Tre generazioni a confronto verso il futuro
15 Marzo 2017Oggi a Castelporziano (Roma) - dopo la cerimonia di giuramento presso il Centro Sportivo delle Fiamme Gialle - Donato, Tortu e Randazzo si sono raccontati insieme ad un campione di sempre della velocità azzurra come Pavoni
di Alessio Giovannini
Quattro atleti e tre capitoli della storia dell'atletica italiana tra passato, presente e futuro. Oggi nello stesso posto, il Centro Sportivo Fiamme Gialle di Castelporziano (Roma) erano tutti lì, a pochi passi l'uno dall'altro: Fabrizio Donato (40 anni), bronzo olimpico del salto triplo reduce dalla splendida medaglia d'argento agli Europei Indoor di Belgrado, insieme ai due astri nascenti Filippo Tortu (18 anni, argento mondiale under 20 dei 100 metri) e Filippo Randazzo (20 anni, settimo nel lungo ai recenti Euroindoor). In prima fila un campione di sempre della velocità azzurra, Pierfrancesco Pavoni, argento agli Europei del 1982 nei 100 metri e poi secondo anche ai Mondiali di Helsinki 1983 nella 4x100 che schierava in quarta frazione il mito Pietro Mennea. Una carriera in cui lo sprinter romano classe 1963 si è messo al collo due argenti agli Europei Indoor (1987 e 1990) e due bronzi ai Mondiali al coperto (1987 e 1989) sempre nei 60 metri. All'incontro con la stampa erano presenti anche il Comandante del Centro Sportivo Fiamme Gialle, Gen.B. Raffaele Romano e il presidente FIDAL Alfio Giomi, affiancato dal presidente onorario Gianni Gola, dal vicepresidente federale Vincenzo Parrinello e dall'Assistente del Direttore Tecnico dell'Alto Livello Roberto Pericoli.
DONATO E LA SFIDA CON TOTTI - "Per me questo è un periodo magico - esordisce Donato - in cui i miei sogni continuano ad avverarsi. Anche se forse il salto della vita è quello che deve ancora arrivare". L'arruolamento di Donato in Fiamme Gialle risale al 6 ottobre del 1995; a quella data Tortu e Randazzo - che proprio oggi hanno prestato il giuramento ufficiale - non erano ancora nati. "Mi fa molto piacere dare il benvenuto tra i grandi - aggiunge Fabrizio con piglio da vero capitano - a questi due ragazzi che rappresentano il futuro delle Fiamme Gialle e dell'atletica italiana". Non c'è giorno che qualcuno non chieda all'infinito Donato il segreto della sua longevità sportiva: "Non so se ci sia un segreto, ma credo che sia importante avere sempre nuovi stimoli. Seguo un'alimentazione molto proteica, prima di Belgrado non ho mangiato pasta per due mesi. Più che di dieta, mi piace parlare di educazione alimentare". In archivio la stagione indoor, lo sguardo va già verso quella all'aperto e anche più oltre. "Dopo una settimana di rigenerazione, ho già ricominciato ad allenarmi. Stamattina alle 9 eravamo in palestra con Andrew (Howe, ndr) perché non posso permettere al mio motore di fermarsi e questa esperienza come atleta-coach mi sta dando tantissimo. Non mi pongo limiti anche perché 6 Olimpiadi nell'atletica non le ha mai fatte nessun italiano... chissà?" Nel frattempo Donato ha lanciato una simpatica sfida ad un altro big dello sport nazionale, Francesco Totti, il capitano della Roma con cui condivide anche l'anno di nascita (1976). "Totti è un grandissimo campione che ammiro e apprezzo per le sue capacità e la sua determinazione perché ancora oggi quando entra in campo fa la differenza. Mi piacerebbe incontrarlo per condividere le nostre esperienze sportive e magari invitarlo per una partitella a calcio-tennis, una specialità in cui non vi nascondo che me la cavo molto bene!"
PAVONI-TORTU: LA MERAVIGLIA DELLO SPRINT - Prima di oggi il nome di Filippo Tortu aveva incrociato quello di Pierfrancesco Pavoni già in due occasioni. Il giovane velocista lombardo di origine sarda si è, infatti, impossessato dei record italiani junior di 100 (migliorato fino a 10.19) e 60 metri indoor (6.64) che appartenevano entrambi a Pavoni. "I primati sono fatti per essere battuti - il commento di Pavoni, unico azzurro dell'atletica italiana a raggiungere, a Roma 1987, la finale dei 100 metri ai Mondiali - ed è un piacere che ad averlo fatto sia stato un atleta come Filippo che ha un talento e una corsa che è una meraviglia come quella di Livio Berruti. Una corsa che lo può portare davvero a fare grandissime cose sia sui 100 che sui 200 metri. Con quei piedi sul lanciato può costruire un'accelerazione davvero incredibile!" "Un atleta come Pavoni - risponde non senza emozione Tortu - è un riferimento per chi come me fa velocità. Sono lusingato del paragone con Berruti che ho avuto la fortuna di conoscere di recente. Avrò visto mille volte le immagini della sua vittoria alle Olimpiadi di Roma 1960. Il suo stile di corsa è una grande ispirazione per me e senz'altro lui rappresenta il duecentista che vorrei diventare". Le idee di Filippo, allenato da papà Salvino, sono belle chiare così come le sue ambizioni per la stagione all'aperto. "Vado ancora a scuola, ma ormai vivo l'atletica da professionista. La prossima settimana i miei compagni di classe andranno in gita, ma io resterò a casa per allenarmi. Primo step gli Europei under 20 di Grosseto a luglio dove punto al podio nei 100 metri. Voglio migliorare il personale, correre anche qualche 200, e conquistare il pass per i Mondiali di Londra nella prova individuale e con la 4x100 con cui dovremmo fare una prima uscita ai Mondiali di staffette a Nassau. E' importante confrontarsi con l'atletica internazionale di livello assoluto, la dimensione di cui spero di fare sempre più parte".
RANDAZZO, NUOVI ORIZZONTI - "La stagione indoor - racconta il ventenne lunghista siciliano con i capelli rossi - mi ha proiettato in un altro mondo. Essere entrato nel club degli ottometristi azzurri mi fa un certo effetto, ma voglio che sia solo il punto di partenza". Per dove? "Il 2017 è la stagione degli Europei under 23 dove ho nel mirino una medaglia, ma un mese dopo ci saranno i Mondiali di Londra. Mi mancano ancora 10 centimetri per centrare lo standard di iscrizione. Non sarà semplice, ma voglio arrivarci anche perché in questo momento nella mia specialità tira una bella aria in Italia e questo crea fermento e stimoli per fare bene". Filippo è nato a Caltagirone, vive a San Cono in provincia di Catania, ma ogni giorno per allenarsi si fa una quarantina di chilometri per andare a Valguarnera (Enna): "E' l'impianto dove mi alleno e dove c'è un bravo coach, Carmelo Giarrizzo. E' grazie a lui se sono arrivato fino a qui".
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