Un giorno, un'impresa
12 Luglio 201312 luglio. Una fotografia abbastanza recente offre Juha Vaatainen con una fitta barba bianca: oggi compie 72 anni, nato appena all’indomani della Guerra del Nord, contro i russi. E’ stato il finlandese che ha ballato una sola estate. Anzi, a dire il vero, ha ballato soltanto nei quattro giorni d’estate tra il 10 e il 14 agosto 1971, sotto la bella torre dello stadio di Helsinki, ridando a Suomi vecchie glorie e nuovi titoli: due corone europee.
Un rivoluzionario, si disse e si scrisse di lui, capace di dare una scossa alla “processione” dei 10000, di sferzare con violenti cambiamenti di ritmo, di finire con quello che gli anglosassoni chiamano kick, calcio. Il 53”8 al 25° giro e il 53”0 sull’ultima tornata dei 5000 furono tonanti novità proposte da questo strano personaggio dalle basette da ritratto ottocentesco e da un retroterra piuttosto modesto, scandito da solitari periodi di preparazione in Grecia e sui Pirenei.
Sui 10000 i favoriti erano il tedesco est Jurgen Haase e il britannico Dave Bedford: Juha domò il secondo, noto cavallo pazzo, e si libero del primo, dotato di spunto pericoloso, migliorandosi in una botta di venti secondi e scendendo a 27’52”78, per andare a raggiungere nella cronologia del record nazionale una serie di nomi sospesi tra storia e mito: il Kalevala delle lunghe distanze. Quattro giorni dopo, concesse il bis sui 5000 lasciandosi alle spalle il francese Jean Wadoux e il tedesco ovest Harald Norpoth che possedevano forti e veloci credenziali sui 1500, Anche in questa occasione fasciò il successo nella carta dorata del record personale e finlandese: 13’32”8.
Lo si rivide all’Olimpiade di Monaco di Baviera, un anno dopo, per un anonimo 13° posto nei 5000, seconda gemma della corona di Lasse Viren, nella parentesi che riportò alle luci della ribalta gli uomini del nord: Il duello che sui 1500 Pekka Vasala ingaggiò con Kip Keino, e che l’ascetico risolse a suo favore, fu una delle pagine più coinvolgenti sotto il tendone dell’Oyimpyastadion. Juha diede ancora qualche segno cronometrico all’indomani dei Giochi e finì lì. Due anni dopo, agli Europei di Roma, dirigeva la “torcida” finnica.
In seguito, ha allenato sia mezzofondisti che marciatori (Salonen e Esssayah i suoi allievi più illustri), si è dilettato con la pittura, ha provato, senza riuscire, di entrare in Parlamento. Rimarrà nel ricordo per quei suoi 4 giorni del Condor.
Giorgio Cimbrico
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