Olimpiadi: 3000 siepi, regno keniano
17 Agosto 2016Quello di Conseslus Kipruto a Rio 2016 è il nono successo consecutivo dei keniani sui 3000 siepi alle Olimpiadi, l’undicesimo in assoluto. Stavolta, però, l'argento finisce al collo dello statunitense Jager.
di Giorgio Cimbrico
I saltafossi del Kenya sono dei tipi balzani: Ezekiel Kemboi tagliava il traguardo dopo deviazioni che lo portavano in sesta, settima corsia e mimava accordi rock con una chitarra invisibile. Ezekiel, 34 anni, due volte campione olimpico, ha trovato un erede in Conseslus Kipruto che di anni ne ha 21 e mezzo e porta il marchio di garanzia sul luogo di nascita: Eldoret. Come un tennista che vede la luce a Wimbledon o un giocatore di golf a St Andrews. A Conseslus piace salutare la gente: a Birmingham, in Diamond League, lanciato verso l’ingresso nel club dei meno 8’, iniziò a rallentare, a sventolare le braccia mancando l’approdo tra gli eletti per 12 centesimi.
Nella finale di Rio (record olimpico migliorato dopo 28 anni e portato a 8’03’28” malgrado 36° bollenti), il giovanotto con la faccia buffa ha proposto lo stesso copione: dopo aver sollecitato l’andatura poco prima della campana e debellato le ambizioni dell’aspirante sovvertitore Evan Jager, ha lanciato il suo messaggio di baci e abbracci allo stadio (semideserto: mai una vista una cosa simile…) e soprattutto al mondo e ha deciso di arrivare al passo.
“Non c’era nessuno che mi minacciava e allora ho deciso di divertirmi un po’. In gara Ezekiel mi ha detto: ora vado e vinco. Gli ho risposto: lascia la pista a chi corre per diventare re”. Piuttosto irriverente con il vecchio maestro, ma Conseslus è convinto di essere un predestinato sin da quando ha dominato entrambe le rassegne mondiali giovanili. Il doppio argento ai Mondiali di Mosca e Pechino hanno reso ancora più salda la fiducia in se stesso. Come aveva promesso alla vigilia, attaccherà il record del modo di Saif Saaeed Shaheen, alias Stephen Cherono. A Zurigo? A Bruxelles? Il Letzigrund portò bene (due volte) a Moses Kiptanui e a Wilson Boit Kipketer; lo stadio dedicato a Re Baldovino a Shaheen quando già viaggiava con passaporto del Qatar.
E’ il nono successo consecutivo, in ambito olimpico, dei keniani. Ed è l’undicesimo in assoluto. Se mancano i titoli del ’76 e del’80 è soltanto perché il paese aderì al boicottaggio dei paesi africani a Montreal (contro i rapporti rugbystici che la Nuova Zelanda intratteneva con il Sudafrica dell’apartheid) e, quattro anni dopo, a quello per l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
La galleria degli implacabili saltafossi è aperta da Amos Biwott (e dal suo compagno d’avventura messicana Ben Kogo) e prosegue con la variazione sul tema di King Kip Keino che prese l’oro di Monaco di Baviera dopo scarsissime frequentazioni della distanza.
La catena non più interrotta dal 1984 presenta come anelii ben saldati Julius Koir, Julius Kariuki, Matthew Birir, Joseph Keter (con Alessandro Lambruschini che, terzo, impedì la tripletta), Reuben Kosgei, Ezekiel Kemboi, Brimin Kipruto e ancora l’esuberante Ezekiel. Ora si è aperta l’era di Conseslus che, valutata l’età, potrebbe durare a lungo.
Una piccola parentesi per Evan Jager, il biondo di Algonquin, Illinois, che ha ottenuto il miglior risultato olimpico per un siepista americano, a parte Horace Ashenfelter che creò sorpresa mettendo le mani sull’oro (e sul record del mondo) a Helsinki ’52. Ashenfleter lavorava per l’FBI e qualcuno, esaminato l’ordine d’arrivo, scrisse che per la prima volta un agente era stato seguito da un russo (Vladimir Kazantsev), non, come ordinava Edgar Hoover (storico direttore FBI), il contrario.
***AGGIORNAMENTO: KEMBOI SQUALIFICATO*** A seguito di un ricorso presentato dalla squadra francese Ezekiel Kemboi è stato squalificato per aver percorso alcuni passi fuori dal cordolo sulla curva subito dopo la riviera (regola 163.3b RTI). La medaglia di bronzo passa quindi al campione europeo Mahiedine Mekhissi che era inizialmente giunto quarto al traguardo in 8:11.52. Per il 31enne francese si tratta della terza medaglia in altrettante edizioni dei Giochi Olimpici dopo gli argenti di Pechino 2008 e Londra 2012.
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