Un giorno, un'impresa
14 Luglio 201314 luglio. Quindici anni fa Hicham El Guerrouj riuscì in un’impresa: spazzare dai giornali e dalle tv il dramma di Ronaldo, sceso in campo in condizioni disastrose nella finale mondiale di due giorni prima in cui la Francia demolì il Brasile e tornato così barcollante da suscitare spettri sull’intervento della magia nera. O macumba, come si dice da quelle parti. Quella del gentile marocchino fu magnifica magia bianca, accompagnata da una polvere fatata che sparse lungo la pista dello stadio Olimpico e che investì la folla che ebbe in premio tale prodigio.
Una digressione prima di andare avanti: i record su piazza romana, di solito, hanno una vita lunga (sufficiente pensare al 2,09 di Stefka Kostadinova, ormai avviato ai 26 anni di resistenza) e il limite firmato dal marocchino su una delle distanze più nobili ha ormai assunto una sua forte solidità temporale che conferma l’eccezionalità della pagina scritta al Golden Gala.
Non resta che tornare a quella serata: la gara venne corsa alle 21 (orario umano e perfetto per chi doveva stendere la propria corrispondenza…) e lanciata su ritmi formidabili dai kenyani Robert Kibet e Noah Ngeny che proprio su una pista italiana, a Rieti, di lì poco più di un anno avrebbe abbattuto il formidabile record mondiale sui 1000 metri di Seb Coe con la prima e unica irruzione sotto i 2’12”.
Dunque, Kibet in 53”5, Ngeny in 1’50”5 e 2’18”5, con vantaggio astronomico (quasi tre secondi) sullo split di Noureddine Morceli nel giorno del suo secondo record mondiale e nizzardo. El Guerrouj seguiva a un armonioso giro di gambe e prese la testa ai 1200, passata in 2’46”4. A quel punto, in quel derby maghrebino a distanza, conservava solo sette decimi di margine sull’algerino. In quei 300 finali, pur obbligato a un esasperato numero di giri, Hicham seppe offrire la calligrafia messe in mostra sin dal suo primo ingresso sulla scena internazionale: era una batteria mattutina ai Mondiali indoor a Parigi-Bercy e chi c’era non ha dimenticato. Ultimo tratto in 39”66 per un totale che non fu subito noto per qualche bizza del tabellone posto sulla linea del traguardo. Dopo qualche minuto,venne ufficializzato in 3’26” spaccato e qualcuno ipotizzò potesse essere un aggiustamento da un rilevamento manuale. In ogni caso, non lasciava il briciolo di un’ombra sull’impresa: Morceli era stato lasciato indietro di un secondo molto abbondante.
Meno di un anno dopo, il 7 luglio 1999, Hicham tornò a Roma e aggiunse un’altra gemma alla corona: miglio in 3’43”13. Anche quello a tutt’oggi imbattuto, con la conferma che l’Olimpico è una cantina dove si conservano solo etichette di gran pregio.
Giorgio Cimbrico
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