Una storia al giorno
18 Agosto 201318 agosto. L’ultimo sussulto della Ddr, scomparsa e sbriciolata nel novembre ’89 con la caduta del Muro, venne proprio a Berlino, quattro anni fa, quando il giavellotto di Steffi Nerius andò a piantarsi a 67,30: era il primo turno della finale dei Mondiali. Provò la ceka Barbora Spotakova e al terzo tentativo toccò 66,42 e l’ultimo assalto, alla sesta prova, venne lanciato dalla russa del Volga Maria Abakumova, ma quel braccio michelangiolesco per robustezza e tornitura le permise di arrivare solo a 66,06. Steffi lanciò un grande urlo e si fasciò nella bandiera rossa, gialla e nera. Era la sua ultima chance, arrivava quando gli anni erano ormai 37 e lei riuscì era riuscito a sfruttarla. Non è da tutti.
Gioia comprensibile per lei, nata a Bergen aus Rugen, nella regione storica di Meclenburgo-Pomerania. Nel ’72, quando venne al mondo, anche da quelle parti sventolava una bandiera rossa, gialla e nera, ma in mezzo era stampato un fascio di grano e all’interno un martello e un compasso e l’inno non era il Deutschland ueber alles. Era l’anno di Monaco di Baviera, i giorni felici di Renate Stecher, Monica Zehrt, Annelise Ehrhardt, Ruth Fuchs, la prima donna con il braccio d’oro della Repubblica Democratica Tedesca, rilevata dalla bella walkiria Petra Felke. Era la prova generale di un dominio da estendere di lì a quattro anni anche in piscina.
Steffi inizia con la pallavolo, disciplina di famiglia, ma è la madre, che in gioventù ha assaggiato anche il giavellotto e ha constatato che la figlia non si spingerà oltre l’,180, a indirizzarla verso la pedana. Per il paese unificato conquista l’argento olimpico ad Atene, tre bronzi mondiali, un titolo europeo e, confermando di saper esprimere il meglio in piena maturità, un record mondiale (68,34) per over 35 che resiste tuttora.
Per l’impresa realizzata all’Olympiastadion, eretto da un’altra Germania, Steffi divenne l’atleta tedesca del 2009, un riconoscimento che l’anno prima era toccato alla liberista Britta Steffen (anch’ella nata all’est, in Brandeburgo) e che nel 2010 sarebbe finito nelle mani della sciatrice bavarese Maria Riesch.
Giorgio Cimbrico
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