Una storia al giorno

05 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

5 novembre. La maratona di New York appena alle spalle coincide con il 56° compleanno di Gianni Poli (oggi) che, dopo il bang bang di Orlando Pizzolato, ottenne il tris azzurro proprio nei giorni che precedevano il suo genetliaco: nel 1986 si corse il 2 novembre.

Gianni, un delizioso ragazzo dalla corsa assai calligrafica, fu il primo prodotto del professor Gabriele Rosa, medico e allenatore che qualcuno, per il suo impegno africano, ha finito per affiancare a Livingstone a Stanley. un esploratore in nome dell’atletica, uno studioso delle formidabili capacità degli uomini dell’altopiano affacciato sulla Rift Valley.

Bresciano di Lumezzane, Poli salì per la prima volta alla ribalta nell’81 quando intraprese la lunga avventura che lo portò a correre da protagonista quella che, al tempo, era una delle maratone di primissima scelta, Fukuoka, Chi lo seguì in quel lungo viaggio – uno è Ottavio Castellini, giornalista, storico della maratona e  ormai da lungo tempo assoluto punto di riferimento delle statistiche mondiali – porta dentro un ricordo commosso e indelebile. In quell’occasione Gianni, quarto, diede la prima scossa al record italiano sui 42 km portandolo a 2h11’19”, nel giorno del record mondiale di Robert de Castella che in 2h08’18” pose fine al lungo regno – dodici anni - di un altro australiano, Derek Clayton.

Poli avrebbe ritoccato il limite ai Mondiali di Helsinki in 2h11’05”, lo avrebbe eguagliato al secondo a Milano l’anno dopo vincendo il titolo italiano e avrebbe scritto una pagina importante sul filante percorso di Chicago nell’85: primo azzurro, per tre secondi, sotto la barriera delle 2h10’, al tempo confine della classe internazionale. Inutile osservare che, in meno di trent’anni, quella linea si è spostata di cinque minuti, a palmi sette secondi a chilometro.

I progressi cronometrici non si esaurirono sulle sponde del Grande Lago americano: dopo un quarto posto londinese, quando la corsa di primavera non era ancora un monopolio africano, a Boston 1988, su uno dei percorsi più storici e crudeli, Gianni corse in 2h09’33”, cedendo nel finale a Gelindo Bordin che è inutile ricordare cosa combinò di lì a qualche mese a Seul. Nel ’90, in una giornata di caldo umido devastante e su un tracciato durissimo, agli Europei di Spalato, Poli conquistò la medaglia d’argento dietro Gelindo, che con quel bis continentale  chiudeva un quadriennio esemplare.

Giorgio Cimbrico

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