Un giorno, un'impresa
13 Marzo 201313 marzo. E’ l’ultimo giorno della vita breve di Paul Kipkoech, trentadue anni trascorsi tra il 1963 e il 1995, magnifico campione del mondo dei 10000 a Roma ’87 con quelle accelerazioni leggere e devastanti che preferiva produrre in curva. Dietro, Francesco Panetta stringeva i denti: aveva capito benissimo che un secondo posto dietro quell’angelico diavolo era qualcosa di grande, di bello. Il bersaglio grosso lo avrebbe centrato nelle siepi, il calabrese. Paul ebbe poco tempo a disposizione: era finito due volte al posto d’onore ai Mondiali di Cross (dietro Carlos Lopes e John Ngugi), aveva conquistato tre volte il titolo a squadre con l’implacabile Kenya, ebbe la sua indimenticabile serata romana. Depredato dei suoi piccoli guadagni dai rapaci dirigenti del suo paese, scomparve dalla scena. La voce era che, come Henry Rono e altri, avesse trovato il diavolo nella bottiglia. Chi va sull’altopiano, a Kapsabet, trova la tomba che la moglie ha voluto accanto alla loro casa.
Giorgio Cimbrico
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