Simone Forte, una giornata da istruttore
22 Marzo 2018Il saltatore romano delle Fiamme Gialle ospite per un giorno della Scuola Stella Polare.
Un giorno di primavera speciale quello di ieri per i ragazzi della Scuola di atletica Stella Polare di Ostia, che hanno avuto l’onore di conoscere il saltatore delle Fiamme Gialle, Simone Forte. Un pomeriggio di allenamento e di domande al campione di salto triplo, grande interprete della specialità a livello giovanile, sul podio agli ultimi Assoluti indoor, per un giorno istruttore grazie all'iniziativa del CR Lazio "A scuola con gli azzurri". Di seguito l’intervista nell’ambito dell’incontro con i ragazzi sulla pista del P. Giannattasio di Ostia.
Simone descriviti con due parole che ti rappresentano.
Primo tra tutti “determinato”, un mio carattere distintivo, e probabilmente uno degli aspetti che mi ha permesso di arrivare fin qui e spero anche più lontano un giorno. Un’altra mia peculiarità è la “passione”, passione per l’atletica, il mio lavoro, che farei tutti i giorni. Questi due aspetti secondo me possono portati veramente lontano non solo nello sport ma anche nella vita.
Com’è avvenuto il tuo ingresso nel mondo dell’atletica?
Cominciai a 13 anni grazie ad una corsa campestre studentesca. Dario Milanesi mi portò da lì alla pista presso il centro sportivo dell’esercito e verso i 16-17 anni cominciai con i salti. Prima gara di triplo quasi 14m e da lì me ne innamorai e non smisi più di allenarla.
Qual è il segreto per continuare a migliorare?
Secondo me esiste un fattore in questo sport di vitale importanza che è la continuità. Essere continui vuol dire continuare a lavorare sempre verso la stessa direzione senza fare un passo indietro. Anche con gradualità ma rimanendo sempre concentrati dando il massimo ogni giorno.
Quali caratteristiche deve avere secondo te un bravo istruttore con i più piccoli, con i giovani e con gli assoluti?
Di certo il ruolo di un istruttore che poi diventa allenatore muta nel tempo, cambiano le persone che alleni, le età e devi essere ovviamente in grado di approcciarti in maniera differente. Fondamentale con i piccoli è il gioco, perché è divertendosi che a quell’età ci si innamora dell’atletica che da più piccoli può risultare anche noioso in certi momenti. Superata una certa età è fondamentale la competenza che ha un allenatore perché senza quella l’atleta non può sperare di arrivare lontano.
Che esperienze hai avuto tu al riguardo?
Questa di Ostia è stata la mia prima esperienza da “allenatore/istruttore” in assoluto, è stato troppo divertente e stimolante. Di recente ho preso la qualifica da istruttore e credo che quando finirò con la mia carriera sportiva continuerò in quella direzione.
Il rapporto che invece hai avuto tu con il tuo allenatore?
E’ molto professionale, mi segue dal 2012 ormai e con lui sono passato dal fare 14,10m a farne 16,60m. Miglioramenti che sono sicuramente merito della sua competenza e bravura come anche di un rapporto di fiducia che nel tempo non si è mai incrinato.
Quante volte e quando un atleta pensa all’abbandono?
Questo sport a mio parere non ti regala nulla, puoi essere talentuoso ma è indispensabile avere la testa sulle spalle ad un certo punto, molto più che avere capacità atletiche particolari. Nell’atletica si va incontro anche ad infortuni, specialmente nel triplo, e quindi ci sono molti momenti di difficoltà in cui i risultati non arrivano e diventa difficile saltare. Lì la cosa che ti deve spingere ad andare avanti è la fiducia nel tuo allenatore e la passione verso questo sport.
Qualche consiglio per i più giovani appassionati di salti.
A mio parere è il settore più bello e più divertente dell’atletica. L’unico consiglio che sento di poter dare ad un giovane saltatore è di divertirsi e di provare tutti i generi di salto. E’ molto importante sviluppare questa multilateralità che puoi sviluppare solo provando tutto anche con altri sport come basket o calcio.
Cosa dobbiamo aspettarci da te in questo 2018?
Dopo due anni difficili questa preparazione invernale è stata all’altezza delle aspettative. Sono stato continuo, mi sono allenato benissimo e già da questa stagione indoor con un pizzico di sfortuna in meno e con più attenzione avrei potuto saltare davvero più lontano. Il personale di 16,62m (risalente al 2016 n.d.r.) comincia a starmi stretto. Per quest’anno gli obiettivi sono gli europei di Berlino e poi chissà, l’importante è non fermarsi mai.
Il più bel ricordo legato all’atletica?
La mia prima esperienza in maglia azzurra agli europei allievi di Donetsk dove mi presentavo come 30esimo d’accredito con 14,83m, in qualificazione feci 15,62m. In finale però migliorai ancora raggiungendo 15,71m stabilendo così la seconda prestazione allievi di sempre in Italia e classificandomi quinto complessivo. Una delle esperienze che mi ha avvicinato di più al professionismo e che è molto difficile da dimenticare.
Quando eri bambino pensavi di riuscire ad arrivare dove sei ora?
Non ho mai pensato di poter arrivare a fare certe misure, da ragazzo e cadetto non ho mai avuto risultati eccelsi. La cosa che mi ha sempre spinto ad andare avanti è la passione per lo sport, se uno poi si impegna e trovo un modo per conciliare lo sport con lo studio nel massimo della serenità i risultati importanti alla fine arrivano sempre, per questo sono davvero troppo felice che sia diventato il mio lavoro.
A cura di Lorenzo Minnozzi
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