Olimpiadi: Molinarolo sesta con 4,70

07 Agosto 2024

La saltatrice al personale con il miglior piazzamento di sempre per un’italiana nell’asta. Diaz in finale al debutto in maglia azzurra. Fuori in semifinale Simonelli, Desalu, Tortu, Sibilio

Si migliora nella finale olimpica e chiude al sesto posto Elisa Molinarolo ai Giochi di Parigi. L’astista raggiunge un piazzamento di rilievo, mai ottenuto finora a livello globale da un’azzurra in questa specialità al femminile. Ci riesce con un salto a 4,70 realizzato al primo tentativo, due centimetri in più del personale e appena tre in meno del record italiano, senza errori anche alle quote precedenti di 4,40 e 4,60. Poi la veneta si cimenta in tre prove a 4,80, con altrettanti nulli, ma scrive un’altra bella pagina dopo la finale mondiale dell’anno scorso in cui era stata nona. Per la primatista italiana Roberta Bruni c’è la quattordicesima piazza a 4,40. Oro all’australiana Nina Kennedy (4,90) e argento alla statunitense campionessa uscente Katie Moon (4,85) che l’anno scorso avevano condiviso il titolo mondiale, bronzo per il Canada con Alysha Newman (4,85). Al debutto in maglia azzurra, sulla pedana del triplo Andy Diaz agguanta la finale di venerdì sera in dodicesima posizione, l’ultima dei qualificati, con un poco appariscente 16,79 (+0.9) ma comunque buono per andare avanti, dimostrando di valere ampiamente i diciassette metri nel nullo di apertura. Fuori invece Andrea Dallavalle, 19° con 16,65 (+0.7), e Emmanuel Ihemeje, 20° con 16,50 (+1.2). 

Niente finale nei 110 ostacoli per Lorenzo Simonelli. Il campione europeo si scompone sulla nona e penultima barriera che viene colpita con la gamba di richiamo, mentre era in linea per il primo posto, e chiude quinto con 13.38 (-0.1) la propria semifinale che vede imporsi il giamaicano Rasheed Broadbell (13.21) davanti allo statunitense Freddie Crittenden (13.23). Nei 200 metri Fausto Desalu è il primo degli esclusi dalla finale con 20.37 (-0.2), out per sei centesimi, quarto nella sua gara. Stesso piazzamento per l’altro campione olimpico della staffetta Filippo Tortu in 20.54 (-0.6). Eliminato nei 400 ostacoli Alessandro Sibilio che non riesce ad avvicinare i posti utili per la qualificazione, sesto in semifinale con 48.79.

Spettacolare la sfida dei 400 vinta in gran rimonta da Quincy Hall (Usa) con uno sbalorditivo 43.40 sul britannico Matthew Hudson-Smith che in 43.44 toglie tre decimi al suo record europeo, aggiornato quest’anno per la terza volta (era 44.26 fino alla scorsa stagione): quarto e quinto di sempre al mondo. Bronzo allo zambiano Muzala Samukonga (43.74) con cinque uomini sotto i 44 secondi nella stessa gara, mai visto prima. Si conferma nei 3000 siepi il marocchino Soufiane El Bakkali (8:06.05) in una finale rocambolesca, con lo statunitense Kenneth Rooks (8:06.41) che sfiora il successo migliorandosi di oltre otto secondi davanti al keniano Abraham Kibiwot (8:06.47) e la clamorosa caduta dell’etiope primatista mondiale Lamecha Girma nell’ultimo giro. Che sorpresa nel disco: il giamaicano Roje Stona con 70 metri esatti beffa di tre centimetri il lituano Mykolas Alekna (69,97) che aveva superato il record olimpico del papà Virgiljus (69,89 nel 2004), terzo l’australiano Matt Denny (69,31).

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Asta donne (finale) - Nella gara più importante della carriera, il record personale. Cosa poteva chiedere di più? Un piazzamento nelle migliori otto e c’è anche quello: sesta alle Olimpiadi, grazie ai salti riusciti fino alla quota del suo primato. È tra le grandi dell’asta Elisa Molinarolo, ammirevole per come affronta la finale a cinque cerchi, oltre che per la crescita delle ultime stagioni. L’ascesa prosegue a Parigi con una prestazione strepitosa: tutto alla prima prova, non solo 4,40 e 4,60 ma anche 4,70 per aggiungere due centimetri al 4,68 dell’anno scorso, nonostante una progressione giocoforza selettiva con venti partecipanti. Allo step di 4,80 con nove atlete ancora in gara i tentativi dell’azzurra sono tutt’altro che velleitari, pur senza successo. “Felicissima, pensavo che la giornata più bella fosse l’anno scorso ai Mondiali di Budapest - sorride - invece eccomi qui e non ci credo, è un sogno che diventa realtà. L’inizio è stato un po’ difficile in riscaldamento, ero stanca mentalmente. Non ero mai entrata in gara a 4,40, il 4,60 alla prima mi ha fatto pensare che potevo far bene e poi 4,70 sapevo di averlo nelle gambe da qualche gara, è venuto al momento giusto”. In cinque vanno avanti: leader provvisorie Moon e la svizzera Angelica Moser senza errori, poi Kennedy ribalta la classifica con 4,85 e anche 4,90 alla prima. Dopo il 4,40 di ingresso Roberta Bruni esce a 4,60 sbagliando di poco al secondo salto ed è quattordicesima: “Sono arrivata qui con la voglia di fare la finale, ma mi sarebbe piaciuto lasciare il campo con un altro spirito e con una misura diversa”.

Triplo uomini (qualificazione) - Per un soffio, ma a segno. La prima volta in maglia azzurra di Andy Diaz vale anche la sua prima finale olimpica, acciuffata con qualche brivido. In gara non riesce a trovare la rincorsa giusta: al primo salto nettamente nullo (28,5 cm) plana intorno ai 17 metri e mezzo, poi invece regala tanto alla pedana (35,3 cm) e con 16,79 (+0.9) si installa al dodicesimo posto provvisorio. C’è da attendere l’intero terzo turno di salti, non si migliora atterrando a 16,69 (+0.1) e di nuovo staccando troppo in anticipo (31,2 cm) ma il piazzamento rimane immutato. Tra due giorni, venerdì sera, il vincitore delle ultime due finali di Diamond League potrà giocarsi le sue carte in una stagione all’aperto resa complicata dai problemi all’adduttore, con soltanto una gara disputata prima dei Giochi. “In finale ci dimentichiamo quello che è successo oggi - commenta Andy Diaz - e voglio far vedere cosa so fare”. Basta un salto invece al portoghese campione olimpico Pedro Pichardo (17,44/+0.3) e allo spagnolo oro europeo Jordan Diaz (17,24/+0.4), entrambi di origine cubana come l’azzurro, oltre che all’iridato Hugues Fabrice Zango (Burkina Faso, 17,16/+0.1). Niente da fare invece per gli altri due azzurri, meno brillanti rispetto ad altre occasioni: 16,65 (+0.7) al primo salto di Andrea Dallavalle, 16,50 (+1.2) al terzo per Emmanuel Ihemeje, rispettivamente diciannovesimo e ventesimo.

110 ostacoli uomini (semifinali) - Sfuma il sogno della finale olimpica per Lorenzo Simonelli. Parte bene il campione europeo, con un’inedita chioma bionda dalla settima corsia, ed è pienamente in gara per il primo posto nella sfida con lo statunitense Freddie Crittenden e il giamaicano Rasheed Broadbell. Poi l’errore, pagato a caro prezzo, a due ostacoli dal traguardo: l’impatto con la barriera, toccata con la seconda gamba, frena inevitabilmente l’azzurro che arriva quinto in 13.38 (-0.1), out per il piazzamento ancor prima che per il crono. Passaggio del turno per Broadbell (13.21) e Crittenden (13.23) con risultati nelle corde del romano (favoloso il suo 13.05 di due mesi fa all’Olimpico di Roma per il titolo continentale) che viene preceduto anche dal senegalese Louis François Mendy e dal francese Sasha Zhoya, appaiati a 13.34, entrambi eliminati. Continua a macinare gli ostacoli come se nulla fosse l’iridato Grant Holloway (Usa) in 12.98 (+0.1) e passa con i tempi di recupero il campione in carica Hansle Parchment (Giamaica, 13.19). Successo parziale anche per l’altro ‘jam’ Orlando Bennett in 13.09 (+0.6). “Mi dispiace per come è andata - commenta ‘Lollo’ - perché avevo altri obiettivi, molto più importanti. Ho fatto errori che non mi spiego, mi rode tantissimo e ora c’è da aspettare quattro anni. Ero arrivato qui per sfidare Holloway. Non doveva succedere oggi, poteva accadere domani, ma la finale la volevo”.

200 uomini (semifinali) - Era un’occasione. Sei centesimi separano Fausto Desalu dalla finale dei 200 metri, un traguardo che si rivela più accessibile del previsto. Ci arriva vicino il campione tricolore con 20.37 (-0.2) e la quarta piazza dietro al 20.31 di Makanakaishe Charamba (Zimbabwe) oltre che ai due top player Letsile Tebogo (Botswana, 19.96) e Noah Lyles (Usa, 20.08). L’azzurro è il primo degli esclusi in base ai tempi, di fatto al nono posto, due giorni dopo il 20.26 della batteria: “Brucia tanto, non avevo nulla da perdere e molto da guadagnare. Peccato, ma sono orgoglioso del mio percorso”. Meno vicino all’obiettivo Filippo Tortu, quarto ma con 20.54 (-0.6) nella semifinale dello statunitense Erriyon Knighton che corre in 20.09. “Pensavo che la finale fosse alla portata, ce l’ho messa tutta. Ora si pensa già a domani, alla staffetta”. Si dimostra in palla anche l’altro americano Kenny Bednarek con 20 secondi esatti (-0.1).

400 ostacoli uomini (semifinali) - Non è nella forma ideale Alessandro Sibilio, per i fastidi fisici delle ultime settimane, e così il partenopeo manca la seconda finale olimpica consecutiva. L’azzurro prova a rientrare nell’ultima parte di gara, ma non abbastanza, e arriva sesto con 48.79 dopo aver corso 48.43 in batteria, nella stagione che l’ha visto volare al 47.50 del record italiano conquistando l’argento europeo. Per passare ci voleva il 48.20 del qatarino Abderrahman Samba, terzo al traguardo nella semifinale vinta da Kyron McMaster (Isole Vergini Britanniche, 48.15). Il campione olimpico Karsten Warholm in 47.67 regola l’emergente francese Clement Ducos (47.85), terzo e ripescato l’ex iridato brasiliano Alison dos Santos (47.95), sotto i 48 secondi anche lo statunitense Rai Benjamin (47.85). “Ho fatto una gara poco pulita - le parole di Sibilio - e forse mi sentivo un po’ in ansia perché non c’era la condizione. Ho tanto da rimproverarmi, era un’opportunità da sfruttare”.

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