Un giorno, un'impresa
26 Aprile 201326 aprile. E’ il 1564 quando a Stratford upon Avon nasce William Shakespeare che con l’atletica non c’entra niente. Ma, on un personaggio di questo peso, come è possibile rinunciare a un giochetto? Avvicinare qualcuno della sua interminabile galleria di personaggi al nostro mondo, altrettanto vasto quanto a caratteri e teatralità.
Con i suoi tormenti, i suoi dubbi, gli inganni della sorte sempre in agguato, Amleto non può che essere un velocista e vista la stazza, Calibano (la Tempesta) è un lanciatore, discobolo o martellista. Per acume tattico, Enrico V è un eccellente ottocentista che sa ottenere il meglio nelle condizioni più difficili e per capacità di soffrire le pene di questo mondo, Re Lear è un maratoneta o uno specialista della 50 km di marcia. L’agilità offerta nel correre a perdifiato nelle strade di Verona e nello scalare balconi porta diretto Romeo al salto con l’asta e al fisico nervoso di Renaud Lavillenie. E, sempre per rimanere nella specialità che unisce razionalità e follia, Caterina (la Bisbetica Domata) ricorda maledettamente una campionessa affascinante e mobile come il mercurio, almeno quanto lo era l’imprevedibile promessa sposa di Petruccio: Yelena Isinbaeva.
Otello, per imponenza, può essere avvicinato a Usain Bolt, che certo non si sognerebbe di strangolare chicchessia, anche se, tutto sommato, una certa opera di soffocamento il giamaicano ha saputo offrire, specie al suo ingresso sulla scena olimpica e un anno dopo, a Berlino, quando concesse due recite indimenticabili, degne dell’Old Vic e del Globe, il teatro voluto e fondato da mastro Will, il più gran… allenatore di trame che storia ricordi.
Giorgio Cimbrico
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