Una storia al giorno
01 Settembre 20131 settembre. Cinquantatre anni fa per la prima volta nella storia dei Giochi i 100 non parlarono inglese. Dalla rifondazione del barone Pierre de Coubertin, l’oro era andato a dieci americani, un sudafricano, un canadese, un britannico. A Roma, a un tedesco originario della mineraria Saarland, Armin Hary, forte, compatto, dotato di formidabili riflessi motori e di una capacità, coltivata, di “rubare” allo sparo.
Hary è stato un grosso cerino che si è bruciato in poco più di due mesi: il 21 giugno 1960, al Letzigrund di Zurigo, il primo 10”0 (che fa più impressone scrivere 10 netti) della storia, così stordente che la gara delle 19,45 venne annullata. “Suonala di nuovo, Sam”: diceva in Casablanca Humphrey Bogart al pianista. E Armin la suonò di nuovo dopo 35’:ancora 10”0, con i tre cronometri ufficiali che dissero 10”0, 10”0 e 10”1 e un crono elettrico che annunciò 10”25. Perfetto.
Con tutto questo, i favori del pronostico per la vittoria all’Olimpiade erano riservati a Ray Norton (che aveva vinto i 100 in Usa-Urss, ai Panamericani e ai Trials) e, appena sotto, a David Sime. Qualche percentuale veniva concessa anche al canadese Harry Jerome che il 15 luglio era giunto al tempo magico e che la città di Vancouver ha onorato con una statua, a Stanley Park. Sembrava irreale che un tedesco potesse avere la meglio sui padroni americani e, in genere, sugli anglofoni anche se a quel tempo non avevano ancora fatto capolino gli implacabili caribici.
Jerome si stirò in semifinale e nello stesso turno Hary (10”2 nei quarti) si lasciò alle spalle sia Sime che Norton. La finale fu una faccenda complicata e con l’attuale regolamento la medaglia d’oro non avrebbe preso la strada di Deutschland: sia Hary che Sime, dopo un “al tempo”, non furono sanzionati, il cubano Henrique Figuerola interruppe la procedura per farsi sistemare i blocchi e al quarto tentativo di avvio di quello che stava diventando un palio di Siena, l’abile e disinvolto Armin si vide appioppare la falsa. Il quinto fu quello buono e Hary schizzò via tanto rapidamente da guadagnare un metro nei primi cinque. Sime, ultimo a lasciare i blocchi, trasformò la gara in un inseguimento ma finì per cedere per quello che fu misurato in un piede, 30 centimetri, distacco confermato dal crono elettrico: 10”32 a 10”35. Il risultato ufficiale parla di 10”2 per entrambi. Norton finì sesto e avrebbe replicato due giorni dopo sulla distanza doppia, in un giorno memorabile per lo sport italiano. Hary sarebbe tornato agli onori (nel suo caso, ai disonori) della cronaca dopo esser stato incarcerato per una truffa ai danni della diocesi di Monaco di Baviera.
Giorgio Cimbrico
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