Un giorno, un'impresa
12 Aprile 201312 aprile. Trentadue anni fa, a Krasovo, non lontano dalla storica città di Yaroslav, nasce Yuri Borzakovsky che così i genitori decidono di denunciare all’anagrafe in onore di Yuri Gagarin che proprio in questo giorno di primavera aveva descritto la prima orbita attorno alla terra rimanendo 108’ nello spazio, con gran dispetto degli americani: il Grande Satana li aveva fregati. Anche Borzakovsky - per intuizione del suo vecchio allenatore che ne aveva saputo valutare le formidabili capacità di recupero - ha provato a disegnare una propria orbita tattica che ad antichi suiveur non può che ricordare quella adottata dall’All Black Peter Snell, oro olimpico sul mezzo miglio sia a Roma ’60 che a Tokyo ‘64, e dall’americano Dave Wottle, olimpionico a Monaco ’72 e famoso per correre sempre con un cappellino da baseball ben piantato sul cranio.
Piazzarsi in fondo al drappello per preparare un arrembaggio finale non significa, in realtà, lanciarsi in una furibonda volata ma puntare al mantenimento della velocità di crociera, saltando gli affannati che hanno speso troppo. L’ideale mai raggiunto (ma David Rudisha ha buone chance di farcela…) è di procedere sul piede dei 50” per due giri, in un capolavoro di metronomia spesso non agevole su una distanza di confine come gli 800, sui quali sono previsti contatti e trabocchetti imprevisti.
Yuri stupì il mondo dell’atletica sin da suoi esordi firmando 1’42”47 a vent’anni, al meeting d Bruxelles, e andò avanti tra picchi, delusioni, scelte impreviste e imprevedibili tipiche del purosangue. Ebbe la grande chance nel 2003, ai Mondiali parigini 2003, ma finì per cedere all’algerino Said Guerni, che abitava a un tiro di sasso dallo Stade de France. Un anno dopo, ad Atene, la sua tattica ebbe ragione, nei 150 serratissimi metri finali, nientemeno che sul beffardo kenyano di Danimarca Wilson Kipketer - che finì per rompere come un trottatore, infilzato per quattro centesimi anche dal sudafricano Mbulaeni Mulaudzi – e lo trasformò nel primo e unico russo a conquistare la corona olimpica degli 800, sfiorata da Yevgeni Arzhanov (sovietico, ucraino e in possesso di una formidabile base veloce) nel ’72 di fronte all’incalzare dello spietato Wottle.
Giorgio Cimbrico
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