Stoccolma: Jacobs 10.05 testa a testa con Baker

04 Luglio 2021

Il primatista italiano è secondo in Diamond League nei 100 e insidia uno degli americani più forti (10.03): “Potevo vincere, ho voluto strafare. Ma ottimi segnali”. L’olandese Bol 52.37 nei 400hs

Un’altra prova di maturità per Marcell Jacobs, a poche settimane dai Giochi Olimpici di Tokyo. Il primatista italiano dei 100 metri è secondo a Stoccolma con il tempo di 10.05, nella quinta tappa della Wanda Diamond League, spalla a spalla con lo statunitense Ronnie Baker (10.03), secondo al mondo quest’anno grazie al 9.85 corso nella finale dei Trials americani di Eugene. Lo sprinter azzurro delle Fiamme Oro, come già a Rovereto, si imbatte nel vento contrario (-0.8) al Bauhaus-Galan e nonostante tutto firma un altro crono di livello mondiale, mettendosi alle spalle velocisti di qualità come il britannico Chijindu Ujah (10.10), lo statunitense Isiah Young (10.13), i canadesi Aaron Brown e Jerome Blake entrambi a 10.18, l’altro Usa (da 9.85) Marvin Bracy (oggi 10.19), lo svedese Henrik Larsson (10.39). Sfrecciando in corsia 3, al fianco di Baker (corsia 4), Jacobs dimostra una volta di più di essere pronto per il palcoscenico a cinque cerchi di Tokyo, tenendo testa a uno dei principali candidati per le medaglie in Giappone.

“Oggi mi do un otto e mezzo, quasi nove - le parole di Marcell Jacobs a caldo - mi mancava correre accanto ad alcuni dei favoriti per la medaglia olimpica, volevo questo confronto, non avevo nulla da perdere e sono contento di aver duellato con Baker fino all’ultimo metro. Anzi, in realtà mi dispiace di non aver vinto: intorno agli 85 metri, quando ho visto di essere davanti a Baker, ho voluto strafare, mi sono indurito invece di lasciarmi andare e ho perso un paio di appoggi. Peccato. Ma oggi è stata una prova importante verso Tokyo. Se perdo di due centesimi da chi corre 9.85 non significa che valgo 9.87 ma qualcosa sicuramente vorrà dire. E dei tre che partivano con primati personali migliori dei miei, ne ho messi alle spalle due. Ottimo segnale. Adesso si recupera per venerdì a Montecarlo, sperando di non trovare nuovamente vento contrario. Anche lì voglio stare con i migliori”. Sfiderà il leader mondiale stagionale Trayvon Bromell (9.77), di nuovo Baker e poi il terzo qualificato americano per Tokyo, Fred Kerley (9.86), oltre al bronzo olimpico e mondiale Andre De Grasse (Canada), al sudafricano Akani Simbine, al francese Jimmy Vicaut e all’azzurro Filippo Tortu (Fiamme Gialle). Per il 26enne bresciano allenato da Paolo Camossi era la quarta uscita stagionale (la quinta se si considera la batteria degli Assoluti): tolta la passeggiata del primo turno di Rovereto, non ha mai fatto peggio di 10.06: 9.95 a Savona, 10.06 a Chorzow, 10.01 a Rovereto, 10.05 a Stoccolma. Costanza e stabilità. 

FEMKE BOL STRAORDINARIA - Sempre più sorprendente. Femke Bol è da medaglia olimpica nei 400 ostacoli, specialità che sta attraversando un periodo di meraviglie. Non c’è più alcun dubbio dopo quanto fatto a Stoccolma dalla ventunenne olandese, abituata a ritoccare i record orange, gara dopo gara, ma oggi decisamente esagerata con il 52.37 nel giro di pista con barriere, in sostanza un secondo in meno (un secondo!) rispetto al tempo di giovedì sera a Oslo (53.33). Diventa la quarta della storia e le mancano soltanto tre centesimi per appropriarsi del record europeo della russa Yulia Pechonkina, il 52.34 che è stato primato mondiale dal 2003 al 2019 prima dell’avvento del duo Muhammad-McLaughlin. Battuta l’americana Shamier Little, altrettanto sontuosa (52.39), quinta di ogni epoca, e sfonda il muro dei 53 secondi anche l’ucraina Anna Rhyzhykova (52.96). Al maschile, viaggia forte il brasiliano Alison Dos Santos che dopo Oslo alleggerisce ancora il record sudamericano con 47.34. La zampata di Kirani James nei 400 piani: l’oro olimpico di Londra 2012, argento a Rio, si impone con 44.63. Nei 200 metri 22.10 (-0.4) per la giamaicana Shericka Jackson. Nel mezzofondo, avvincente il duello tra la cubana Rose Mary Almanza (1:56.28) e la giamaicana Natoya Goule (1:56.44) negli 800 metri, successi keniani negli 800 maschili con Ferguson Rotich (1:43.84), nei 1500 con Timothy Cheruiyot (3:32.30) e nei 3000 siepi al femminile con Hyvin Kiyeng (9:04.34)

IN PEDANA: DUPLANTIS 6,02, MAHUCHIKH 2,03 - Ogni meeting è un assalto al record del mondo, per Armand Duplantis. I tre tentativi a 6,19 si infrangono anche oggi ma il suo limite di 6,18 (del febbraio 2020) è destinato ad avere vita breve. Lo svedese termina la gara con 6,02, dieci centimetri più su dello statunitense Sam Kendricks e del francese Renaud Lavillenie (5,92). C’è il miglior volo dell’anno nell’alto femminile: l’ucraina Yaroslava Mahuchikh è in forma olimpica e si arrampica a 2,03 (poi tre errori a 2,07), mentre sigla il record d’Oceania l’aussie Nicola McDermott (2,01). È ventoso l’8,55 del giamaicano Tajay Gayle (+2.3), misura che nella “finale a 3” consente al campione del mondo del lungo di vincere la gara ai danni del cubano Juan Miguel Echevarria, 8,29 (+1.5) alla prima prova, sei centimetri meglio dello svedese Thobias Montler (8,23/+1.4). Il vento “gira” nel lungo femminile: è a favore ed è eccessivo per il 7,02 (+2.6) della tedesca Malaika Mihambo, è contrario per il 6,88 (-2.4) della serba Ivana Spanovic che in virtù del format di questa stagione si aggiudica la gara, avendolo centrato nel sesto turno, quello decisivo. Il regolamento non nega la vittoria, invece, al discobolo Daniel Stahl, lo svedese padrone di casa, che trova il miglior lancio sia nei primi cinque turni (68,64) sia in quello finale (68,23). La due volte olimpionica e quattro volte regina mondiale del peso Valerie Adams bagna con una vittoria il rientro in Diamond League: 19,26 per la neozelandese.

naz.orl.

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