Un giorno, un'impresa

22 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

22 marzo. Nel 1937, quando l’amore per il Fuehrer in Germania è senza confini, a Quierscheid, nella mineraria Saarland, viene alla luce un materiale prezioso: Armin Hary,  il primo uomo a correre in 10”. Diecinetti, scritto così, fa anche più effetto. Armin, ala sinistra, vive da adolescente il miracolo di Berna quando la Germania (Ovest) dei fratelli Walter e di Rahn batte (con aiuto chimico?) i maestri ungheresi ma il suo amore per il calcio sta vacillando. Il suo giorno dei giorni è il 2 giugno 1960 sulla pista, in terra battuta, del Letzigrund zurighese. Il meeting è il Weltklasse, etichettato anche Olympia: Roma dista poco più di due mesi. Alle 19,45 Armin, opposto a un trio francese e sllo svizzero Schuttler, va via prima dello sparo. Non c’è richiamo del controstarter e lui corre e arriva: due cronometristi prendono 9”9, uno 10”0, uno aggiuntivo 9”8. Comunque, è falsa e la gara si ripete alle 20,20, con vento a favore leggermente superiore alla gara annullata: 0,9 contro 0,6. Gli orologi (ovviamente svizzeri) dicono 10”0, 10”0, 10”1; la rivelazione elettrica, 10”25. Dopo i 10”1 di Willie Williams, Ira Murchinson, Leamon King e Ray Norton, maturati tra il ’56 e il ’59, il primo ad arrivare sul crinale è un bianco. Complici gli staffettisti americani, Hary farà doppietta 100-4x100 a Roma, nei Giochi da cui gli sprinter Usa usciranno con le ossa rotte. Sposa una ragazza ricca, va a vivere nel castello bavarese del suocero e torna ai… disonori della cronaca nel 1980 quando prende un anno e mezzo di galera per truffa immobiliare ai danni dell’Arcivescovado di Monaco.

Giorgio Cimbrico



Condividi con
Seguici su: