Un giorno, un'impresa

11 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

11 marzo. 1956, nella base aerea di Travis, figlio di un militare, nasce Willie Banks, l’uomo che spezzerà il silenzio. Perché tocca a questo triplista sempre allegro suggerire al pubblico di scandire con un applauso ritmato le rincorse, chiudendo l’epoca (o l’era) in cui il saltatore doveva chiudersi in un bozzolo di silenzio, alla ricerca – si diceva – della concentrazione assoluta. Meglio saltare dentro l’aria dell’entusiasmo che cresce, pensa Willie che nella storia dell’atletica entra anche per altre solide ragioni: dopo l’argento di quasi trent’anni fa, ai primi Mondiali, diventa primatista mondiale rimbalzando a 17,97 il 16 giugno 1985 ai campionati americani di Indianapolis e tre anni dopo, stessa pedana, nei Trials illuminati dalla cometa improvvisa di Flo Jo, esplora per primo il continente dei 18 metri toccando 18,20. Quel giorno, però, Indy è anche windy, ventosa: +5,2. Non lo è per quella buonanima di Florence: 0,0 è scritto sul foglio gara accanto allo stordente 10”49. Il record di Banks (ancora quarto all time) verrà migliorato da Jonathan Edwards nel magico ’95 quando, dopo il ritocco di un centimetro, il magnifico britannico atterrerà nella terra incognita.

Giorgio Cimbrico



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