Un giorno, un'impresa
15 Maggio 201315 maggio. Due anni fa, morte accidentale di un maratoneta. Che vola da una finestra dopo una violenta lite con la moglie, cade sei metri più in basso. Trauma cranico: all’ospedale arriva morto. Alla polizia di Nyahururu, altopiano del Kenya, non rimane che stendere il verbale, cominciando dai dati del defunto: Samuel Wanjiru, nato il 10 novembre 1986. Poco più di 24 anni e campione olimpico a nemmeno 22. Un Icaro senz’ali.
Samuel era un ragazzo povero, figlio di un’infermiera che dava una mano in un campo profughi. Ragazzino, va in Giappone a correre, a studiare, a cercare una disciplina di vita sotto i consigli di Koichi Morishita, argento olimpico a Barcellona. A 18 anni è già in grado di correre i 10000 in 26’41”, record mondiale juniores, e i 21 km in 59’16”, record mondiale assoluto strappato nientemeno che a Paul Tergat. Diventa il più giovane - e sorprendentemente il primo kenyano - a spuntarla nella maratona dei Giochi: capita a Pechino, in una giornata calda e dura, quando corre disinvolto in 2h06’32”, tre minuti sotto il record olimpico di Carlos Lopes. Di lì a qualche mese sarebbe giunto sul traguardo londinese, nei pressi di Buckingham Palace, in 2h05’10” ammettendo di poter prenotare uno sconvolgente tempo sotto le 2 ore in un futuro vicino. Le due vittorie a Chicago, nel 2009 e nel 2010, completano il suo lascito, il suo testamento.
I soldi, specie i un paese dove ne girano pochi, possono dare alla testa e Wanjiru ne aveva guadagnati: tre anni fa, 500.000 dollari in un colpo per l’accoppiata Londra-Chicago, da aggiungere a quelli che aveva raccolto in tante mezze maratone da record. E così nel dicembre del 2010 il suo nome era salito sulle creste amare della cronaca per esser stato trovato in possesso di un fucile d’assalto, un AK47, con cui aveva minacciato un guardiano notturno, una domestica e la moglie. Dicono che bevesse (la birra è una piaga dell’atletica kenyana: sufficiente pensare a come finì quella meraviglia di Henry Rono…), che facesse una vita sregolata, che il matrimonio con Triza Nyeri facesse acqua. Al momento di andare a giudizio, Triza ritirò l’accusa di tentato omicidio: “Ci siamo riconciliati”. Una settimana dopo Sammy aveva un’udienza per il capo d’imputazione rimasto: possesso illegale di arma. Il magistrato ha preso atto dell’accaduto e ha archiviato il caso.
Giorgio Cimbrico
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