Un pomeriggio con Fabrizio Mori
31 Gennaio 2017Il campione azzurro alle Terme per “A Scuola con gli Azzurri”
Altro incontro da ricordare per i giovani delle Scuole del CR Lazio si è svolto ieri, Lunedì 30 gennaio, presso lo Stadio delle Terme di Caracalla “N. Martellini”, dove è stato accolto tra l’entusiasmo dei ragazzi della Scuola Terme il campione del mondo dei 400 ostacoli Fabrizio Mori. Un’emozione per i ragazzi poter ascoltare le esperienze sportive di un atleta, ora tecnico delle Fiamme Gialle, che ha vestito per tanti anni la maglia azzurra nei più importanti incontri internazionali. Di seguito l’intervista redatta da Alessia Manfredelli al termine dell’apprezzata lezione di atletica condotta dalla medaglia d’oro di Siviglia 1999 per il ciclo di incontri “A Scuola con gli Azzurri” promosso dalle Scuole CR Lazio.
Tu hai avuto modo di vivere i più alti livelli dell’atletica e hai fatto un tuo percorso di formazione e proprio per questo, ti chiedo di esprimere un tuo pensiero per quanto riguarda le categorie giovanili, il problema della specializzazione precoce e lo sviluppo di programmi a lungo termine.
La specializzazione precoce accelera e non rispetta i tempi dei giovani atleti. L’attenzione andrebbe rivolta ai programmi e all’inserimento di elementi ed esercitazioni che insegnino al bambino il corretto gesto tecnico delle varie discipline facendolo divertire. Le basi tecniche vanno apprese fin da piccoli in modo che il bambino di oggi possa giocare e interiorizzare esercitazioni tecniche proprio per garantire molte più opportunità al giovane atleta di domani.
Quale consiglio daresti ai tecnici?
Di far giocare di più con il gesto tecnico della disciplina per minimizzare errori e per favorirne l’apprendimento proprio durante il periodo in cui i bambini apprendono più velocemente.
E ai ragazzi?
Che è importante distinguere i momenti in cui il gioco è svago e divertimento, e quando invece c’è anche bisogno di concentrarsi e prendere seriamente i momenti di spiegazione durante il gioco -apprendimento.
E ai genitori?
È necessario che il tecnico gestisca il rapporto anche con il genitore per far comprendere quanto sia importante l’appoggio di un genitore nell’incoraggiare i figli senza pressarli o creare aspettative.
È sempre più difficile conciliare la scuola e lo sport, quali erano le tue priorità come atleta in età giovanile e cosa diresti ai ragazzi di oggi che hanno difficoltà a conciliare scuola e sport.
La scuola stessa dovrebbe aver modo di pensare allo sport e supportarne le attività. Si tratta di organizzare le due cose, non è impossibile. Anche altri Paesi nel loro piccolo hanno copiato i modelli americani e sono riusciti ad organizzare le vite degli studenti-atleti. Il consiglio è quello di organizzarsi al meglio con i tempi anche se, coloro che decidono di praticare sport a certi livelli e intanto sono studenti, spesso tolgono tempo a momenti di svago e divertimento ma questo fa parte del gioco e bisogna metterlo in conto. Del resto per un atleta, l’allenamento stesso è una carica di divertimento, altrimenti non si farebbe questa scelta. L’importante è ritagliarsi comunque quei pochi ma importanti momenti di svago nonostante gli impegni.
Non tutte le gare si affrontano al top della propria condizione fisica, può capitare di dover affrontare sfide difficili e non sentirsi in forze ma ci si trova a dover allacciare le scarpe e scendere in campo lo stesso. Come hai affrontato le tue sfide più difficili, quale frase hai ripetuto a te stesso?
Se quello che fai, lo fai con passione, i giorni che hai 100 dai 100, i giorni che hai 40 dai 40. Io ho corso una gara con una microfrattura al piede e sono arrivato lo stesso terzo ad un europeo. Forse proprio quella condizione mi ha stimolato a dare di più. Mi sono affidato a me stesso e ce l’ho fatta. Bisogna arrivare pronti alla gara e aver voglia di dare il massimo, qualunque competizione sia e anche quando non ci sentiamo al top.
Hai praticato altri sport oltre all’atletica?
Ho iniziato con l’atletica con la scuola.
A che età hai iniziato?
10 anni
L’Olimpiade rappresenta la massima realizzazione per la carriera di un atleta, quali emozioni hai provato?
L’emozione più grande che ci possa essere per un atleta. Non arrivai al top della forma ma ho trovato comunque strategie per allenarmi nei periodi precedenti. E’ il momento in cui stai dietro ai blocchi che ti rendi conto di dove sei e in quel momento, prima della partenza sentivo molto di più l’emozione di trovarmi ai Giochi Olimpici.
L’età giovanile mette in campo ragazzi nella fase puberale, caratterizzata da un cambiamento biologico e a volte ai blocchi di partenza si trovano ragazzi e ragazze con caratteristiche molto diverse tra loro. Cosa diresti al ragazzo che deve affrontare una gara sugli ostacoli e che presenta caratteristiche fisiche apparentemente e momentaneamente svantaggiose rispetto ad un coetaneo che presenta uno sviluppo fisico apparentemente più vantaggioso?
Bisogna Mettersi in gioco sempre, anche quando credi che sia impossibile. A me piaceva correre tra gli ostacoli e quando ho capito che correre i 110 non mi divertiva più (anche perché poteva diventare pericoloso per via dell’altezza a 1,06), ho seguito il consiglio del mio allenatore e dai 110 hs passai a correre sul giro di pista. Il ruolo dell’allenatore, della guida è fondamentale, molte volte la differenza la fai proprio grazie a chi ti propone di vedere le cose in modo differente e di conseguenza fare scelte differenti, spesso più adatte alle proprie caratteristiche individuali. Per fortuna l’atletica offre molte discipline e di conseguenza la possibilità di sceglierne una adatta alle proprie caratteristiche.
Immagina di essere un coetaneo di un ragazzo che sta per affrontare una gara sui 400 hs. Cosa gli scriveresti per sms prima della gara?
Tira fuori il coraggio e vai.
A cura di Alessia Manfredelli
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