Una storia al giorno
04 Novembre 20134 novembre. Quando, in questo giorno fatidico del 1918, l’armistizio tra Italia e Impero austro-ungarico venne firmato a Villa Giusti, Philip Noel Baker chiuse una parentesi della sua vita. Come il giovane Ernest Hemingway (che da quell’esperienza trasse “Addio alle Armi”), per tre anni aveva servito nel corpo delle ambulanze sul fronte italiano, ricevendo decorazioni sia dalla Gran Bretagna che dall’Italia: andarono ad aggiungersi a quelle francesi che aveva raccolto sul Fronte Occidentale nella prima fase della Grande Guerra.
Nella storia – non quella dell’atletica: la storia e basta - Philip rappresenta un unico: è il solo ad esser salito su un podio olimpico e, quasi quarant’anni dopo, ad esser chiamato a Oslo per ricevere il premio Nobel per la Pace, riconoscimento per il suo impegno per il disarmo, la lotta contro le armi nucleari, il rafforzamento di quella che al tempo della sua gioventù si chiamava Società delle Nazioni e dopo la seconda guerra mondale divenne l’Onu.
Nato nel 1889 a Londra da un padre canadese di fede quacchera, esordì nei Giochi 1912 e finì sesto nei 1500, quelli della vittoria del suo conterraneo Arnold Jackson, destinato a diventare il più giovane brigadiere dell’esercito imperiale.
Anche Philip, convinto obiettore, fu coinvolto nello spaventoso conflitto ma sui fronti andò senza dare ordini o portare addosso un’arma, sempre inseguendo, sotto il fuoco, la salvezza e la sopravvivenza dei feriti.
Nel 1920, ad Anversa, aveva 31 anni, era il capitano della squadra britannica di atletica, sfilò portando con l’Union Jack e, trasportando in pista il suo spirito e la sua generosità, protesse Albert Hill dagli attacchi degli avversari nella fasi decisive dei 1500. Hill, pilota della neonata Raf, due giorni prima aveva vinto anche gli 800. L‘ultima sua apparizione olimpica è legata a Parigi 1924: ancora capitano, ma … non giocatore e uno di quelli che capirono sino in fondo le convinzioni e le volontà di Eric Liddell.
Laburista, ebbe un seggio in Parlamento per 36 anni finendo nella ragnatela delle facili battutee delle ironie: quando prendeva la parola, puliva la sala, nel senso che molti, di fronte a una dialettica stimata come noiosa, preferivano i corridoi o il bar del Parlamento. Lo sport incrociò ancora la sua vita nel ’48 quando occupò una delle posizioni di vertice nel comitato organizzatore dei Giochi di Londra. Elevato alla baronia, è scomparso quasi 93enne e solo dopo la sua morte è stata rivelata la sua lunga relazione extraconiugale con Lady Megan Lloyd George, figlia di David, primo ministro durante la Prima Guerra. Come dice uno dei protagonisti di “A qualcuno piace caldo”: nessuno è perfetto.
Giorgio Cimbrico
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