Olympic Star: Ashton Eaton

06 Agosto 2016

A Rio 2016, il fuoriclasse statunitense delle prove multiple cerca il secondo oro olimpico di fila nel decathlon

di Giorgio Cimbrico

A occhio, sarà più dura per Brianne Theisen maritata Eaton che, d’accordo, si trova in cima alla lista di stagione (6765 a Gotzis, con picchi negli ostacoli, nei 200 e nel lungo, 12”93, 23”33 e 6,56), ma è incalzata da Jessica Ennis-Hill, 6733 a Ratingen, con 13”13, 23”36 e 6,63 (oltre che campionessa in carica e capolavoro vivente di intelligenza motoria) e, se non combinerà pasticci e non si metterà a piangere a dirotto, da Katarina Johnson-Thompson che nei salti (1,95 e 6,92, senza dimenticare anche il 22”79 sui 200) può accumulare così tanti punti che per riporli dovrebbe chiedere ospitalità al deposito n. 1 di Paperon de’ Paperoni.

L’obiettivo della famiglia Eaton è lasciare Rio con due titoli. Sarebbe la prima volta dal 1952 quando Emil Zatopek e Dana Zatopkova (già signorina Ingrova) fecero ritorno a Praga da Helsinki con quattro medaglie. Lui era un fenomeno, l’uomo chiamato cavallo, ma lei era la donna dal braccio d’oro. Ashton insegue anche un altro obiettivo: diventare il terzo decatleta della storia (e il secondo americano) a metter le mani su due medaglie d’oro consecutive nella specialità (specialità è brutto e riduttivo, meglio chiamarla missione) che  i tedeschi chiamano Zehnkampf, dieci battaglie. Precedenti assai illustri, Bob Mathias da Tulare che vinse a Londra a 17 anni, otto mesi e dieci giorni, per replicare nel 1952, e Daley Thompson, da Notting Hill, Londra, che produsse il suo bang-bang a Mosca e a Los Angeles. Daley, che era anche un umorista di razza, ha rappresentato la prima formidabile congiunzione di razze che avrebbe in seguito dato al decathlon Dan O’Brien, Brian Clay e, appunto, Ashton. Sia Mathias che Thompson lasciarono anche un vigoroso segno statistico legando il successo nella gara più importante al record del mondo.

Ashton è sulla buona strada: a Pechino, l’anno scorso, ha fornito il bis mondiale con la sua seconda irruzione oltre i 9000 punti e con il record ritoccato di sei unità, sino a 9045, con un mirabolante 45”00 che gli avrebbe dato il settimo posto nella finale del giro di pista riservata agli specialisti. A Rio è in cerca del settimo sigillo consecutivo: da quando l’uomo dell’Oregon è apparso in scena, ha monopolizzato tre Mondiali indoor, due all’aperto e i Giochi del 2012. Media dei decathlon di Londra, Mosca e Pechino, 8901 punti, una prestazione che solo Roman Sebrle, una volta, e Tomas Dvorak, due, hanno superato nei loro giorni più luminosi.

Quest’anno Ashton non ha fornito fuochi d’artificio abbaglianti ma con 8750 ai Trials di Eugene non ha avuto difficoltà a conquistare un posto in squadra e a salire in cima alla lista mondiale. Gli highlights ad Hayward Field sono venuti dai 100, 10”34, dai 400, 46”30, dai 110hs, 13”60, e dall’asta, 5,25, le sue specialità di parata, Il 7,84 nel lungo va rubricato nel campo della normalità, i 2,00 nell’alto in quello della delusione. Una prova normale, un’eccellente messa a punto e la conquista della vetta, con buon margine, su chi lo insidia più da vicino, il robustone tedesco Arthur Abele, 8605 a Ratingen con i soliti acuti nei lanci, soprattutto nel giavellotto andato a piantarsi a 71,89. Al di là degli 8500, per 23 lunghezze, il canadese, e così connazionale di Brianne, Damian Warner, campione del Commonwealth e Panamericano, che nel “tempio” di Gotzis ha fornito uno più bislacchi inizi della storia: dopo un formidabile 10”15 (un tempo del genere non è mai stato avvicinato neppure da Ashton), un insignificante 7,12.

Rio è il crocevia. Se la famiglia Eaton, dopo 17 discese in campo, centrerà la doppia missione, porterà a dieci i titoli conquistati in eventi di livello mondiale e a Tokyo, tra quattro anni (lui 32, lei 31), potrà provare a eguagliare gli Zatopek. Dura, non impossibile.

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