Un giorno, un'impresa
24 Aprile 201324 aprile. Secondo la tradizione, è il giorno in cui nel 1184 prima dell’avvento di Cristo, e cioè 3197 anni or sono, gli eroi greci, sfruttando l’inganno del cavallo, entrano a Troia e fanno un macello. Oltre a guerrieri coraggiosi e, diciamolo, crudeli, erano anche atleti interessanti, come dimostra la cronaca stesa da Omero per i giochi funebri in onore di Patroclo, l’amico di Achille che, da come è descritto, doveva essere una specie di decatleta o fosse già esistito il rugby, una di quelle terze linee che fanno breccia.
Torniamo alle gare in memoria del giovanotto legato al Pelide: nel disco il primo a lanciare è Epeo che evidentemente era un innovatore e, come tutti gli appartenenti a questa tribù, poco compreso: lanciò roteando, dice il poeta, e gli Achei ridevano. Sul tentativo di Leoteo, Omero dice poco ma non ha dubbio che la gara sembra decisa quando l’attrezzo scagliato dal gigantesco Aiace Telamonio sorpassa i segni degli altri: significa che venivano già utilizzati i picchetti. Ma non è finita perché arriva Polipete tessalo, figlio di Piritoo e di Ippodamia, uno dei pretendenti alla mano di Elena, e frega tutti all’ultimo lancio, come Al Oerter.
Nella corsa, che non è ancora il classico stadio (circa 200 metri) ma una prova di resistenza, perdipiù sulla sabbia, Ulisse, che come tutti sanno era furbissimo, prende le orme di Otteo, fa l’attendista e alla fine ha la meglio. Un callido succhiaruote. Ma Odisseo darà poi prova di essere anche un eccellente lanciatore vincendo il disco nelle prove sportive che i Feaci organizzano in suo onore. Merito suo ma anche di Atena che gli è sempre al suo fianco. Con un doping divino si arriva lontano.
Giorgio Cimbrico
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