Una storia al giorno
04 Settembre 20134 settembre. Il giorno di staffette lontane e vicine, leggendarie e destinate ad esserlo, quando la patina del tempo si poserà su quanto oggi ci appare ancora lucido di cronaca. Centodue anni fa, al Celtic Park di Long Island, New York, quelli dell’Irish American Athletic Club corrono e vincono la 4x440yards in 3’18”2, la media è 49”5: il tempo diventerà il capostipite dei record mondiali nella staffetta del miglio. Gli irish schierarono Harry Schaaf, Harry Gissing, James Rosenberger (che, a occhio, più che celtici denunciavano radici tedesche) e il grande Mel Sheppard che aveva tre medaglie d’oro nel suo fresco passato (a Londra) e ne avrebbe aggiunto un’altra, appunto in staffetta, a Stoccolma 1912. Sugli 800 olimpici, nel 1908, sulla pista scomparsa di White City, aveva battuto Emilio Lunghi e il genovese, nel suo lungo tour nordamericano dell’anno successivo, avrebbe corso proprio per il club del rivale, centrando il record del mondo del mezzo miglio a Montreal che proprio Mel avrebbe migliorato ai Giochi svedesi.
Un secolo dopo spaccato, la Giamaica lascia solchi arroventati sulla pista di Daegu chiudendo in 37”04 e estirpando sei centesimi a quanto aveva ottenuto a Pechino. Nel Nido d’Uccello la conclusione era stata affidata a Asafa Powell (con Bolt secondo curvista), in Corea, questa volta la terza tocca a Yohan Blake detto la Bestia (pochi giorni dopo, terrificante 19”26 a Bruxelles), e il rettilineo della vittoria e del record a Usain che esprime una gioia liberatoria. D’accordo, si era già rifatto la bocca il giorno prima, sparando un meraviglioso 19”40 ma aveva ancora addosso la rabbia per la falsa sui 100, che in un attimo (in un Lampo, trattandosi di lui…) diventò uno dei più grandi suicidi sportivi della storia, pari a quello che nel ’99, a Barcellona, vide il Bayern Monaco cedere la Champions League al Manchester United nei rimasugli di tempo rimasti. E’ ancor oggi, dopo l’inizio dell’evo Bolt, l’unico obiettivo mancato. Non una sconfitta ma un no contest, sfogliassimo un repertorio statistico della boxe.
Mentre sono noti gli split manuali di Londra, quando i giamaicani scesero sotto la barriera dei 37” (Carter 10”1, Frater 8”9, Blake 9”0, Bolt 8”8), non lo sono quelli di Daegu, ma un crono a occhio decretò che Usain corse sotto i 9” cento metri lanciati che diventarono meno di 100 yards.
Giorgio Cimbrico
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