Torino incorona Bani, La Mantia e Sardano
Grandi gare, una bella atmosfera, tanta gente. La sintesi del Memorial Nebiolo 2005 può essere espressa in tre concetti. Non serve molto altro, per raccontare una piacevole serata di atletica. Un meeting completo, scandito da ritmi cronometrici, che rilancia le quotazioni – e le aspirazioni, si parla ormai apertamente di candidatura per il mondiale indoor – della città sabauda. Il prodotto finale, in sostanza, vale davvero il classico prezzo del biglietto. Le gare. Nel caso in cui qualcuno avesse avuto dei dubbi, possiamo dirlo: il nome di Fabrizio Mori scatena ancora - e vedi un po’ - il boato del pubblico. Torino si scalda per il ritorno del livornese, e lo accoglie con una ovazione. La prova non gli regala però più di un mezzo sorriso. Il finale rimane mezzo inceppato, e non basta per infilare mandrie di avversari, come accadeva ai tempi belli. Vince il bimbo (ha vent’anni) sudafricano Van Zyl, in un notevole 48.96, lui che quest’anno ha già corso in 48.39. Mori è comunque un atleta ritrovato, e anche il 50.06 finale (sesto posto) va letto con un pizzico di ottimismo: il tempo – almeno a breve scadenza – non può che giocare a suo favore. Gianni Carabelli lo beffa per due centesimi (50.04), dimostrando anche una certa rettività nei metri conclusivi. Laurent Ottoz è settimo in 50.31. “Purtroppo dopo il sesto ostacolo – il commento di Mori – è come se si fosse spenta la luce. Entrato nel rettilineo finale, la testa mi diceva di andare, ma le gambe non c’erano. Mi mancano dei lavori, mi sembra evidente. Avrei bisogno di costruire un risultato con una piccola pausa, vedremo se riuscirò a farlo; ma in questa fase, con le gare praticamente tutte in fila, è davvero difficile”. Uno dei risultati-copertina del Memorial Nebiolo 2005 è certamente il 17,37 nel triplo realizzato dal romeno Marian Oprea, arricchito, nella sua serie, da un altro notevole 17,32. In questa gara, merita decisamente la citazione il carabiniere pugliese Emanuele Sardano, cresciuto fino a 16,82 (aveva già realizzato 16,74 quest’anno a Catania, il 27 maggio), sesta prestazione italiana all-time e probabile maglia azzurra per la Coppa Europa di Firenze. Paolo Camossi si conferma su misure interessanti, atterrando a 16,50. Ed è decisamente interessante anche il finale di gara espresso nei 3000 metri da Sergey Lebid, vincitore della gara in 7:42.94: la lunga fila di etiopi e keniani scavalcati dall’ucraino negli ultimi 250 metri (Paul Bitok, e il fratellino di Bekele, Tariku, tra i battuti) ha fatto la figura della coda di mezzi pesanti ferma alla frontiera, tale è stata la violenza dello sprint del biondo Sergio. Pubblico a spellarsi le mani per Simona La Mantia: una cosa alla quale probabilmente bisognerà abituarsi. Tra risultati di livello, servizi fotografici sui settimanali, e vittorie internazionali, la palermitana sta davvero crescendo. Dopo Hengelo, la fiamma gialla fa il suo anche a Torino, vincendo anche se con una misura – ormai – abbastanza normale, 14,28 (+1.2). “Ho sentito da subito un problema alla coscia destra, e allora ho preferito non forzare. La stagione è lunga, bisogna cercare di non farsi male. Ma non era niente di grave, il fisoterapista Antonio Abbruzzese mi ha già trattato, e ora va molto meglio. La Coppa Europa? Se serve, sono pronta, mentre per i 15 metri c’è ancora tempo”. Magdelin Martinez, presente a Torino, ha scelto di non gareggiare poco prima del via della riunione, per evitare complicanze dopo un piccolo fastidio muscolare avvertito nei giorni scorsi. La rivedremo però a Cesenatico, per i Societari. L’altra vittoria italiana della serata è arrivata imprevista, e fragorosa, per mano di Zhara Bani nel giavellotto. La torinese d’origine somala ha demolito il proprio personale, salendo da 59,10 (la misura del titolo assoluto centrato nel 2004) addirittura ai 62,54 della seconda prestazione italiana all-time, e anche quinta prestazione mondiale dell’anno. Papà italiano (d’origine livornese), mamma somala, avviata al giavellotto e ai risultati d’elite dal leggendario Carlo Lievore, la Bani è probabilmente il più bel regalo all’atletica italiana del meeting di Torino. “Non riesco ancora a crederci: l’obiettivo era certamente superare i 60 metri, ma in questo modo, proprio no...No, neanche in allenamento era mai successo. Ma a me piacciono le gare, sono un’agonista, e mi esalto quando la posta in palio è importante”. Seguita da Maria Marello e da Mimmo Di Molfetta, la 25enne Bani ha obiettivi concreti: “Vorrei entrare in un gruppo militare, anche per poter vivere l’atletica con maggior tranquillità. Spero di riuscirci presto”. I 400 piani di Davian Clarke (primo in 45.52) regalano i altri sorrisi in chiave azzurra: Andrea Barberi, già protagonista la scorsa settimana in Coppa Campioni a Lagos (dove aveva vinto nel vento in 46.29), scende sotto i 46 secondi, chiudendo al quarto posto in un eccellente 45.92. Chiara iniezione di fiducia per il romano, che punta ad una grande stagione sul giro di pista. “Ma non è che mi sia piaciuto granché: soprattutto nei primi 200, non ero facile come avrei voluto. Comunque, se questo vuol dire fare 45.92...”. Le sorelline svedesi Kallur si erano presentate a Torino forti di un inizio di stagione sfolgorante: hanno però trovato un ostacolo in più, diciamo il classico undicesimo ostacolo, nella statunitense Lolo Jones, capace di migliorarsi e vincere fino 12.83 (vento a +0.9). Cinque centesimi meglio di Susanna (che a Hengelo, domenica scorsa, aveva ottenuto 12.65), otto meno di Jenny. Nella gara ad ostacoli al maschile, il brasiliano Mateus Inocentio si afferma in 13.46, con Andrea Giaconi che è terzo in un discreto 13.68, a conferma del buon momento attraversato dal reggiano, già assai positivo in Coppa dei Campioni. Sandra Glover non appare stanca di correre, malgrado i suoi 36 anni. Domina i 400 ostacoli, chiudendo in un notevole 54.41, crono che conferma il 54.01 già ottenuto in stagione. A Monika Niederstaetter sembra mancare ancora un pizzico di brillantezza: chiude al quinto posto in 56.65, leggermente indurita nel finale, ma il suo rendimento è comunque costante dalle parti dei 56 secondi. Per il momento può bastare. Nei 3000 metri Silvia Weissteiner è coraggiosa. Si lancia subito sul passo delle keniane, in testa al gruppo, tiene fino ad almeno due giri dalla fine, poi però accusa l’avvio troppo sollecito. Il suo crono finale, 9:09.66, buono per il secondo posto (vittoria alla Chepchumba, in 8:59.87) ne risulta fatalmente appesantito. Ma il piglio è decisamente quello giusto. Progressi nei 100 metri anche per Stefano Dacastello, secondo in 10.42 alle spalle del giamaicano Patrick Jarret, 10.38. Il velocista lunghista delle Fiamme Gialle appare cresciuto, ed il buon piazzamento è la conferma. Chiusura con la campionessa olimpica: Veronica Campbell ha chiuso il gas negli ultimi 20 metri dei suoi 200m, realizzando comunque un ottimo 22.35. Difficile pensare che non la rivedremo protagonista anche nel 2005. Marco Sicari
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