Tamberi campione mondiale indoor!
20 Marzo 2016Il 23enne marchigiano vince a Portland il titolo iridato dell'alto con 2,36 in una serata pazza e indimenticabile: dall'undicesimo al primo posto in dieci salti. “Ma il sogno è l’Olimpiade di Rio”.
Nottata indimenticabile per l'atletica italiana. Gianmarco Tamberi è il sesto azzurro a fregiarsi del titolo di campione del mondo indoor nella ultratrentennale storia della manifestazione, quindici anni dopo l'ultima volta (a Lisbona 2001 Paolo Camossi fu oro nel triplo). Il 23enne anconetano vince il salto in alto a Portland, negli Stati Uniti, con 2,36 (quota superata al primo tentativo), al termine di una gara tutta di rincorsa, condizionata in avvio dagli errori sulle misure più basse. L'argento va al britannico Grabarz (2,33), il bronzo allo statunitense Kynard (stessa misura). Marco Fassinotti è nono con 2,25. Un po' come mi era successo a Trinec quest'anno
Una gara da crepacuore, o meglio, una delle più belle imprese di un azzurro negli ultimi due decenni. O forse, tutte e due. Gianmarco Tamberi è campione del mondo, il salto in alto iridato è ai suoi piedi, lo riconosce e lo festeggia adesso per i suoi risultati (2,36 quello del trionfo americano di questa notte) più che per i guizzi e le trovate spettacolari che ne avevano fatto da tempo un personaggio nel circus della specialità. All'interno di uno spazio fieristico trasformato in stadio, il marchigiano ha trovato la sua consacrazione, e tutto ciò quando mancano ancora più di due mesi al traguardo dei 24 anni d’età, una sorta di alba della carriera. La gara mondiale assomiglia ad uno di quei film sullo sport che scivolano nell’esagerazione, con l’eroe che dapprima è sull’orlo del baratro, e poi, con un guizzo, si trasforma e vince, anzi, stravince; con la sola differenza che qui è tutto vero, è realtà portata all’estremo dal talento e da una tempra agonistica che ha pochi precedenti nella storia del’atletica italiana. A livello assoluto, ovvero tra indoor e outdoor, l'ultimo titolo iridato era stato quello vinto da Giuseppe Gibilisco nell'asta ai Mondiali di Parigi 2003. Poco meno di tredici anni fa.
Avvolto nel tricolore, passa da una stazione tv all'altra, raccontando la meraviglia del suo oro mondiale. Gianmarco Tamberi è perfettamente calato nella parte, tutto sembra riuscirgli in maniera perfetta. E non solo in pedana, dove si è esibito con il suo caratteristico “halfshave”, la barba rasata solo sul lato destro e il volto diviso a metà dal palmo della mano. "E' una bella sensazione - ride l'azzurro - vincere così, quando riesci a tirare fuori la grinta, la rabbia, a trascinare il pubblico, è ancora più bello.
Cosa è successo all'inizio in pedana?
"Avevo un po' di difficoltà, anche se in precedenza, nel riscaldamento, le cose erano andate bene. Riuscivo a correre correttamente la curva, ero a posto, rilassato, tranquillo. Poi, appena in gara ho cominciato a spingere quattro volte più di prima, e la rincorsa si è sballata completamente. Sono dovuto andare più indietro di un metro e mezzo, una cosa assurda. Allo stacco poi mi trovavo sempre sotto, non riuscivo a entrare nel salto come voglio io".
Quando è scattato qualcosa?
"Alla terza prova a 2,33. Quando ho fatto quel salto, che tecnicamente parlando era davvero.... osceno, ricco com'era di rabbia, adrenalina, cattiveria, ho capito che se avessi fatto qualcosina meglio sarei riuscito a superare i 2,36. E sapevo che sarebbe valso l'oro. Poi, quando ho visto che tutti stavano sbagliando, ho capito che era arrivata la mia chance. Mi ha aiutato l'esperienza, i tanti anni difficili, il supporto del pubblico, e sono riuscito ad andare di là".
Cosa cambia adesso nella vita di Gianmarco Tamberi?
"Non voglio pensarci. Quello che sta dietro alla prestazione, l'allenamento, il campo, tutto deve restare uguale, perché io punto a Rio, come ho sempre detto. Questi sono tutti step di preparazione, il mio unico obiettivo è l'Olimpiade: ho fatto cinque gare quest'inverno, le ho vinte tutte, l'ultima era questa, la più difficile. E' un percorso che porta ai Giochi olimpici".
Dove succederà che cosa, esattamente?
"Non lo so - ride - ho un sogno enorme, salire su quel podio. Per me significherebbe tantissimo. Lo dico sempre, lo ripeto anche qui, a me non piace arrivare secondo".
Hai fatto il regalo più bello per la festa del papà al tuo babbo-coach Marco.
"Non gli ho fatto apposta gli auguri da stamattina, volevo farglieli in serata, portando questo regalo. Lo voglio condividere con lui, la mia ragazza, i miei amici, che forse sto un po' trascurando in questo periodo, ma quando si ha un obiettivo così grande, forse è anche normale che succeda. Oggi voglio condividere con tutti loro questo mio risultato. Ora si festeggia, poi si riparte, per l'obiettivo più grande".
LA CRONACA - Si comincia a 2,20, e Tamberi, insieme all’altro azzurro in gara, Marco Fassinotti, comincia subito con un errore, un peccato che di solito non viene perdonato nella specialità delle asticelle.
Entrambi risolvono alla seconda prova, e alla quota successiva di 2,25 Tamberi non ha incertezze, anche se il suo salto non ha la dovuta pulizia (Fassinotti spende ancora un tentativo prima dell’ok). In classifica si insegue e gli avversari, soprattutto Mutaz Barshim (Qatar) ed Erik Kynard (Usa) viaggiano senza problemi apparenti. A 2,29 scende la notte: Fassinotti si arrende, e chiude il suo Mondiale (nono con 2,25). Tamberi mette insieme due errori prima della riscossa. “Fly or die”, dice e scrive spesso l’azzurro. Ed è così che si sente, quando si appresta alla rincorsa. Con le spalle al muro, sceglie la via di fuga migliore, il volo al di là dell’asticella, per spazzare via ogni dubbio. Al terzo salto, la barra trema a lungo, ma resta sui ritti, e Gimbo esplode nel primo dei suoi urli. E’ settimo, in piena rimonta. Si passa a 2,33, nel pieno dello “scalone” previsto da una progressione di gara ai limiti del sovrumano. Ed è ancora buio. Il britannico Grabarz, il compagno di allenamenti di Fassinotti, reduce da due anni di problemi fisici, estrae il coniglio dal cilindro, superando la misura al primo tentativo e balzando in testa. Gli altri accumulano errori, a parte Kynard, che ce la fa al secondo salto. Tamberi sbaglia per due volte, ma alla terza, ancora una volta “fly or die”, è di là sui sacconi, con l’asticella che trema e resta su. L'azzurro esplode ancora in un urlo, il secondo, perché è di fatto entrato nel giro-medaglie. Mutaz Barshim, nella seconda prova a 2,33, accusa un problema muscolare, e sembra sul punto di ritirarsi (cosa che invece non avverrà). Si va a 2,36, e qui arriva il momento cinematografico: Tamberi, nel primo tentativo a disposizione, corre con rabbia, determinazione, furore agonistico, centra finalmente il piazzamento di fronte ai ritti, e vola, vola al di là, in un gesto di bellezza straordinaria. E’ il decimo salto dell'italiano nella serata, ed è anche la fine, per il momento solo sostanziale, della gara. Grabarz, Kynard, e per una sola volta (con il tentativo residuo rimasto) Barshim, non riescono nell’impresa di agguantare il fuggitivo. E' Italian night, Tamberi si laurea campione del mondo, fa un bel regalo nella festa del papà a babbo-coach Marco, ma non sembra volersi fermare. Ha un desiderio da esaudire. Chiede i 2,40, la misura che sta cercando con forza dall’inizio dell’anno (cinque vittorie in altrettante gare, tra i meeting internazionali, gli Assoluti e il Mondiale). Sarà l’unico sfizio della serata che non riuscirà a togliersi. Comincia la festa, il giro con bandiera tricolore, una interminabile serie di foto con chiunque all’interno dell’Oregon Convention Center. Il pubblico sfolla e lui è ancora lì, che saluta e abbraccia tutti. E’ Gianmarco Tamberi, il campione del mondo di salto in alto. In maglia azzurra. Tricolore sul cuore. La scritta Italia sul petto.
File allegati:
- RISULTATI
Condividi con | Tweet |
|
Seguici su: |