Un giorno, un'impresa

04 Giugno 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

4 giugno. Trent’anni fa, ai campionati open di Romania, Anisoara Cusmir allungò il tiro. Con un vento perfetto e legale (misurato al centimetro, 1,34 a favore) ottenne due salti buoni, il primo e il quinto, 7,27e 7,43, due record del mondo in un colpo. Il secondo progresso fu una detonazione. Non era la prima volta che lo Stadio della Repubblica (del “benevolo” padre Ceausescu) ospitava un doppio exploit: meno di anno prima Anisoara aveva spazzato il record di Vilma Bardauskiene atterrando a 7,15 ma soltanto per cinque brevi minuti di gloria: all’inizio del sesto turno Valerie Ionescu le rispose con 7,20.

Cusmir aveva vent’anni, aveva un bel viso dagli zigomi alti e veniva da Braila, un porto sul Danubio che porta molti altri nomi: in tedesco, in slavo, in turco. La storia è passata molte volte da quelle parti. Nella primavera dell’anno dopo, ancora sulla pedana di Bucarest, ritoccò di un centimetro il mondiale in un match contro sovietiche e bulgare. Venti giorni dopo, il doppio acuto che la spedì in testa al pronostico sulla via di Helsinki che si accingeva ad ospitare i primi Mondiali.

La finale venne in una giornata battuta dal vento gagliardo e fresco dell’estate del Nord: le correnti vennero sfruttate da una diciottenne tedesca est di alta statura che si era segnalata da adolescente, membro della Freie Deutsche Jugend, in quei festival della Gioventù comunista che andavano in scena nel Commonwealth socialista. Heike Daute, poi Drechsler dopo matrimonio con il portiere del Wismut Aue, fece la sua prima autoritaria irruzione fissando la quota da superare a 7,27. Sempre con il vento in poppa, Anisoara, che nel frattempo era diventata la signora Stanciu, seppe rispondere con 7.15, Carol Lewis con 7,04, per confezionare il podio di Eolo. Un anno dopo Anisoara sarebbe entrata nella galleria delle olimpioniche in fondo a una boicottata gara che non offrì tensioni: 6,80 al primo salto, 6,96 al quarto. Dopo lo scherzo di due anni prima, Valerie Ionescu finì lontana, a 6,81. Heike si sarebbe impadronita del record l’anno dopo, al Dynamo Sportforum di Berlino, con 7,44.

Giorgio Cimbrico



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