Una storia al giorno
12 Novembre 201312 novembre. Dopo aver percorso antiche strade, aver praticato archeologia atletica, esser discesi agli inferi, perseguito parnasi possibili, ricercato padri nobili, vecchi centauri, martiri e giuda, oggi è un giorno da spendere per una storia fresca e contemporanea, approfittando del ventesimo compleanno di Luguelin Santos.
La Repubblica Dominicana (da non confondere con la piccola isola di Dominica) all’atletica ha dato Felix Sanchez. Per un po’ è stato tutto ed è anche molto: non è facile scovare un campione che nasce, viene spazzato dagli strali di cui parla Amleto, rinasce, riesce a riconquistare il titolo olimpico a otto anni dal primo, condendo con le lacrime più sincere che siano mai state versate. Quella sera londinese, 45’ prima, un minuto ragazzo di neppur 19 anni, nato sull’isola (Felix ha visto la luce a New York), era stato l’interprete della più sorprendente finale dei 400 della storia olimpica, con quel podio tutto isolano: oro a Kirani James di Grenada, argento a Santos, bronzo a Lalonde Gordon di Trinidad e Tobago. Usa, Europa, Africa, Asia, Oceania, tutto spazzato da chi proviene da quelle che Hemingway chiamava Isole nella Corrente e che, nei vecchi atlanti, finiscono sotto le affascinanti etichette di Sottovento e Sopravvento.
In una dimensione di giganti, di muscolari più o meno sospetti, di rei che tornano dopo aver scontato la pena (LaShawn Merritt è un nome gettato lì non a caso), di Luguelin colpisce l’esiguità fisica: 1,73x61 comunica la scheda personale e per una volta dei dati c’è da fidarsi. Uscito da immagini anni Cinquanta, Sessanta, quando c’era ancora posto per i normali (chi ha una certa età ricorderà Andrzej Badenski) e una corte di semidei lucidi e cromati non era ancora sorta.
Ripercorrere la sua vita si risolve in una faccenda piuttosto rapida e coinvolgente. Figlio di un ascensorista e di una casalinga, viene da una miseria che non ha mai nascosto: all’inizio non ha scarpe e non ha neppure una pista su cui allenarsi. Può bastare un campo da baseball, lo sport più amato nel Caribe ispano-americano: in quello di radice britannica, impera il cricket.
La magnifica attitudine di Luguelin può esser letta attraverso l’apparente freddezza della progressione che prende il via con il 2008: 53”0, 47”58, 46”19, 44”71 (titolo nei primi Giochi Olimpici Giovanili, a Singapore), 44”45, che arriva nel 2012 a Hengelo, nel meeting dedicato a Adriaan Paulen e a Fannie Blankers Koen. A seguire la vittoria ai Mondiali junior di Barcellona e la scalata al podio di Londra. A Mosca, terzo. Dopo la rottura di James, che salta per aria come un trottatore che smarrisce il senso del ritmo, è Luguelin il primo delle isole.
Giorgio Cimbrico
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