Una storia al giorno
22 Luglio 201322 luglio. Sessantuno anni fa nacque una stella e nacque una nazione e l’una e l’altra rimarranno unite per sempre nella memoria. Capitò a Helsinki, dopo la finale dei 100 mentre i britannici attendevano di lanciarsi in un partecipato “God save the Queen”. Solo che quando Marjorie Jackson salì sul gradino più alto la musica che si sparse nello stadio, dominato dalla elegante torre alta quanto l’ultimo record del mondo di Matti Jarvinen, fu “Advance Australia Fair” per la felicità degli aussies che avevano affrontato il lungo viaggio dagli antipodi e per quelli che, attaccati alla radio, ricevettero questa iniezione di orgoglio. A Lightgow, Nuovo Galles del Sud, dove Marjorie era cresciuta, iniziarono i preparativi per il suo ritorno che sfociarono nella cottura di una torta che superava il quintale di peso.
La cittadina aveva sempre avuto un occhio di riguardo per quella sua giovane gloria, capace di battere due volte un mito vivente come Fanny Blankers Koen un anno dopo la saga londinese della mammina volante. In un paese dove le piste erano al novanta per cento in erba ne costruirono una in carbonella perché Marjorie si trovasse a suo agio quando gareggiava oversea, oltremare. La partecipazione della famiglia Jackson consistette nell’acquisto di un paio di blocchi di partenza per evitare alla figlia lo scavo delle buchette ancora in uso nel Down Under.
La finale fu un suo trionfo (oro e record mondiale eguagliato in 11”5) salutato con un sorriso indimenticabile e divenne una giornata altrettanto indimenticabile per il giovane paese: tre finaliste su sei erano “cangure”. Oltre a Marjorie, Shirley Strickland de la Hunty, che avrebbe vinto gli 80hs, e Winsome Cripps, quarta. Quattro giorni dopo il bis: Jackson vinse in 23”7, a un decimo dal record mondiale della più che sospetta polacca (polacco…) Stanislawa Walasiewicz.
Ebbe la possibilità di uscire dai Giochi con la tripletta, che sembrava molto reale dopo che la staffetta australiana aveva segnato il record mondiale in batteria, ma all’ultimo cambio la sua mano toccò il ginocchio di Cripps e il bastone cadde a terra. Marjorie lo raccolse rapidamente ma, pur dotata di ali ai piedi, non riuscì a raccogliere che il quinto posto, a quasi un secondo dalle Usa nuove primatiste mondiali. L’oro della squadra sarebbe venuto quattro anni dopo, a Melbourne, ma senza Marjorie. La nuova eroina si chiamava Elisabeth Cuthbert. Per tutti, Betty.
Come molti altri campioni del mondo di sotto, anche Marjorie finì per ricoprire importanti incarichi pubblici, sino a diventare governatore dell’Australia del Sud. Vedova in giovane età si è dedicata alla lotta conto la leucemia, la malattia che gli aveva strappato il marito.
Giorgio Cimbrico
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