Ritorna Gibilisco, scatta l'operazione Atene
"Se vado forte al Golden Gala? E' regolare, rifaccio un altro giro in moto sulla pista. Ma questa volta, su una ruota sola, col comandante dietro di me". Peppe Gibilisco, ancora lui. L'acrobata dell'atletica azzurra non smentisce la sua fama di guascone, di ragazzo dal sorriso e dalla battuta facile. Messo in cantina il Mondiale indoor di Budapest, torna a sfoderare il temperamento di sempre, quello che lo ha lanciato (ovviamente insieme ai risultati) come stella del circus atletico iridato. Il sesto posto della rassegna ungherese, due settimane dopo, non è più un fantasma, e parlarne non provoca tensioni. "Non ero a posto, e l'avevo detto - racconta l'astista di Siracusa - solo che tutti pensavano stessi scherzando. Anche i medici che mi hanno operato di recente al varicocele me lo hanno confermato: forma atletica a parte, in quel periodo ero proprio nella fase più acuta di questo mio problema, ed era impossibile che potessi esprimermi al meglio. Sì, ero nervoso, e mi sono lasciato andare; ho fatto qualche dichiarazione di troppo, ma intendevo dire soprattutto che noi atleti di vertice dobbiamo impegnarci per avvicinare al nostro sport i giovani, i ragazzi. Cose che si stanno facendo, in un modo che comunque non sta a me giudicare". Il Mondiale in sala non ha lasciato segni. Almeno così dice Gibilisco. "La cosa è finita lì; con Petrov abbiamo analizzato la gara ma anche deciso di guardare avanti, e credo davvero sia la cosa migliore. Lunedì scorso ho ricominciato, ora mi aspettano tre mesi di duro lavoro, inframezzati da qualche gara d'approccio. La Coppa dei Campioni in maggio (28 e 29, la sede è da definire, Praga ha rinunciato, ndr), coppa Europa e societari in giugno. Poi, a luglio, le cose si faranno più serie, almeno dal punto di vista degli scontri agonistici: tenterò di capire come stanno gli altri, quelli che saranno i miei avversari di stagione. Farò il Golden Gala (2 luglio), e qualche altro meeting, forse anche i Campionati Italiani di Firenze (10-11 luglio). Infine, l'Olimpiade, che è il mio vero obiettivo dell'anno, che intendo affrontare al meglio dela preparazione. In definitiva, non farò molte gare, non punterò ai soldi delle riunioni estere, ma ai Giochi". Formia resterà il centro dell'universo-Gibilisco: "Non mi muoverò da lì. Ci sono tutte le condizioni per lavorare, è il posto migliore del mondo per allenarsi. Eventuali problemi, dovessero insorgere, verranno risolti da FIDAL e Fiamme Gialle, la mia società. A Formia sarò con il solito gruppo: con me, ci saranno Chistiakov e il giovane belga Rans (argento agli Europei Juniores di Grosseto 2001 nell'asta e nei 200, ndr), tutti sotto la guida di Petrov". "A Gibilisco - le parole del presidente FIDAL Gianni Gola, presente alla chiacchierata dell'azzurro con la stampa - ho detto le cose che può dire uno come me che l'ha visto crescere: vivi serenamente questa tua avventura, i risultati che hai raggiunto con i frutti del tuo lavoro, dei tuoi sacirfici. E non portarti dietro, sulle spalle, problemi che non sono tuoi, ma segnalali a noi, alla Federazione e alla tua società: faremo di tutto per risolverli". Il commissario tecnico azzurro, Roberto Frinolli, ha spiegato la strategia stagionale di Gibilisco: "Abbiamo affrontato la programmazione 2004 con la massima tranquillità, a tavola: Peppe lavorerà esclusivamente in funzione dei Giochi di Atene. Tutto il resto dovrà essere funzionale a quell'appuntamento. Farà, per esempio, la Coppa Europa (Bydgoscz, Polonia, 19-20 giugno), ma senza la ricerca di picchi prestativi particolari, facendo quello che la preaprazione in quel momento gli consentirà. Per il resto, con Vitaliy Petrov siamo sostanzialmente d'accordo: poche gare, e tutte nel rispetto del cammino tecnico preparato. Questo è ciò di cui mi sono occupato, perché compito di un Ct non è stabilire la misura d'entrata in gara, ma creare le condizioni migliori di lavoro e di espressione di un atleta. Personalmente (riferimento alla gara di Budapest, ndr), non mi sognerei mai di suggerire ad un atleta la condotta di gara per salvare la mia personale situazione. L'atletica è uno sport individuale". Lui, Gibilisco, un pensierino alle adorate moto, finisce sempre per farlo: "Il mondiale lo vince uno tra Gibernau e Biaggi, ma Rossi salirà spesso sul podio, come spero faccia Capirossi. Rossi è un vero talento, probabilmente il più forte tra i piloti, ma deve costruire una moto praticamente da zero. Farò il tifo per la Ducati, la moto italiana, anche se devo riconoscere che la Honda ha mezzi formidabili. Il motomondiale mi piace più della Formula Uno: è un mondo più vicino al nostro". La testa, però, è sempre all'Olimpiade: "Ad Atene per vincere potrebbe bastare un 5,90 fatto alla prima prova. Ma non è detto, perché sono sicuro che in quell'occasione tutti faranno veramente il massimo. Spero di essere pronto. I sei metri? Beh, in allenamento, qualche volta...". Qualche volta che? "Beh, con l'elstico, insomma, mica con l'asticella certo, però...ci siamo capiti", e mima, con due dita unite che ne superano uno, teso, dell'altra mano, un valicamento di successo. Certo che ci siamo capiti. Aspettiamo. Fiduciosi. Marco Sicari
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