Tokyo è italiana: cronaca di una domenica sublime



Sta diventando una meravigliosa abitudine ed un riscontro con glorie dal passato recente e remoto. Bruna Genovese sublima la "via italiana" per giungere al trionfo nelle maratone più prestigiose, e questa via ha un nome: rimonta. Come Stefano Baldini ad Atene, all'inseguimento di Vanderlei Cordeiro de Lima, o come Gelindo Bordin nel 1988 a Seul, le affermazioni italiane nascono da lontano e portano lontanissimo. La storia della Tokyo Women's Marathon 2004 si snoda in una giornata calda ed assolata, con partenza ed arrivo allo stadio nazionale di Tokyo, passando attraverso o nelle vicinanze del Tokyo Dome, del Palazzo Imperiale, della Tokyo Tower e del Ponte dell'Arcobaleno, fino al giro di boa di Heiwajima, ed a ritroso per altri ventuno chilometri e spiccioli. Alle 12:10, ora locale, la partenza, con le due pacemakers designate, Alina Ivanova e Restituta Joseph al di sopra della tabella di marcia per circa 13 secondi, al primo riscontro identificato nel Tokyo Dome, circa sei chilometri e mezzo dopo il via. Le due "avanguardiste" sono state raggiunte da un quintetto composto dalle giapponesi Chiba e Fujikawa, dalle etiopi Alemu e Wami e dalla cinese Sun Yingjie attorno al decimo chilometro (passaggio in 33'52"), con Bruna Genovese ed Alice Chelangat attardate di circa otto secondi. Saltata la Ivanova al quindicesimo chilometro (50'50"), subito dopo era il turno di Aki Fujikawa, che perdeva contatto con le prime. Il particolare percorso della maratona di Tokyo, discesa dal terzo al sesto chilometro ed altrettanta salita dal trentaseiesimo al trentanovesimo, non permette di fare due più due per predire la prestazione finale, così la prima metà di gara è corsa via velocemente come al solito, con passaggi al ventesimo chilometro in 1h07'53" ed alla mezza maratona in 1h11'46". Con una Masako Chiba fresca capofila dopo il "turning point" di Heiwajima, il gruppo composto da Bruna Genovese, Shimahara e Chelangat seguiva a circa 55 secondi, a trenta metri dalla Fujikawa. L'ultima delle pacemakers, Restituta Joseph, cedeva il passo alla Chiba ed a Elfenesh Alemu al venticinquesimo chilometro (1h25'17"), e dopo un paio di chilometri anche la Wami si arrendeva, lasciando il gruppo di testa. Era questo il momento del riavvicinamento, da dove la Genovese iniziava a riprendere le avversarie, ad iniziare dalla cinese Sun al trentatreesimo chilometro, per superare anche la Wami al trentacinquesimo. Una campionessa mondiale in carica di mezza maratona ed un'altra, la etiope, che vanta cinque podi sui diecimila metri tra Olimpiadi e Campionati del Mondo. Cronometrato il passaggio in 2h00'23", iniziava il tratto in salita, chilometro trentasei, dove si materializzava la seconda parte della rimonta dell'atleta veneta (51 secondi dietro Chiba ed Alemu al 35° chilometro), che nei tre chilometri della parte di percorso più dura guadagnava ben 30 secondi sulle avversarie che la precedevano. A tre chilometri dal traguardo il sorpasso della Alemu sulla Chiba, velleitario quanto sofferto per via di dolori articolari ai piedi, come dichiarato dall'etiope nel dopo-gara, e tra il quarantesimo ed il quarantunesimo chilometro il capolavoro dell'atleta della Forestale, che affiancava e lasciava sul posto Masako Chiba per poi riprendere la leader Alemu nello spazio di trecento metri. Le due atlete superate dalla Genovese venivano raggiunte anche da Kiyoko Shimahara, sulla carta la giapponese n°4 del gruppo delle migliori (ma terza classificata nella scorsa edizione proprio davanti alla Genovese, che fu quarta in 2h34'32"), che si avviava sulla scia della Genovese, ormai senza ombre da superare ed in vista dello stadio di Tokyo. La classifica finale, capeggiata dall'italiana in un eccellente 2h26'34", ha portato al primato personale la Shimahara, seconda in 2h26'43", ed al terzo posto la Alemu in 2h26'58". Quarta la Chiba in 2h27'02", e quinta la sorprendente lituana Balciunaite, autrice anch'essa di una determinata rimonta di svariate posizioni negli ultimi chilometri, in 2h27'28". Dietro, un terzetto di nomi come la Sun (2h29'24"), la Chelangat (2h31'14") e la Wami (2h32'07"). L'azzurra era alla terza partecipazione a Tokyo, ove ricordiamo ancora stabilì il proprio primato personale in 2h25'35" nel 2001 classificandosi terza dietro Derartu Tulu e Irina Timofeyeva. Il quarto posto del 2003, dietro la stessa Alemu ed il duo di casa Takahashi-Shimahara, è stato il preludio per il trionfo odierno. Nella conferenza stampa seguita alla gara, Bruna Genovese ha dichiarato che ha seguito il proprio ritmo e le sue personali sensazioni, rinunciando a seguire le due battistrada ed a raggiungere anzitempo la pattuglia delle migliori per via del vento fastidioso che rischiava di spezzare le sue frequenze, rimandando l'impresa dopo il trentesimo chilometro, dove sarebbe iniziata la vera rincorsa al traguardo, e preservando le energie. Si ringrazia Ken Nakamura per la collaborazione amichevole e per la veloce trasmissione delle principali informazioni. Marco Buccellato


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