Tecnologia per l'allenamento: i test di Ancona
Come coniugare il patrimonio di conoscenze tecnologiche acquisito in questi ultimi anni, alle tematiche dell’allenamento? Quesito stimolante, divenuto tema di fondo della seconda giornata della convention nazionale dei tecnici di atletica, di scena al Palaindoor di Ancona. Dal binomio taccuino-cronometro a quello computer-telecamera, in uno scenario mutato però solo all’apparenza, secondo il fisiologo Marcello Faina, direttore dell’Istituto di Scienza dello sport del CONI e moderatore della mattinata dedicata alle attese dimostrazioni pratiche. “Non dovete mai dimenticare – la sua arringa ai quasi 500 tecnici seduti sulla tribuna del Palaindoor – che gli strumenti tecnologici diventano importanti esclusivamente nella misura in cui consentono all’allenatore di meglio interpretare la prestazione dell’atleta”. Parole sante. Una sorta di anello di congiunzione teorica tra l’arroccamento scettico tipico di quelli che fuggono dal nuovo (in ogni sua espressione), ed il rampantismo neotecnologico – altrettanto discutibile – di quelli che farebbero anche la nota della spesa con il palmare. Occhi attenti in tribuna, piccole telecamere sparse qua e là pronte a carpire dettagli, modalità di applicazione di protocolli, test, strumenti. Volti giovani in misura prevalente sia in tribuna sia sul parterre, segno di una fase di ricambio ormai avviata anche tra i tecnici dell’atletica italiana. Piero Incalza tesse la trama, Antonio La Torre smussa gli angoli del programma, Elio Locatelli ascolto e spesso interviene. Maxi schermi. Slides di presentazione. Nicola Silvaggi, DT delle squadre nazionali, si cala nella sua seconda dimensione professionale, quella del docente, e illustra le meraviglie del Muscle Lab, lo strumento che ha finalmente consentito di trasformare in dati concreti i risultati delle esercitazioni di forza. Il dimostratore esegue delle esercitazioni di sollevamento alla panca, e il computer converte i segnali registrati dai sensori in valori “utilizzabili” dal tecnico; e, in piccola misura – piccola, mi raccomando, se no si sconfina nel sacrilego – si sostituisce all’allenatore, visto che una vocina metallica proveniente dalla macchina grida “faster!” (più veloce) ogni qualvolta la ripetizione viene eseguita più lentamente rispetto alle attese. Dal neuromuscolare al metabolico: è la volta del K4, l’analizzatore portatile dei gas espirati dagli atleti delle prove di resistenza (dire endurance è più à la page, ma vuol dire la stessa cosa), il cui utilizzo è illustrato dal dottor Pierluigi Fiorella, pilastro nella valutazione di uomini come Stefano Baldini, Ivano Brugnetti, Alex Schwazer, e recentemente reclutato anche dall’Inter. In questo caso gli atleti “cavia” inanellano giri su giri, a velocità crescenti, mentre il computer registra i dati prodotti dallo strumento. I test permettono di valutare il consumo energetico, di riferire i valori del VO2Max (il 2 sarebbe piccolo perché parliamo di ossigeno, ma la grafia del sito non lo consente: precisazione per i pignoli), divenuti indispensabili nella preparazione di fondisti e marciatori. Non solo, perché ad ogni prova, subito dopo la sosta, i lattacidometri analizzano il piccolo campione ematico prelevato dal lobo dell’atleta, rilevando le quantità della scoria per eccellenza diffusa nel sangue. Infine, salto sul pianeta dell’immagine digitalizzata, dell’analisi cinematica: è la volta del Dartfish, il programma che, a partire dalle riprese highspeed realizzate da speciali telecamere, consente di ottenere dati sulla velocità di avanzamento dell’atleta, sulla posizione nello spazio dei suoi segmenti corporei, ed altro ancora. Illustra Dario Dalla Vedova, dell’Istituto di Scienza dello Sport del Coni, con il conforto di Claudio Mazzaufo, responsabile azzurro dei salti in estensione. L’applicazione principe (ma non l’unica) in atletica è sui salti, e consente di valutare, tra le altre cose, la velocità d’ingresso, l’angolo allo stacco, eccetera eccetera. Scorrono le immagini di Andrew Howe e Antonietta Di Martino a Milano, in occasione della Coppa Europa First League 2007, quando, grazie al fatto di organizzare l’evento in casa, si riuscì ad utilizzare lo strumento in una occasione pienamente agonistica. Occhi sgranati. Applausi. Break. E’ ora di pranzo. Ravioli, please. Senza sensore. Marco Sicari
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