato personale a 15:06.38. "I primi chilometri - il commento finale della Romagnolo - il ritmo era accessibile e ho provato a stare davanti. Dopo, purtroppo, la benzina è finita e quando le altre hanno cambiato le gambe mi sono diventate dure ed io non ne ho avuta più. Qualcosina in più dalla finale speravo di tirarla fuori. Posso ancora migliorare. Bisogna mettersi sotto a lavorare e nella prossima stagione spero di arrivare ancorà più convinta e decisa in una grande finale internazionale".

a.g.

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