Tamberi missione compiuta: finale a Parigi
07 Agosto 2024È in finale Gianmarco Tamberi nell’alto alle Olimpiadi di Parigi. Il campione in carica supera lo scoglio della qualificazione con 2,24 alla prima prova, dopo aver iniziato con un salto riuscito a 2,20, per poi sbagliare tre volte a 2,27. La misura realizzata basta per andare avanti, al sesto posto in classifica, a pari merito con l’altro azzurro Stefano Sottile. Appuntamento per entrambi alla finale di sabato sera alle ore 19 quando Gimbo, campione di tutto, oro olimpico, mondiale ed europeo, andrà in caccia di un’altra medaglia. Dopo i problemi delle ultime settimane, dall’edema al bicipite femorale di inizio luglio rinunciando ai meeting che aveva in programma, allo stato febbrile dei giorni scorsi con la partenza per Parigi posticipata a lunedì, in pedana Tamberi riesce comunque a trovare le energie per cogliere l’obiettivo. Per Sottile sarà invece la prima finale della carriera in una rassegna globale. Negli 800 metri Catalin Tecuceanu guadagna il pass per le semifinali piazzandosi secondo in 1:44.80 con una brillante azione sul rettilineo di arrivo, mentre Simone Barontini è quarto nella sua batteria (1:46.33) e dovrà ripresentarsi al via domani mattina nel turno di recupero. Due azzurre sbarcano in semifinale nei 1500 attraverso il round di ripescaggio: Sintayehu Vissa che si prende il successo con 4:06.71 e Ludovica Cavalli, seconda in 4:02.46 avvicinando il record personale nell’altra batteria dove invece viene eliminata Federica Del Buono (settima con 4:06.00), fuori dai primi tre posti utili per andare avanti. Nella serata impegnati nove atleti italiani: Roberta Bruni ed Elisa Molinarolo in finale nell’asta dalle 18.15, poi il campione europeo Lorenzo Simonelli nelle semifinali dei 110 ostacoli, debutta in maglia azzurra Andy Diaz nella qualificazione del triplo con Andrea Dallavalle ed Emmanuel Ihemeje, semifinali per Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli e per i campioni olimpici della staffetta Fausto Desalu e Filippo Tortu sui 200 metri.
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“Contento di essere in finale - racconta Gianmarco Tamberi - ma non del modo con cui ci sono andato. Salti terribili, non sono mai riuscito a sentire le giuste sensazioni. Devo ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questi giorni e non mi aspettavo così tanto affetto dagli italiani che mi hanno inviato messaggi di sostegno. Per me significa tantissimo. È da anni che lavoro per questo momento e arrivarci così, con quello che ho dovuto passare nell’ultimo mese, non è quello che avrei sperato. Ma bisognava andare in finale. Sapevo che sarebbe stata la gara più dura della mia vita, perché tre giorni fa ero in un lettino di ospedale e fra tre giorni sarà passato il doppio del tempo. Per assurdo sarà più facile la finale. Oggi non è andato niente, penso di non aver mai staccato. Sono entrato a 2,20 perché avevo poche energie da sprecare, è andata bene anche a 2,24, mentre a 2,27 ho provato a spingere un po’ di più per rimbalzare allo stacco e la gamba proprio non teneva. Sabato sarà completamente diverso, perché negli ultimi due giorni sono cambiato tanto: fino a due giorni fa avevo 38,5 di febbre, ieri e oggi non l’avevo, sto decisamente meglio ma è ovvio che il salto ancora è condizionato. In finale non sarà così perché in questi anni ho lavorato tanto e so di meritarmelo”. “È la gara della mia vita e continuerò a crederci nonostante quello che è successo. Non lascio nulla al caso e mi auguro di farvi impazzire come tre anni fa, spero che rivedremo lo stesso Gimbo che si è sempre fatto vedere in finale. Mi dispiace non essere riuscito a incontrare la squadra, per la prima volta da quando sono capitano, e a fare il discorso motivazionale che carica così tanto gli azzurri e anche me stesso. Di solito il giorno prima non guardo le altre gare, però Mattia Furlani non potevo perdermelo. È un fenomeno, ha una testa da campione, una dedizione unica. Ha capito cosa significa fare sport, non si è montato la testa e continua ad aver fame. Un vero campione, a diciannove anni ce ne sono pochi”.
Alto uomini (qualificazione) - È il momento tanto atteso da Gianmarco Tamberi. Il portabandiera italiano entra in gara da campione in carica dopo un avvicinamento ricco di imprevisti. Si presenta con un velo di barba, è l’unico che sceglie di non affrontare la misura iniziale di 2,15 e comincia quindi da 2,20 indossando i pantaloni lunghi. Al suo ingresso in pedana chiama il tifo degli spettatori che rispondono con gli applausi ritmati e Gimbo va a segno: supera la quota con poco margine, fa un cenno di disappunto ma il primo salto è comunque archiviato. Il campione di tutto si mette i pantaloncini corti e anche a 2,24 con il primo tentativo riesce a valicare l’asticella che trema senza cadere. Si passa le mani sul volto e poi sul collo, scuote il capo, però continua con un percorso netto, importante per la classifica. Nel frattempo si comporta bene l’altro azzurro Stefano Sottile, autore di un ruolino immacolato con 2,15, 2,20 e 2,24 tutti alla prima prova. Fuori l’ucraino argento continentale Vladyslav Lavskyy (2,15 e tre nulli a 2,20), senza misura il connazionale Andrii Protsenko e il tedesco Tobias Potye (tripla “X” a 2,15), rischia il neozelandese iridato indoor Hamish Kerr che si salva a 2,20 solo con il terzo e ultimo salto, eliminato il vicecampione mondiale JuVaughn Harrison con 2,20 alla seconda per poi fallire tre volte a 2,24, zoppicante e consolato proprio da Tamberi.
Restano in gara quattordici atleti con 2,24 all’attivo e si va a 2,27. Primo errore piuttosto netto per Gimbo, ancora più evidente il secondo in cui non trova l’elevazione, sbaglia due volte anche Sottile. Intanto l’altro campione olimpico Barshim a 2,27 rinuncia di fatto al primo salto, si tocca il polpaccio sinistro e interviene l’amico Tamberi per aiutarlo, poi il qatarino al secondo colpo oltrepassa la misura. Terzo e ultimo appello: il capitano azzurro allarga le braccia, riceve il sostegno del pubblico, stavolta riesce a staccare ma abbatte l’asticella. Di nuovo nullo anche per Sottile, ma entrambi gli azzurri sono al sesto posto e qualificati, ampiamente tra i primi dodici promossi alla finale. In cinque a 2,27: nell’ordine lo statunitense Shelby McEwen e Kerr (alla prima) insieme a Barshim, al coreano Woo Sang-hyeok e al giapponese Ryoichi Akamatsu. C’è tempo per recuperare le energie in vista della finale di sabato alle ore 19. “Le gambe non giravano benissimo - spiega il piemontese Sottile, tornato in questa stagione a 2,30 dopo cinque anni - e le sentivo rigide nella parte superiore, probabilmente per l’orario mattutino. Sapevo di star bene, ma in riscaldamento non ho fatto neanche un salto giusto. Pensavo servisse 2,27 e i tentativi non erano bruttissimi, però le gambe si erano un po’ indurite dopo l’attesa, invece è bastato 2,24 e sono contento. L’obiettivo principale era la finale, ora ce la giochiamo”.
800 uomini (batterie) - Piace la corsa di Catalin Tecuceanu che quando più conta, nell’ultimo tratto, si esibisce in una volata briosa per recuperare rapidamente quattro posizioni, dalla sesta alla seconda, dopo aver controllato fino a quel momento. È in forma il bronzo europeo, promosso direttamente per la semifinale con il secondo posto in 1:44.80 nella più veloce delle sei batterie alle spalle di un big come il keniano Emmanuel Wanyonyi, 1:44.64 per il vicecampione mondiale, ma davanti allo svedese argento iridato indoor Andreas Kramer (1:44.93) e allo spagnolo Adrian Ben (1:45.03) che dovrà ricorrere al ripescaggio. “Felice per come è andata - le parole del veneto - e per aver evitato il turno di domani. Ora vediamo cosa succede in semifinale, darò tutto”. A un passo dall’obiettivo Simone Barontini che combatte ma non riesce a inserirsi nel terzetto dei qualificati. Per il marchigiano c’è la quarta piazza con 1:46.33 dietro allo statunitense Hobbs Kessler (1:46.15), in grado di sorpassarlo a pochi metri dall’arrivo. Prevale con facilità il leader mondiale dell’anno, l’algerino Djamel Sedjati (1:45.84), sul britannico Elliot Giles (1:45.93). “Ce l’ho messa tutta, ero convinto di potercela fare - dichiara l’azzurro - ma devo riconoscere che sono stati più bravi gli altri. Adesso voglio solo recuperare le energie e concentrarmi sul turno di ripescaggio di domani”.
1500 donne (ripescaggi) - Un turno in più, ma ne valeva la pena per due azzurre che proseguono la loro avventura olimpica sui 1500 metri. È la versione migliore di Ludovica Cavalli a scendere in pista nel round supplementare, molto più efficace rispetto alla batteria. Va in fuga solitaria l’etiope Birke Haylom che crea un vantaggio enorme, anche di cinquanta metri, per imporsi con 4:01.47. Ma dietro la genovese, finalista mondiale nella scorsa stagione, si porta in testa al gruppo con personalità e fa suo il secondo posto in 4:02.46 siglando il terzo tempo in carriera, a poco più di sei decimi dal personale. Anche per Federica Del Buono il rendimento è decisamente superiore in confronto a ieri, ma la settima posizione con 4:06.00 non è sufficiente per passare. Nell’altra batteria di ripescaggio taglia il traguardo per prima Sintayehu Vissa (4:06.71) in una gara interpretata con accortezza: risale a un giro e mezzo dall’arrivo, diventa quarta, nell’ultima curva si prende il terzo posto e poi afferra anche il successo per riscattare la sensazione agrodolce della batteria in cui era scesa a 4:00.69 senza però qualificarsi. Insieme alla friulana passano la britannica Revée Walcott-Nolan (4:06.73) e la spagnola Agueda Marques (4:07.05).
5000 uomini (batterie) - Poche ore dopo la finale dei 1500 che l’ha visto fuori dal podio, scende di nuovo in pista Jakob Ingebrigtsen che in 13:51.59 si aggiudica la seconda batteria nei 5000 di cui è campione mondiale. Nella prima c’è una maxi-caduta verso l’arrivo e piombano a terra in quattro, tutti riammessi, con il successo dell’altro norvegese Narve Nordas (14:08.16) davanti all’etiope Hagos Gebrhiwet (14:08.18). Non difende il titolo come noto l’ugandese Joshua Cheptegei che ha rinunciato dopo il trionfo nei 10.000 metri.
Giavellotto donne (qualificazione) - L’aria dei Giochi fa bene alla polacca Maria Andrejczyk, argento a Tokyo, tornata a misure che le mancavano da quella stagione. È suo il miglior lancio della mattinata con 65,52 a precedere l’oro di Rio, la croata Sara Kolak (64,57), mentre viene eliminata l’austriaca campionessa europea Victoria Hudson, ventesima con 59,69.
100 ostacoli donne (batterie) - Scatta in pole position la campionessa in carica: 12.42 (0.0) per la portoricana Jasmine Camacho-Quinn. Tra le più veloci anche la nigeriana primatista mondiale Tobi Amusan con 12.49 (-0.1), nella terza batteria primo posto ex aequo per Masai Russell (Usa) e l’olandese Nadine Visser in 12.53 (+0.8).
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